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Perché il blocco dei siti porno (o di gioco) non serve a nulla con i millennial

Oltre alle discussioni sulla Brexit, c'è un altro tema che sta animando il dibattito nel Regno Unito, e riguarda i siti porno. Detta così può sembrare una cosa banale e soprattutto lontanissima dalla sfera di interesse di un sito che si occupa di poker e gioco online. Tuttavia abbiate fede, perché un legame c'è.

"Vuoi guardare porno? Devi dirci chi sei!"

Partiamo dai fatti. A partire dal 1 aprile prossimo entrerà in vigore una sorta di “porn block”, un sistema architettato per impedire l'accesso dei minori a materiale pornografico online. In buona sostanza, chiunque proverà a visitare siti come Youporn, Pornhub eccetera si ritroverà su una landing page neutra, in cui verrà richiesto di dimostrare la maggiore età inoltrando copia o foto di un documento di identità in corso di validità (compresi passaporti e patenti di guida) o una carta di credito valida.

Ogni sito hard dovrà mettere a punto una propria landing page non pornografica, in cui andranno immessi i dati. Si tratterà di una “one time verification”, quindi l'utente dovrà farlo una volta sola e poi potrà visitare tutti i siti hard dotati di sistema AgeID.

Oltre a quello direttamente online ci sarà un altro modo per verificare la propria identità ed avere accesso a questo tipo di siti. Si tratta di una card acquistabile presso rivenditori selezionati e che potrà venire utilizzata su una apposita app chiamata “Portes”. La carta si chiama infatti “Portescard” e avrà un costo di circa 5 sterline per autorizzare un solo dispositivo, e di circa 9 per venire utilizzata su tutti i dispositivi (computer, tablet o smartphone).

Per i siti che mancassero di adempiere a tali requisiti ci sono multe salate, che vanno da 250mila sterline per una singola violazione fino al blocco imposto agli internet provider britannici.

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Posticipi, pareri, privacy e polemiche

Potevano mancare le polemiche? Ovviamente no, infatti il provvedimento è stato posticipato già due volte: doveva partire il 1 aprile 2018, quindi a fine anno e così si è giunti alla scadenza attuale.

In tanti si sono detti contro questo provvedimento, a partire da siti guida per la cultura digitale come "Wired", che ha pubblicato un editoriale dall'eloquente titolo "Perché il porn block è una delle peggiori idee della storia".

I dubbi espressi sono molti, ma sostanzialmente di tre ordini. Il primo è relativo alla reale efficacia di un provvedimento di questo genere. Il settore del porno ha una diffusione incredibile, con circa 100 miliardi di video visti all'anno in tutto il pianeta. Avete letto bene: 100 miliardi. Anche nell'ipotesi che i maggiori colossi del settore aderiscano, c'è un fittissimo sottobosco di siti e sitarelli molto meno sicuri e affidabili, che avrebbero così un sostanziale via libera.

Poi c'è anche l'importante questione della privacy, perché quello di far sapere allo stato di essere alla ricerca di contenuti porno non è certo un pensiero che esalta chi ama questo tipo di intrattenimento. Il terzo ordine di problema è stato invece espresso dalla dottoressa Victoria Nash dell'Oxford Internet Institute al tabloid “The Sun”: “(Il provvedimento) potrebbe rendere ancora più difficile che i bambini si imbattano in materiale pornografico, specialmente in età prepuberale. Al contrario temo che non servirà a nulla, contro teenager curiosi e determinati”.

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Le tutele del gioco legale

Infatti è proprio questo il punto e il ragionamento vale anche per chi, in questi giorni, sta proponendo qualcosa di analogo per il gioco online. A costoro do una notizia: il gioco online LEGALE e REGOLAMENTATO ha già tutele sufficienti per impedire il gioco minorile. O meglio, ha una serie di tutele che un sistema come quello che sta per entrare in vigore in Inghilterra non renderebbe sensibilmente più efficace.

Il vero problema è duplice, ed ha a che fare con il controllo genitoriale e con una certa cronica inadeguatezza del legislatore, non solo italiano.

Nativi digitali e millennial: la terra straniera della politica

Si usa il termine “nativi digitali” non per moda, ma perché la propensione alla tecnologia è un dato di fatto, per le giovani generazioni. Anzi, il termine in sé è già obsoleto poiché copre i nati dopo il 1985, ma da quando è stato coniato ci sono state ulteriori accelerazioni, nell'approccio dei giovanissimi all'hi-tech.

Per impedire o prevenire che i propri figli abbiano esperienze inappropriate all'infanzia come pornografia, gioco d'azzardo, alcool e altro serve un importante filtro genitoriale. Non esiste scuola, polizia o politica che possa surrogare il naturale ruolo di controllo dei genitori.

Se un 15enne è determinato a scoprire i piaceri virtuali della pornografia di cui parlano tanto i propri compagni, è impensabile che non cerchi di farlo usando l'identità o la carta di credito di un genitore. Se però quest'ultimo è minimamente vigile, tale pericolo è molto più remoto.

Al di là dell'attenzione dei genitori, che rimane il primo e principale argine contro i pericoli potenziali per i propri figli, esiste un problema di inadeguatezza legislativa.
Uno dei problemi principali dell'attuale classe politica (non solo italiana) è l'essere delegati a legiferare su un mondo – quello di internet – che in grandissima parte ignora.

Purtroppo oggi abbiamo dei 50-60enni, i quali magari non sono in grado di ideare una password decente per la propria email, che sono chiamati a decidere su come difendere un millennial dai pericoli di un mondo – la rete – che quest'ultimo conosce infinitamente meglio di loro.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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