Molto probabilmente, nel prossimo Parlamento non ci sarà più nessuno a difendere il mondo del poker e le sue istanze: Mario Adinolfi ha annunciato che non sarà tra i candidati della Lista Monti. Contemporaneamente, in queste ore è arrivato l'annuncio che Luciano Moggi sarà candidato in una lista di Stafania Craxi che fa riferimento al PDL...
Comunque la si pensi, un altro inquisito rischia di entrare in Parlamento, che rimarrà invece orfano dell'unico deputato - naturalmente incensurato - che abbia mai parlato apertamente di poker live nelle storiche aule di Montecitorio.
L'annuncio è stato dato dallo stesso Adinolfi sui suoi profili dei social network, con questo post: "Alle prossime elezioni non sarò presente come candidato. Ringrazio chi si è battuto per la mia presenza in lista con Monti, ma è giusto così". Molti di voi staranno già domandandosi "ma che ci fa Adinolfi con Monti? Non era nel PD?" A questo scopo, facciamo un breve passo indietro per ricostruire le vicende.
Nel giugno scorso Mario, tra i primi dei non eletti nelle file del PD alle elezioni del 2008, subentrò a Pietro Tidei, che nel frattempo era divenuto Sindaco a Civitavecchia rinunciando contestualmente al mandato parlamentare. Da subito, Adinolfi si confermò come poco allineato (e poco gradito, ndr) alle correnti dominanti del partito, e infatti pochi mesi dopo eccolo schierato apertamente con Matteo Renzi nell'arena delle primarie. Nel frattempo, dalla sua militanza parlamentare era venuto fuori un episodio che rimarrà in ogni caso storico, per il nostro settore: un discorso in aula nel quale si difendeva il poker, citando anche Rocco Palumbo e Phil Hellmuth a suffragio delle sue tesi. Mai successo prima, e chissà quando mai avverrà di nuovo qualcosa di simile...
Le primarie del PD finiscono come tutti sapete e di lì a poco anche l'esperienza del Governo Monti arriva al capolinea, con le dimissioni annunciate e le nuove elezioni indette. Nei suoi mesi da parlamentare, Adinolfi ha appoggiato in maniera sempre più convinta la cosiddetta "Agenda Monti", criticando apertamente chi - all'interno del PD - remava contro l'appoggio all'esecutivo tecnico. Arriva così l'inatteso endorsement: quando Mario Monti palesa la sua discesa in campo, il deputato-blogger-poker player annuncia che lascia il PD per seguire il Professore.
Si tratta di una scelta difficile, che non viene ben digerita da buona parte dei suoi followers i quali non perdono occasione per accusarlo di trasformismo, ingratitudine, incoerenza e chi più ne ha più ne metta.
In tutta onestà, non sembra una scelta di particolare convenienza: lasciare il partito favorito alle elezioni - per una nuova formazione che deve ancora mostrare le reali potenzialità - non somiglia affatto ai tanti voltafaccia con cui in questi anni molti deputati hanno cercato solo di "salvare la poltrona". Nè è possibile inoltrarsi in complessi calcoli, visto che con l'attuale sistema elettorale è ben difficile pensare che uno degli ultimi arrivati (e senza particolari "santi in paradiso") potesse vedersi assegnato un posto in prima fila, o un "seggio sicuro", nel PD come nella Lista Monti.
Mario poi precisa in un altro post: "Mi è stata offerta una candidatura, in posizione di rincalzo. Ho ritenuto più giusto stare fermo, proprio perché chi compie scelte di rottura è giusto che paghi prezzo. Comunque sappiate che adoro i calci dell'asino. Qualificano i calcianti, per questo la bacheca in cui vi trovate è aperta e non censura mai nessuno a differenza di tutte le altre bacheche di politici e simil-vip. Detto questo, ora weekend di relax poi in settimana tornerò diffusamente su questi appassionati argomenti."
D'altra parte, il percorso che ha portato Adinolfi sempre più vicino alle posizioni di Monti e sempre più lontano da quelle del Partito Democratico è avvenuto alla luce del sole, seguendo gli aggiornamenti quotidiani che Mario ha tenuto sui social network per informare i suoi elettori-followers sul proprio operato.
Sarà in ogni caso Mario stesso, nei prossimi giorni, a spiegarci più nel dettaglio le ultime vicende che lo riguardano. Bisogna però prendere atto di una triste realtà: nel prossimo Parlamento della Repubblica non ci sarà quasi certamente nessuno a portare avanti le battaglie legate al poker.