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“Quella volta che non andai broke solo grazie a un tiro da tre…”

Quello che segue è il racconto di un pokerista professionista, non una superstar ma uno che campa grazie al giochino da una ventina d’anni abbondante. Si tratta di Josh Arieh e questa è la sua “true story” dell’ultima volta in cui rischiò di andare broke, condivisa dall’americano sul suo profilo Twitter.

“The Magnificent Woo”, ovvero come Josh Arieh riuscì a non andare broke

“Dopo un fiasco totale alle WSOP 2002 tornai ad Atlanta, pensando al fatto di dover tornare a lavorare. Per la prima volta dal 1999 i soldi erano diventati un problema. Non riuscivo a capacitarmi di come fossi riuscito a ridurmi così, non avevo mai avuto un problema a darmi dei limiti. E cribbio, avevo anche rinunciato al Main Event quell’anno. Negli anni precedenti avevo vinto e perso valanghe di soldi, ma stavolta mi ritrovavo a tornare da Las Vegas con 2000 dollari in tasca e 2500 di robe da pagare che mi attendevano.

Durante i nostri 4 anni insieme, Angela (al tempo mia moglie) non mi aveva mai visto in questa situazione e io stesso non dicevo nulla, se non in momenti davvero critici. Mi lambiccai il cervello durante il volo, anzi posso dire che per la prima volta non dormii affatto durante il volo di ritorno da Las Vegas. La mia missione per i prossimi due giorni era: procurarmi almeno 500 dollari. Tutta l’eccedenza sarebbe servita a ricostruirmi un bankroll.

Appena sceso dall’aereo iniziai a chiamare gente in città, per vedere se c’erano partite belle in giro. Ma alla prima telefonata feci centro. Chiamai infatti un caro amico, David Woo, e già ero sotto shock per il fatto che mi avesse risposto alle 10 di mattina. Lui è uno di quei nottambuli incalliti, che hanno bisogno poi di sessioni di 12 ore di sonno filate. Quella mattina, però, Woo aveva una missione da compiere. Lo beccai mentre girava la città a raccogliere ogni singolo centesimo che la gente gli doveva. Con quei soldi si sarebbe poi presentato in una palestra per provare a fare 70 su 100 al tiro da tre punti, scommettendo contro un amico convinto che non ce l’avrebbe mai fatta. Il mio primo pensiero fu “per caso devo dei soldi a Woo?” e quindi “Ehi, ma io l’ho visto tirare e questo qui può bruciare la retina per ore, anche da quella distanza”.
Gli spiegai la mia situazione e Woo fu più che felice di aiutare un vecchio amico. Non solo mi avrebbe lasciato scommettere su di lui, ma mi prestò altri 2000 dollari, così da darmi la chance di vincerne 4000.

Josh Arieh in una foto recente

Tutti d’accordo, arrivo a casa a posare le mie cose e dopo un po’ Woo passa a prendermi con la sua auto. Sul sedile passeggero c’era un vecchio zaino, che sembrava di quelli stracolmi di libri di scuola. Lo prendo in modo da spostarlo per potermi sedere e lo zaino si apre in cima… C’erano banconote da 100 ovunque! Con quel giro in città David aveva messo insieme 35.000$, praticamente davvero ogni centesimo di credito che vantasse con chiunque. Questo ragazzo è uno che fa sul serio.

E poi Woo non aveva le preoccupazioni di quelli come me. Aveva un miliardo di modi di fare soldi ed era anche un tipo affidabile, a cui quasi chiunque avrebbe fatto credito. E poi niente moglie, niente figli, per cui se per caso fosse andato broke non avrebbe fatto danni a nessun altro. Oddio, in quel caso avrebbe danneggiato me. Io DOVEVO vincere. Avevo giocato i soldi delle mie bollette e tornare a casa dicendo a mia moglie che li avevo persi non era proprio una grande idea, per la mia salute.

Il telefono di David squilla ed era proprio “Fish”, come ho deciso di chiamare il tipo che aveva scommesso contro di lui. Ci dice di incontrarlo alla palestra della Chiesa Battista, sulla Ashford Dunwoody Road. Woo non ci era mai stato ma non gli importava poi molto. Dopo tutto un canestro è sempre un canestro, no?

