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Commissione UE: “Presto norme comuni sul gioco online”

commissione-europeaL’applicazione alla lettera da parte del Tar della Calabria e della Puglia dei principi comunitari di libertà di stabilimento e di servizi, riapre il dibattito serrato sulla compatibilità della legislazione italiana sul gioco online (e non solo) rispetto alla normativa dell’Unione Europea.

La giurisprudenza amministrativa in molte regioni ha sposato un indirizzo chiaro ed univoco in merito alla posizione delle società comunitarie (con licenza rilasciata da un paese membro) che operano sul territorio italiano seppur sprovviste di concessione dei Monopoli. Il rischio è quello di non aver un’uniofrmità di giudizio nella Penisola, fino a quando il Consiglio di Stato non si pronuncerà sulla questione.

A Bruxelles invece stanno lavorando celermente per l’individuazione di un nucleo centrale e comune di norme (libro verde) che sarà a tutela soprattutto dei giocatori. Michel Barnier, Commissario al Mercato Interno, durante l’interrogazione parlamentare del deputato Louis Michel, del gruppo Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (Alde), ha preannunciato che da ottobre, saranno coinvolte nel dibattito anche le principali istituzioni sportive come il Comitato Olimpico Internazionale e l’Uefa. Sarà un tavolo istituzionale autorevole.

Nell’interrogazione, l’eurodeputato Louis Michel sollecitava “un quadro istituzionale europeo alle numerose questioni relative alla gestione di giochi e scommesse transfrontaliere al fine di garantire una maggiore sicurezza per i cittadini”. La stesura del libro verde sarà un primo passo verso la normativa europea in materia di gioco online. Ma sarà anche il passaggio obbligato ad un futuro mercato unico? Senza dubbio i giudici italiani stanno muovendosi in quella direzione, però per le società comunitarie (che pagano regolarmente le tasse all’interno dell’UE, e rispettano rigide normative di trasparenza e anti-riciclaggio) è meglio non farsi cullare da facili entusiasmi. Il percorso è ancora molto lungo.

Difficilmente Bruxelles potrà mettere mano su un business statale del genere. Non solo in Italia, ma anche in Francia, Gran Bretagna e Malta, l’indotto del gambling online e live è fondamentale per le casse dell’ Erario. Solo la Spagna sta spingendo realmente per un mercato unico dell’online; d’altronde internet è un fenomeno che varca ogni confine e difficilmente può essere controllato.

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La posizione storica della Commissione Europea è sempre la stessa e legittima il controllo dei singoli Stati nei rispettivi mercati, riconoscendo la specificità normativa della materia del gambling per questioni di ordine pubblico. Sono diverse le esigenze che richiedono una presenza pubblica dei governi: la tutela dei minori ad esempio, il controllo sul riciclaggio di denaro, ed altri aspetti non di secondaria importanza.

In presenza di norme a tutela dei giocatori (libro verde), vi sarà sempre il bisogno degli apparati centrali? Con ogni probabilità sì, però il ruolo degli organi che gestiscono le licenze sarà più circoscritto: dovranno limitarsi a vigilare e far applicare la legge; avranno un potere regolamentare più limitato. Di sicuro, in un contesto del genere, le società offshore, con licenza comunitaria, saranno ancor più agevolate e viste di buon grado dalla giurisprudenza che avrà un chiaro parametro di riferimento normativo di natura comunitaria.

In Italia, il Consiglio di Stato ha riconosciuto ai Monopoli voce in capitolo per legiferare e disciplinare il gioco online ma, alla luce del famoso libro verde, il nucleo di norme stabilito da Bruxelles sarà centrale rispetto a qualsiasi legge o regolamento statale.  Con il termine della notifica del decreto sul gioco online, nei primi dieci giorni di ottobre, potranno essere operative 200 nuove licenze AAMS di società estere, tra le quali note poker room (si parla con insistenza di Everest e Full Tilt). Con la Legge per “l’adeguamento degli obblighi comunitari” del 2008,  le imprese comunitarie potranno mantenere server e sedi nel paese d’origine, purché all’interno dell’Unione Europea. Pagheranno le tasse all’Erario sui volumi raccolti dai giocatori italici ma potranno mantenere una propria operatività nelle sedi di origine, nel rispetto proprio della libertà di stabilimento e di servizi. La nuova normativa polacca che obbliga le room estere a presenziare sul proprio territorio, ha già incassato un secco no dalla Commissione Europea.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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