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Come eravamo: il poker Texas Hold'em nel 1968

Johnny Moss, il primo vincitore delle WSOP nel 1970Le World Series Of Poker non esistevano ancora, Daniel Negreanu sarebbe nato solo qualche anno più tardi e quello che oggi è conosciuto in tutto il mondo come poker Texas Hold’em non aveva ancora un nome ben preciso: eppure, il 16 agosto 1968 A.D. Livingston scriveva su “Life” quello che possiamo considerare forse il primo articolo mai scritto sul gioco che ormai ben in pochi ignorano.

Livingston, che nella sua vita ha scritto libri di strategia sul poker, presenta il gioco in modo semplice ed a tratti ingenuo chiamandolo “Hold me Darling”, “Tennesse Hold Me” o più semplicemente “Hold me”, e sottolineando come si trattasse di un gioco che stava rapidamente prendendo piede e a cui giocatori di città diverse potevano riferirsi con nomi differenti.

Le regole erano le stesse che conosciamo anche oggi, ma le dinamiche di gioco assai diverse. Anzitutto, quando Livingston parla del texas hold’em si riferisce esclusivamente al cash game live, ed inoltre nel 1968 nessuno vi avrebbe compresi se aveste domandato a qualcuno se stesse giocando su un tavolo shorthanded piuttosto che full ring.

Di certo esistevano già tavoli da nove giocatori, ma non di rado ci si trovava a giocare in dodici, e l’articolo sottolinea come “si possa arrivare fino a ventidue”. Non c’è da meravigliarsi, allora, se il gioco in passato fosse decisamente più chiuso rispetto a quanto accada adesso.

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La variante che il poker texas hold’em si stava apprestando a scalzare era il seven card stud, allora il gioco più in voga tra i gamblers d’oltreoceano. Da questo punto di vista, Livingston si mostra profetico: “Credo che l’avvento di questa variante sia di rilevanza assoluta nella storia del poker, e mi aspetto che rimpiazzi lo Stud da qui in avanti”. Niente male come previsione.

Naturalmente l’autore era con tutta probabilità ben lontano dall’immaginare quello che il poker sarebbe diventato a livello mondiale, non fosse altro perché nel 1968 internet esisteva solo nell’iperuranio. Più semplicemente, l’esperienza di giocatore maturata da Livingston lo portava a questa riflessione: “Il motivo maggiore che ha portato l’Hold Me ad essere così popolare, sta nel fatto che genera al tavolo un gioco davvero frenetico. Da un punto di vista storico, nel poker la tendenza è sempre stata quella di giocare varianti dove l’azione si fa più forte”.

E, guardando il poker texas hold’em così come lo conosciamo oggi, la storia è lì a dirci quanto avesse ragione.

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