NO, PROPRIO NO!

Arriviamo alla palestra e scopriamo che metà di questa era al buio, poiché c’erano degli operai che stavano lavorando a uno dei canestri. Pertanto ci rimaneva solo l’altro canestro disponibile. Io e Woo ci guardiamo e pensiamo la stessa cosa: “Ci vogliono fregare?”
Comunque decidiamo di provarci. Woo tenta un paio di tiri e… cacchio se era rigido, quel ferro! Giusto per darvi un’idea di come sia perfetta la tecnica di Woo, quando sbaglia un tiro è sempre uno di quelli che fanno una lunga serie di dentro-fuori sbattendo sul ferro esterno e su quello interno e poi scivolano via. Questo ragazzo è speciale, nei tiri da fuori. Ma dove ci eravamo ritrovati? Quell’anello era almeno 15cm più alto e Woo riusciva a malapena ad arrivare a toccare il ferro.

Dopo una lunga discussione, in cui più che altro il Fish cercava di convincere Woo ad andare avanti e tirare, decidiamo che non era il caso di prendere il rischio, anche se ciò avrebbe potuto significare perdere la possibilità di vincere soldi facili da Fish. Tuttavia, con nostra somma sorpresa, Fish accetta di provare un’altra palestra in fondo alla strada.

Il tempo di arrivare e si erano fatte le 5 del pomeriggio, con la palestra piena di gente che andava a fare gli allenamenti serali. Nessuno di noi era membro della palestra, perciò avevamo dovuto allungare un ventino al ragazzo che gestiva la fila, per farci entrare. Con lo zainetto da 30k ben allacciato alla schiena di Woo, allora, entriamo. L’impressione era quella che avremmo dovuto comunque aspettare un’eternità. C’era solo un campo disponibile e 10 ragazzi stavano giocando una partita a tutto campo, con altri 10 tipi che stavano aspettando di conoscere i vincitori per sfidarli a loro volta. Così prendiamo da parte il loro leader gli spieghiamo la situazione. Lui capisce al volo e così ci ritroviamo pronti a entrare in azione.

Non riuscivo a immaginare come potesse sentirsi Woo in quel momento. Tra l’altro la voce della storia del tiro da tre con scommessa si era sparsa rapidamente, per cui tutti quanti si erano fermati per venire a vedere come andava a finire. Un sacco di gente da 1 metro e 90 e passa tutti intorno a guardare questo coreano di appena 1,65 provare l’impossibile. Saranno state 100 persone a guardare e fare il tifo per noi. Chissà se avessero saputo quanti soldi ci stavamo giocando, e se riuscissero a percepire la nostra paura.

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Woo dice che è pronto e tutto intorno si fa immediatamente silenzio. Io stavo giusto sotto il canestro e il mio compito era quello di recuperare velocemente la palla e ridarla a David con precisione, in modo che riuscisse a rimanere in ritmo (cosa che aiuta molto). Il primo tiro lascia le mani di Woo e sembra rimanere in aria per un tempo che sembra interminabile… CLANK! La palla colpisce il ferro e, nell’ “OOOH” collettivo, un sussulto di massa come quelli che si vedono nei film. Quindi vedono il primo canestro di Woo e sulle loro espressione si forma come un sorriso liberatorio. Tuttavia, dopo i primi 10 tiri David ne aveva messi soltanto 3, un abisso sotto a quel 70% totale che era il minimo da ottenere per vincere la scommessa. Dopo i primi 50 tiri Woo ne aveva centrati 32, che significava il 64%, che significava due venticinquenni andati broke.

Qui inizio a pensare: “Ma cosa ho io che non va? Cosa diavolo mi può aver convinto a pensare che questo ragazzino, che non aveva mai giocato basket di squadra a nessun livello, potesse improvvisamente tirare a percentuali migliori di Ray Allen, Reggie Miller e persino Michael Jordan? Qui sto andando rotto e non si vede una via d’uscita!”

