Dopo cinque giorni di battaglia ai tavoli del Bellagio di Las Vegas, finalmente conosciamo chi saranno i sei giocatori a contendersi il titolo di campione del WPT Doyle Brunson Five Diamond Poker Classic, ed ancora una volta non sono mancate le sorprese.
Ci eravamo lasciati con ancora 36 giocatori in corsa, quando solo 27 sarebbero statii premiati e 6 i protagonisti del tavolo finale short handed.
Per quanto sia impossibile riassumere tutta l’azione in poche righe, possiamo certamente dire che ancora una volta il protagonista assoluto è stato Scotty Nguyen, nel bene e nel male. Già vivace nei giorni scorsi, il celebre campione di origine vietnamita non ha voluto smentirsi nemmeno in seguito.
Presentatosi al day4 con un buono stack e veleggiando sempre tra le prime posizioni, arriva quasi a suicidarsi in una mano contro Faraz Jaka. Scotty apre da UTG di 70.000, chiamato da Jaka in middle position. Il flop è q 10 3 e Nguyen check-calla la puntata di 100.000 di Faraz. Il turn è un 8 e Scotty checka di nuovo. Qui Faraz esce di 250.000 e Nguyen rilancia fino a 650.000. Jaka non si scompone e manda i resti per poco più di un milione: Scotty ormai commitato non può che chiamare.
Purtroppo per lui gira k j mentre Faraz ha un solido set con 10 10 . Il river è un ininfluente 7 ed Nguyen precipita nella penultima posizione del chipcount al termine della giornata, quindicesimo su sedici giocatori rimasti.
Lo statunitense di origini vietnamite non si dà per vinto, presentandosi al day5 evidentemente affatto arrendevole. La sua resurrezione si concretizza tuttavia ha seguito di una mano controversa, che merita di essere raccontata. L’azione è scatenata da John Juanda, che ormai piuttosto corto va all-in dal bottone, senza tuttavia spostare il suo stack nel piatto ma limitandosi a dichiararlo a voce. Il dealer ripete l’azione dichiarata da Juanda, attendendo che Chad Batista dallo small blind decida cosa fare. Chad tuttavia è isolato dal mondo con cuffie e cappuccio in testa, quindi non ha capito cosa è successo prima di lui. Quando chiede alla dealer se sia il suo turno e lei glielo conferma, decide di andare a sua volta all-in per mettere pressione su Nguyen, ignorando che anche Juanda sia coinvolto nel piatto. A quel punto Nguyen, resosi conto dello sbaglio, non può trattenersi dal ridere.
Chad è ovviamente piuttosto arrabbiato per quanto accaduto e per l’atteggiamento di Scotty, ma il direttore di torneo non può che ribadire quanto la parola sia vincolante, tanto per Juanda quanto per Batista. Musica per Nguyen, che pusha a sua volta i resti mostrando una coppia di assi. Il povero Chad ha solo una coppia di due, mentre Juanda gira A-6. Il board fila via liscio, Juanda è eliminato e Nguyen fa triple up portandosi a tre milioni di chips, lasciando a Batista la magra consolazione del side pot.
Come se non bastasse, è proprio Scotty a dargli il colpo di grazia, quando un Batista short e nervoso manda i resti con 5-5, chiamato da Nguyen che gira K-J. Un K al flop chiude il discorso, e Chad Batista viene così eliminato fra mille rimpianti, pagando a caro prezzo un errore banale. I 57.137 $ vinti grazie alla sue decima posizione non potranno consolarlo, almeno per un po’.
Nguyen rinfrancato continua la sua corsa, eliminando anche Kohlberg – a lungo chip leader – e costruendosi così un mostruoso stack che gli permette di raggiungere il tavolo finale come secondo in chips dietro proprio a Faraz Jaka, che ha contribuito a portare in cima a seguito di quella mano giocata forse non all’altezza della sua fama.
Ecco quindi i protagonisti del tavolo finale e di seguito il pay-out:
1)Faraz Jaka 5.385.000
2)Scotty Nguyen 4.900.000
3)Daniel Alaei 3.925.000
4)Shawn Buchanan 2.800.000
5)Josh Arieh 1.710.000
6)Steve O Dwyer 1.050.000
Payout:
1)1.428.430 $
2) 952.290 $
3) 571.374 $
4) 333.302 $
5) 249.976 $
6) 202.362 $
Tra i giocatori noti che potranno dire di non essersene andati via a mani vuote ricordiamo tra gli altri John Juanda (11esimo per 57.137 $), Mike Sowers (13esimo per 47.615 $) e Antonio Esfandiari (23esimo per 28.569 $).
I loro nomi sono tuttavia già passati agli archivi ed il loro destino segnato, mentre la storia del tavolo finale e del prossimo campione del World Poker Tour è ancora tutta da scrivere.