"Se abbiamo a cuore il poker come industria, è nel nostro interesse far sì che sia più aperto possibile a nuovi player,e ciò significa che dobbiamo iniziare ad ascoltare le donne". Non sono parole di Liv Boeree e neanche di Maria Ho, Vanessa Selbst o Vicky Coren; a parlare è un maschietto, anche piuttosto in vista: Justin Bonomo.
Si tratta di un argomento che "ZeeJustin" sente in maniera particolare, al punto da indurlo a tornare a scrivere sul suo blog dopo più di un anno. "Potrei partire dalle definizioni di sessismo e misoginia, ma non ho voglia di trasformarlo in un dibattito sulla semantica", dice Bonomo che predica la necessità di fare tabula rasa di ogni preconcetto, ammettendo da subito una cosa in prima istanza: una percentuale immotivatamente alta di giocatori ha una pessima considerazione delle donne.
Proprio in ragione della premessa iniziale, Bonomo non ha alcuna intenzione di volare alto, o come suol dirsi di "fare filosofia". Parte subito con tre esempi tratti da situazioni reali, premettendo che ognuno di essi è uno dei 100 più famosi giocatori di sempre ed è - o è stato - sponsorizzato da importanti poker room.
Pro A - Palesemente sgradevole. Due diverse fidanzate che ho avuto mi hanno riferito di suoi palpeggiamenti, e nessuna di esse gli aveva mai rivolto la parola. Entrambe le volte è accaduto al Rio, a distanza di un anno l'una dall'altra. Una massaggiatrice che conosco ha confermato la cosa, e mi ha raccontato una serie di storie simili che dicono ancora meglio quanto egli sia un ignobile molestatore.
Pro B - è molto apprezzato. Sareste sorpresi sentendo che è stato accusato di di ripetute molestie sessuali da una donna del mondo del poker, mentre faceva da testimonial per la poker room che lo sponsorizzava. Non posso rivelare ulteriori dettagli su come sia andata a finire, per via dei legali coinvolti, ma non è nulla di edificante.
Pro C - Uno di quelli che mi hanno sorpreso di più. Una poker player lo ha accusato di stupro. Non appena lo è venuta a sapere, un'altra donna legata al mondo del poker si è fatta avanti sostenendo di essere stata anch'essa violentata da lui. Il suo contratto di sponsorizzazione è stato dichiarato terminato il giorno dopo.
"Mi rendo conto che il fatto di non avere fatto nomi può attirarmi critiche e mettere in discussione la mia credibilità, ma ho deciso così per rispetto delle vittime, non per me stesso. E poi ci sono ancora questioni legali, che mi hanno spinto a rivelare il minimo indispensabile dei dettagli, ma è tutto vero", giura Justin.
Il secondo step della riflessione di Bonomo riguarda la diffusione di questi fenomeni. Se allarghiamo la lente a giocatori non conosciuti, le storie si moltiplicano diventando paurosamente comuni. "Niente di ciò che leggete qui è di dominio pubblico. Mi è capitato di venire a sapere queste cose per il fatto di conoscere le vittime. Non oso immaginare quante storie simili ci sono in giro e non ne sentiremo mai parlare..."
Ma se il top player americano si è deciso a scrivere ed esporsi sull'argomento, è anche per chiedere a chiunque legga di fare altrettanto. Ecco un estratto molto importante dal suo post: "La mia paura è che molti lettori possano pensare "Non conosco nessuno che abbia mai fatto nulla del genere, quindi la cosa non mi riguarda". Per questi atteggiamenti ho due risposte:
1) Questi accadimenti sono molto più frequenti di quanto potresti mai immaginare
2) Se questi fatti rappresentano i lati estremi di un problema, che è quello degli uomini che trattano male le donne."
Bonomo non si ferma qui, anzi decide di dare spazio ad una prospettiva diversa: quella delle donne.
La collega poker pro Danielle Anderson dice "La storica sproporzione tra uomini e donne è sufficiente per rendere l'esperienza di una donna dentro una poker room qualcosa di soverchiante. Basta immaginare di inserire un gruppo appartenente a una certa categoria in una situazione in cui si trova in schiacciante minoranza, e già di per sè diventa qualcosa di intimidatorio. Aggiungete a tutto questo la prospettiva concreta di sedere al tavolo accanto a qualcuno che faccia affermazioni sessiste, eccessi di confidenza, e persino sgradevoli palpate (tutte cose accadutemi un numero indefinito di volte) e avrete il quadro completo, non proprio un ambiente amichevole per le donne".

Bonomo riporta anche il parere di Kristy Arnett , che racconta i suoi inizi da giovane intervistatrice. Come raccontavamo anche qui, Kristy di vide da subito un thread dedicato su twoplustwo in cui trovavano spazio battute sessiste e razziste nei suoi confronti. "Era come se la gente su internet mi stesse dicendo che non meritavo di intervistare i giocatori perchè non avevo due grandi tette"...
Altra voce femminile raccolta da Justin è quella di Cate Hall, che sottolinea come quello che deve subire una donna al tavolo da poker sia qualcosa di stremante. Ma la cosa più grave, a suo avviso, sono i colleghi uomini che tendono a minimizzare, considerando certi comportamenti come innocui, benevoli o persino vantaggiosi al tavolo. Ma alla lunga disegnano una situazione intollerabile, mandando alle donne il chiaro segnale di essere delle intruse, come degli alieni, piuttosto che legittimi inquilini al tavolo da poker.

Come premesso all'inizio, Bonomo non ne fa un discorso etico o di principio, ma piuttosto pragmatico. Cambiare atteggiamento nei confronti delle donne vuol dire portare più gente a desiderare di giocare a poker, creare un ambiente che sia accogliente per i nuovi giocatori e li invogli a tornare e - detto in nudo tornacontismo "portare più soldi nelle nostre tasche".
Come dice ancora la Hall, "se si vogliono vedere orde di inesperte giocatrici con succulenti bankroll sedersi al tavolo, il primo passo è ascoltare le giocatrici professioniste quando dicono che l'ambiente per loro è ostile. Se la cosa esaspera le irriducibili, figuriamoci l'effetto su donne che hanno qualche titubanza. La vostra sopravvivenza dipende da questo!"
In fin dei conti stiamo parlando di più del 50% della popolazione mondiale, mentre al tavolo live il field vede una percentuale di donne che non arriva al 5%. Si tratta dunque di un argomento che riguarda tutti, uomini compresi ed è importante che siano loro a stimolare il dibattito.
Cosa fare? Secondo Bonomo ma anche il collega Jamie Kerstetter la prima cosa da fare è ascoltare, capire dalle donne cosa c'è che non va loro, e assumere una regola aurea: quella di cercare di trattare gli altri come essi vogliono essere trattati. Infine, Justin chiama a raccolta tutti gli uomini che abbiano preso coscienza del problema: "dobbiamo essere degli esempi e io lo faccio per primo".