Per vincere, Woo era costretto a mettere dentro 39 degli ultimi 50 tiri da tre previsti. Per quelli che non sono così bravi in matematica, si trattava del 78% (sì, avete capito bene). Woo si prende una pausa di due minuti per bere, ci incrociamo lo sguardo e lui sembra molto, molto sicuro di sì. Infatti torna a tirare e stavolta è “on fire”. A un certo punto ne mette 18 in fila, per la prima volta da quando siamo arrivati in palestra lo vedo in trance totale.

All’improvviso sembra che il traguardo sia dietro l’angolo ma non dovete scordarvelo mai, il 78% è un obiettivo fantascientifico, anche se Woo stava tirando alla grande ed aveva fatto tanto per recuperare il terreno perduto in precedenza. Mancano 10 tiri e, se Woo ne mette 7, noi vinciamo. Se ne mette 6, siamo entrambi rotti. Sì, è un classico “tutto o niente”.

Gli lancio la palla e ne mettiamo 3 dei primi 5 (notate come uso “mettiamo” adesso. A questo punto, la precisione con cui gli ripasso la palla diventa, nella mia mente, importante come il tiro stesso). Rimangono 5 tiri: con 4 canestri vinciamo, con 3 canestri siamo rovinati, fatti, finiti.
Primo tiro, SWOOSH, secondo tiro, SWOOSH, terzo tiro, SWOOSH…. Oddio, ce la possiamo fare! Il mio uomo ne ha messo 3 in fila giocando per il suo intero bankroll, e ne basta uno in più, uno solo in più, uno soltanto in più. Il prossimo….È BUONO! Woo ne ha messo quattro in fila per “tutto lo stack” e in palestra è il tripudio.

Il signor Fish la prende bene ed esclama “ben fatto, ragazzo!”. Era un perfetto gentiluomo in un contesto nel quale molti diventano dei veri stronzi. Nel frattempo io mi ero tolto la scimmia dalle spalle: avevo i soldi delle bollette più altri 3500 dollari da cui ripartire.
Quella notte c’era una partita 15$/30$ Limit, ci vado insieme a Woo e vinco altri 3mila. Non ho mai pensato di essere un buon giocatore Limit, ma in quelle 12ore ero passato dall’essere sul punto di dovermi trovare un lavoro all’essere nuovamente in corsa.

Quella è stata l’ultima volta che pensai davvero di chiudere con questa cosa del gioco. Mi sono giocato le mie carte e sono stato fortunato a fare la telefonata giusta al Magnifico Woo, altrimenti sarebbero stati titoli di coda per Josh.”

Così finisce la storia raccontata da Josh Arieh, che ha vinto in carriera 2 braccialetti WSOP sfiorandone diversi altri tra cui il 50k Poker Players Championship dell’estate scorsa, quello in cui Dario Sammartino terminò al 9° posto. Ma anche David Woo è riuscito a lasciare il segno nel giochino. Proprio nel 2002, probabilmente spinto dall’amico Josh, Woo iniziò a dedicarsi più frequentemente al poker e per lui arrivarono diversi piazzamenti ma anche un braccialetto: in un No Limit Hold’em da 1.500$ del 2008.

6 anni dopo quell’impresa cestistica, David Woo avrebbe anche vinto un braccialetto WSOP

Ad ogni modo prendete questa raccontata da Arieh per quello che è, ovvero una storia di gambling. Non quella di uno che salva vite umane, né qualcosa che si possa minimamente consigliare di imitare ai più giovani. Solo un pezzo di vita vissuta da parte di un giocatore che ha nella gestione del rischio il proprio pane. Josh sapeva che tra i rischi c’era anche quello di tornare a fare una vita “normale” ed era pronto a farlo. Poi le cose andarono diversamente e la sorte è stata benevola con lui anche in seguito. Appena due anni più tardi, Arieh sarebbe giunto terzo al WSOP Main Event vinto da Greg Raymer, incassando 2,5 milioni di dollari. Una cifra che sicuramente lo ha aiutato a non correre più rischi come quello raccontato in questa storia.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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