Una donna di 29 anni di Roma è riuscita a vincere tre importanti jackpot alle slot online per €25.000, €12.000 e €76.000 più altri €3.000 in vincite “minori” per un totale di circa €115.000.
Il problema è che la gambler laziale percepiva anche il reddito di cittadinanza e per questa ragione è stata denunciata, dopo una approfondita indagine, dalla Guardia di Finanza di Tivoli che ha scoperto le vincite su una piattaforma online.
Al momento della presentazione della domanda per accedere al sussidio assistenziale, la donna aveva tutti i requisiti per aderire al programma statale.
Il problema è che non ha comunicato tempestivamente le ingenti somme vinte online. Una dichiarazione tempestiva le avrebbe però impedito di continuare a percepire il reddito. Ora rischia una condanna penale per truffa oltre alla revoca del sussidio da parte dell’INPS.
"Il pubblico ministero Mauro Masnaghetti ha chiesto una condanna di un anno e 4 mesi di reclusione"
Fonte: Il Messaggero
In questo Articolo:
Il pubblico ministero: le sue richieste pesanti di condanna
Secondo l’articolo 7 del decreto legge numero 4 del 2019 sul R.d.C, l’omessa comunicazione delle variazioni patrimoniali avrebbe dovuto portare alla sospensione del Reddito di Cittadinanza a prescindere dalla fonte dei fondi.
Durante la prima udienza, il pubblico ministero Mauro Masnaghetti ha chiesto una condanna di un anno e 4 mesi di reclusione. La sentenza è prevista tra due mesi.
Non avendo segnalato la variazione del suo stato patrimoniale e aver percepito il Reddito di Cittadinanza, rischia una dura condanna.
La (mancata) dichiarazione delle vincite lorde alle slot online
Considerando però la nostra analisi su casi molto simili negli scorsi mesi, c’è da fare alcune puntualizzazioni non secondarie.
La Guardia di Finanza, applicando la legge, contesta – in questi casi – ai percettori del reddito di cittadinanza le vincite lorde e non quelle nette (ovvero la differenza tra vincite e denaro spero dal giocatore o dalla giocatrice).
In molti casi analoghi, il patrimonio netto dei gamblers di fatto non era mutato, semmai avevano perso denaro ma gli erano state contestate vincite lorde per decine di migliaia di euro se non addirittura centinaia.
Non a caso, il Tribunale di primo grado di Avellino, aveva assolto una scommettitrice di 37 anni proprio perché il Giudice campano aveva sostenuto che non vi fosse alcuna variazione patrimoniale e che le vincite derivanti dal gioco non influissero sulle variazioni reddituali (e non solo quindi patrimoniali).
Ma cerchiamo di fare chiarezza.
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Cosa prevede la legge italiana sulla dichiarazione delle vincite
L’articolo 69 del Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) n. 917/86, noto come Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), stabilisce l’obbligo di dichiarare le vincite lorde, senza la possibilità di detrarre le perdite. Questo include i premi e le vincite menzionati nell’articolo 67, comma 1, lettera d), che vengono considerati reddito per l’intero importo ricevuto nell’anno fiscale, senza alcuna deduzione.
L’articolo 67 del DPR specifica ulteriormente che le vincite da lotterie, concorsi a premio, giochi e scommesse organizzati per il pubblico, così come i premi derivanti da prove di abilità o fortuna, o quelli attribuiti in riconoscimento di particolari meriti artistici, scientifici o sociali, costituiscono reddito per l’intero importo ricevuto nell’anno fiscale, senza alcuna deduzione.
Tuttavia, l’articolo 69 prevede un’eccezione nel comma 1-bis: le vincite ottenute da case da gioco autorizzate in Italia, negli altri Stati membri dell’Unione europea o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo non concorrono a formare il reddito per l’intero importo ricevuto nell’anno fiscale.
In questo caso però la dichiarazione non è a fini fiscali ma per avere accesso a un sussidio assistenziale.
Nonostante ciò, ci sono stati casi in cui alcuni giudici hanno ignorato il DPR del 1986. Ad esempio, ci sono stati giocatori che, nel corso di un lungo periodo di tempo, hanno accumulato fino a 100.000 euro di vincite, ma hanno perso altrettanto, senza subire variazioni nel loro patrimonio.

La sospensione del reddito
In alcuni casi, i giudici hanno assolto i giocatori dall’accusa di truffa (come nel caso di Avellino appena citato), ritenendo che le vincite alle scommesse non dovessero essere considerate come reddito. Tuttavia, queste sono sentenze di primo grado e bisogna attendere che la questione arrivi in Cassazione.
Dal punto di vista amministrativo, sembra scontata la revoca del sussidio, data la violazione della legge che scatta automaticamente. In Italia, siamo ormai abituati a leggere sui giornali di casi simili che negli anni hanno coinvolto migliaia di persone (scoperte dalla Guardia di Finanza) che continuavano a scommettere e a giocare a poker e casinò, violando regolamenti e leggi.
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