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L’Aussie Millions e il Super High Roller finito con un deal da circolo

L’altro giorno stavo leggendo il report finale del 250k Challenge dell’Aussie Millions, perchè questo tipo di eventi così esclusivi ha sempre grande fascino e suscita notevole interesse anche in noi addetti ai lavori, che scriviamo e parliamo di poker tutti i giorni. Ma quando ho visto le cifre del deal a quattro, per dirla con un’espressione dei nostri tempi, “mi è salito il crimine”.

Per loro è una festa: per l'immagine del poker un po' meno
Per loro è sempre una festa: per l’immagine del poker un po’ meno

COMPLIMENTI STEVE, HAI VINTO 3,2 BUY-IN!

Un torneo da 250mila dollari che finisce con un deal che non si può proprio guardare, a prescindere dalla ragione per cui sia stato raggiunto. Andiamo a riguardare il payout:

  1. Steve O’Dwyer 1.051.960$
  2. David Peters  889.236$
  3. Connor Drinan  1.021.909$
  4. Fabian Quoss  956.896$

Se stessimo parlando di un torneo da 10, 20 o al limite anche 50.000$, la cosa avrebbe avuto un senso. Ma stiamo parlando di un Super High Roller da 250.000$, quindi il payout andrebbe guardato così:

  1. Steve O’Dwyer vince 4,2 buy-in (netti 3,2)
  2. David Peters  vince 3,55 buy-in (netti 2,5)
  3. Connor Drinan  vince 4,08 buy-in (netti 3,08)
  4. Fabian Quoss vince 3,82 buy-in (netti 2,82)

Inoltre, come non bastasse, i quattro hanno fatto quello che più e più volte abbiamo criticato aspramente, nelle diverse volte in cui è successo negli eventi italiani: hanno “salvato la bolla”. Rimasti in quattro, hanno deciso per un deal tramite ICM nonostante le posizioni premiate fossero solo tre, e mettendo mano alle tasche per garantire al vincitore 100.000$ in più, ovvero il 40% del buy-in.

Se fossero stati giocatori italiani li avremmo massacrati. Essendo superstars, lo facciamo lo stesso!

Tante volte si è detto quanto sia sbagliato salvare la bolla, per ragioni etiche ma anche di elementare logica: nel momento in cui dai un premio in più, “l’ingiustizia” di rimanere a secco toccherà a quello dopo, o a quello dopo ancora e così via. In questo caso il bubbleman sarebbe dovuto essere il quarto classificato, invece è stato il quinto (Byron Kaverman).

SAMMARTINO BOCCIA

“Sicuramente è stato molto brutto, è una cosa che non fa bene al poker”, si limita a dire Dario Sammartino quando gli chiedo un parere sulla cosa. Lui è ormai un abituale frequentatore di questi palcoscenici, di cui conosce tutte le dinamiche. E se si esprime così, vuol dire che i quattro hanno proprio sbagliato di grosso.

D’altra parte non serve essere Sammartino per rendersi conto dell’impatto che questa cosa può avere sul pubblico. Se avessimo raccontato di un torneo da 1.000€ che finisce col primo che ne incassa 4.200€, ci avreste massacrati e avreste fatto anche bene.

Dario Sammartino non ha apprezzato il deal al 250k Aussie, e non lo nasconde
Dario Sammartino non ha apprezzato il deal al 250k Aussie, e non lo nasconde

IL DOPPIO ERRORE

L’errore che hanno commesso O’Dwyer, Peters, Drinan e Quoss è dunque almeno duplice, perchè

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  • hanno dato l’impressione di essere scared money, anche se non lo sono
  • hanno avvilito il concetto di competizione, che è lo stimolo più forte in chi fa questo mestiere

Per quanto riguarda il primo aspetto, non ci sono mai state conferme ufficiali a riguardo ma che i giocatori vendano percentuali importanti della propria action, facendosi “stakare” (vendendo quote a esterni) o “swappando” (scambiando quote) con altri colleghi nello stesso torneo, è un dato di fatto. Che quasi nessuno giochi al 100% è un po’ il segreto di Pulcinella: per quanto fortissimi, praticamente nessuno dei top player potrebbe affrontare un evento del genere in bankroll.

Fabian Quoss dopo il vittorioso SHR alla PCA 2014. Anche lì festa grande con amici e quotisti
Fabian Quoss dopo il vittorioso SHR alla PCA 2014. Anche lì festa grande con amici e quotisti

PERCHÉ GIOCANO I SUPER HIGH ROLLER?

Inoltre, le ragioni per cui i top player giocano questi eventi da buy-in proibitivi sono sostanzialmente tre:

  1. field ridotti —> varianza più bassa
  2. presenza di ricchi fish
  3. fama

Il primo è piuttosto autoevidente, ma se non si verifica anche il secondo allora l’efficacia del punto uno evapora per mancanza di dead money. In questo caso, l’unico “fish” dell’evento era Paul Newey, ma definirlo tale mi suscita un certo imbarazzo.

Il terzo elemento invece è salvo, perchè vincere un evento ricchissimo tra 15 colleghi top ti garantisce fama, apprezzamento globale e titoli in grande quantità sui portali di settore. Ma dopo un deal del genere, più che di fama sembra si parli di fame.

Ovviamente sto esagerando, perchè l’atmosfera tra questi ragazzi è tutt’altro che disperata e loro si divertono un sacco a girare il mondo e ritrovarsi giocando questi super eventi. Si sa che ci sono gruppi molto affiatati, amicizie strette fra ragazzi privilegiati che condividono uno dei lavori più belli e invidiati al mondo. Proprio per questo, però, non vorremmo mai più vedere certi deal che manco al circolino.

Che poi non è che ve lo prescriva il medico, di giocare questi eventi super esclusivi. Se non potete/volete onorare l’impegno, al limite c’è un’opzione che è sempre valida: non giocarlo.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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