Patrick Leonard lo aveva già detto: i tornei High Roller sono soprattutto un fatto di ego. Si potrebbe pensare che l'inglese dica questo semplicemente perché non possa giocarne quanti vorrebbe per questioni di bankroll, ed anche se questo è vero in una certa misura il nocciolo del problema a suo avviso è un altro.
"In molti vi partecipano solo perché sono dei tornei High Roller - ha raccontato a Lee Davy su Pokerlistings.com - preferiscono perdere un sacco di soldi perché non hanno un bankroll sufficiente, o giocare vendendo il 90% delle quote sempre alle stesse persone, quando magari parallellamente è appena cominciato un torneo da 2.000 dollari dove il field è molto più facile ed il loro ROI atteso sarebbe infinitamente più alto".
Leonard di eventi da 25.000 € ne ha giocati due, uno a Malta ed in seguito a Montecarlo, ma non sono andati bene, e soldi persi a parte quell'esperienza crede che non faccia per lui: "Sono un professionista che gioca tornei online per sei giorni la settimana, studio, ed a Malta fui eliminato all'ultima mano di giornata contro qualcuno che non faceva tutto questo, e mi sembrò profondamente ingiusto. Inoltre, non mi sentirei a mio agio a vendere quote per eventi dove non posso mostrare risultati, anche se in tornei di questo tipo nessuno ha un sample size adeguato da mostrare".

Leonard spiega che giocare buy-in considerevolmente più alti gli ha dato come la sgradevole sensazione di voler alzare l'asticella in tutto, e non crede che sia l'unico effetto collaterale: "Ti ritrovi a comprare il Rolex più costoso di tutto perché sì, in fondo è solo mezzo buy-in, oppure compri una percentuale di quote molto più alta di quanto non facevi prima. Inoltre la motivazione di molti fra questi giocatori per quanto riguarda il poker online è svanita, è così difficile prendere seriamente un torneo di mercoledì sera o foldare quella mano al river in un torneo da 1.500 dollari, se sei abituato a spendere 300.000 dollari in tornei da 100.000 $ di buy-in".
In questo senso ci sono sicuramente delle eccezioni, ed il britannico è il primo a riconoscere che giocatori come Mike McDonald o Nick Petrangelo ad esempio provino ad avere un bilanciamento di quel tipo, ma appunto si tratta di casi particolari, ed in ogni caso per quanto lo riguarda non ci ha messo molto a capire che quella dimensione elitaria non facesse per lui: "Il mio pane quotidiano sono i tornei da 109 dollari di buy-in online, in quei tornei da 25.000 $ posso anche avere la sensazione di rientrare fra i giocatori più bravi, ma se una volta eliminato mi sento triste significa che quella non è una posizione dove mi voglia trovare".