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Andrew Brokos ed i range nel Texas Hold’em (3° parte)

Terza ed ultima parte dell’interessante articolo strategico del Pro Andrew Brokos sui range nel Texas Hold’em.

“Così come per i bluff, le value bet dovrebbero essere indirizzate verso specifiche mani del range dell’avversario.

Ipotizzando che l’altro sia abbastanza skillato nell’hand-reading, il vostro thinking process sul quando valuebettare in posizione al river dovrebbe essere qualcosa del tipo: ‘Voglio che chiami con X, per cui betto Y$ sperando che lui mi metta su Z’.

Diciamo che avete rilanciato con A5 da bottone per 30 dollari in una partita di heads-up cash game di NL1000. In questa fase, il range dell’altro è ancora troppo wide per fare dei ragionamenti, ma tuttavia qualche mano potete scartarla. Probabilmente non ha qualcosa com T2 offsuit (dovrebbe foldarla) oppure KK (con cui 3-betterebbe nella maggior parte dei casi). L’oppo fa call ed il flop è KTT rainbow. Voi puntate 45 $ e lui chiama.

Ora, abbiamo a disposizione qualche utile informazione. Anche se l’altro è sicuramente capace di bluff-raisare, non l’avete mai visto callare con la sola intenzione di bluffare sulle street succesive, e ritenete che sia alquanto improbabile che lo faccia da OOP. Pertanto, il suo range sarà possibilmente composto da Ax (lui sa che fate un sacco di c-bet e ipotizza correttamente che Ax sia avanti al vostro betting-range), Kx, QJ, Q9, T8-AT (vi aspettate che foldi i 10 peggiori pre-flop), le coppia da 22 a 88 e, occasionalmente, anche le big pair, pur se tuttavia credete che molto spesso le 3-betti.

Sul turn arriva un altro Kappa che rappresenta una gran carta per voi: svaluta infatti molte delle pocket pair dell’avversario, rende meno probabile l’ipotesi che in mano abbia un K e vi dà la possibilità di splittare con parecchi suoi Ax che in precedenza vi avrebbero potuto battere grazie ad un kicker migliore. Lui procede dunque con un check, che vi dice poco, e voi checkate dietro piuttosto felici.

Il river è infine un 2 e villain checka di nuovo, lasciandovi la possibilità di restringere ulteriormente il suo range. Siete abbastanza sicuri che avrebbe puntato con qualsiasi full-house o quads, ed avrebbe bluffato con le coppie counterfeited. Detto ciò, rimangono soltanto Ax, QJ, Q9 e i più rari AA/QQ/JJ.

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La situazione appare dunque buona per valuebettare, poiché praticamente non siete mai battuti. Il problema diventa decidere la size della puntata. Per determinarla, dovrete considerare quali mani volete come target. Vorrete estrarre valore da QJ e Q9: cosa potrebbe farlo callare con Q-high? Soltanto se pensa che siete in bluff. Per cui dovrete puntare per fargli credere che stiate proprio facendo una cosa del genere.

Questo è un aspetto molto importante perché troppi giocatori fanno l’errore di puntare un ammontare commisurato alla forza delle loro mani. Fanno parecchio quando stanno bluffando o valuebettando con una grossa mano mentre si tengono bassi per le thin value bet. Questo è un betting pattern facilmente individuabile, e l’oppo lo userà per exploitarvi.

Badate che non sto dicendo che in situazioni del genere dovete sempre puntare forte: dipende tutto dall’avversario. Vi sto consigliando invece di considerare il calling-range dell’altro per stabilire la size della bet. Se l’oppo chiamerà una puntata da mezzo piatto con Q-high tre volte più spesso di una pari all’entità del piatto, allora dovreste orientarvi verso la prima ipotesi. Se invece chiamerà la bet più piccola meno spesso, propenderete per la seconda strada.

Dovrete innanzitutto decidere da quali mani volete il call e poi determinare come fare a massimizzare la vostra equity contro queste.”

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