Ci sono giocatori di poker che ricorderemo per le loro vittorie, o per le loro sconfitte. E poi c'è Stu Ungar. Lui non era semplicemente un giocatore: era il giocatore. La sua storia è così ricca di aneddoti (qui uno dei tanti) che un Peter Jackson qualsiasi potrebbe tranquillamente tirarci fuori una trilogia di successo.
Erik Seidel è un giocatore di poker professionista tra i più vincenti e stimati del circuito. In una recente puntata di Pokerography, un format targato Poker Central, Seidel ha svelato di essersi avvicinato al poker proprio grazie al leggendario Stu Ungar.
"La prima volta che sono arrivato a Las Vegas ero un giocatore di backgammon professionista", ricorda Seidel, uno dei primi a viaggiare per il mondo proprio per partecipare ai tornei di questo gioco di abilità.
"C'erano un paio di giocatori di poker che giocavano pure a backgammon: uno era Chip Reese e l'altro Stu Ungar. Stu mi ha sempre trattato con amicizia, sin da subito. Una sera, mi sembra fossimo allo Stardust, sono rimasto dietro di lui a guardarlo giocare.
Non sapevo neppure quali erano le mani vincenti e quali no. Ma lui mi faceva vedere quando stava bluffando o meno. Fu davvero una serata divertente". E fu anche probabilmente l'inizio di una carriera sfolgorante.
"Ho comprato un libricino di Sklansky, spendendo due dollari. Poi sono andato al Dune, se non ricordo male, e ho giocato small stake. Credo che la mia fu la classica fortuna del principiante, ma vinsi 50 dollari. Per me era comunque una bella sommetta".
Anche Mike Sexton ricorda Stu Ungar
Anche Mike Sexton, intervistato da Poker Central per Pokerography, si lascia addirittura andare a qualche lacrima, pensando a quando conobbe Stu Ungar. "Mi ricordo che vent'anni fa, a Las Vegas, parlai con Bobby Baldwin. Mi disse: 'Se sei un bravo, ma bravo giocatore di poker e hai una sola cattiva abitudine, puoi farcela a Las Vegas. Una sola però.
Se ti fai di droghe, se bevi, se scommetti sui cavalli, se scommetti sullo sport, se vai nei locali per soli uomini: se fai tutte queste cose, non hai nessuna possibilità di sopravvivere. Perché Las Vegas è una città che non dorme mai'".
Il noto commentatore del WPT ricorda: "Sailor Roberts, Jack Straus e ovviamente Stu Ungar: molti di quei ragazzi al Dune andavano in bagno, sniffavano cocaina e tornavano a giocare per 12 ore di fila per giorni".
Ed è qui che la sua voce si rompe: "So benissimo quanto sono stato fortunato".
Sailor Roberts è morto a 64 anni, mentre Jack Straus a 58. Stu Ungar, dei tre quello che più di tutti si abbandonava agli eccessi, ci ha lasciato nel 1998, quando aveva appena 45 anni.
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