Pur se in realtà non aggiunge nulla di particolarmente nuovo al tema del bluff nel poker, crediamo valga comunque la pena riportare i risultati di una recente ricerca sull’argomento - effettuata dal Dipartimento di neuroscienza del Baylor College di Houston, in Texas - volta ad identificare, in maniera più precisa, le attività cerebrali coinvolte in questo processo.
Con l’intento di comprendere il funzionamento delle menti delle persone impegnate a manipolare gli altri affinché credano in qualcosa di non vero, i ricercatori hanno effettuato delle scansioni al cervello di 76 volontari, coinvolgendoli in una sorta di “gioco di contrattazione“ dove a turno dovevano interpretare la parte del venditore e dell’acquirente per 60 situazioni diverse.
“Un soggetto, il compratore, è a conoscenza del vero valore di un bene, e ne suggerisce il prezzo ad un altro soggetto, il venditore, il quale a sua volta sa benissimo che l’acquirente ne indicherà uno più basso per cercare di chiudere un affare migliore“ spiega Read Motague, uno dei responsabili della ricerca.
“Inoltre, il compratore sa che il venditore si aspetterà un comportamento del genere, e pertanto il prezzo suggerito dovrà essere credibile. In una situazione come questa, ognuno dei due soggetti coinvolti dovrà quindi adoperarsi al meglio per comprendere come la propria immagine venga percepita nella mente dell’altro."
“La capacità di realizzare ciò”, continua Motague, “rappresenta una sofisticata abilità cognitiva degli essere umani, ed è una di quelle che permette di poter trattare con le altre persone.”
I ricercatori hanno quindi rilevato una significativa differenza nelle scansioni cerebrali per i cosiddetti bluffatori, che – rispetto agli onesti – utilizzano circuiti neuronali deputati proprio alla comprensione dei convincimenti altrui nel contesto del gioco. In parole povere, coloro che bluffano tengono traccia di come i loro suggerimenti stiano attecchendo nella mente degli altri soggetti coinvolti e aggiustano di conseguenza la propria strategia affinché aumenti il loro grado di reputazione percepito.