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Intervista a Dario De Toffoli: "Penso che i miei libri un po' abbiano aiutato il poker a crescere"

Se negli Stati Uniti David Sklansky è stato tra i primi a rivoluzionare il mondo del poker portando la strategia alla portata di tutti con "The Theory Of Poker", un paio di decenni dopo, nel nostro piccolo in Italia, Dario De Toffoli ne ha ricalcato i passi.

Certo, il paragone è esagerato, e anche Dario con sincera modestia rifiuta il titolo di "teorico del poker" con cui lo abbiamo definito. Eppure è stato tra i primi a portare notorietà al nostro gioco e a diffonderne le basi strategiche.

Questo anche De Toffoli lo riconosce. Le sue prime pubblicazioni sul poker risalgono a prima dell'esplosione di popolarità in Italia, e con la difficoltà che c'era ai tempi a reperire materiale valido, "Il Grande Libro Del Poker" è stato un punto di partenza fondamentale per molti nuovi giocatori.

Sentiamo direttamente dalla bocca di Dario i suoi pensieri e ricordi, a quasi venti anni di distanza dal suo primo libro mai scritto sul poker.

Ciao Dario, benvenuto su Assopoker. Sei stato uno dei primissimi a portare la teoria del poker in Italia, quali sono i tuoi pensieri e i tuoi ricordi?

"Beh, 'teorico del poker' è un po' esagerato, ma penso di aver contribuito a dare un piccolo aiuto. "Giocare e Vincere a Poker" è uscito nel 2002, e all'epoca non c'era nulla di simile in Italia, solo libri molto discutibili sul poker all'italiana. Ne parlavano come se fosse l'unico poker esistente, e nemmeno sapevano che fosse una sottovariante del 5 card draw. Mi sa che non hanno mai fatto caso, nei film, che qualcosa non tornava quando qualcuno faceva poker di 3...

In "Giocare e Vincere a Poker" spiegavo un po' i concetti di base, parlavo di diverse varianti tra cui ovviamente il poker all'italiana, ma anche Texas Hold'Em e Omaha, senza però approfondire troppo la teoria del gioco.

Nel 2007, poco prima dell'esplosione del poker in Italia, ho pubblicato "Il Grande Libro del Poker" che è il mio libro di maggior successo. È stato stampato in 20 edizioni e ha venduto qualcosa come 100.000 copie.

Quello era un libro più esaustivo, permetteva a chi non conosceva affatto il poker di cominciare a giocare, e ai principianti di raggiungere un livello intermedio. Lì ho dato più importanza ad analizzare la matematica del gioco, e oltre al Texas Hold'Em parlavo anche di altri giochi, come Omaha, qualcosa di Stud e qualcosa di Draw."

Sei sempre stato appassionato di varianti, giusto? Perché in Italia faticano a emergere? Mai pensato di scrivere qualcosa a proposito?

"Mi piace variare, faccio giochi di tutti i tipi (non solo poker), e diciamo che magari non arrivo ad una profondità incredibile in una singola variante ma mi piace impararne molte.

Mi dispiace dell'assenza delle varianti, la gente tante volte approfondisce solo quella che gli piace. Ognuno è libero di fare un po' come vuole!

Avevo scritto qualcosina come dicevo su "Giocare e Vincere a Poker" e su "Super Poker", che era anche più approfondito ma ha venduto un decimo. Recentemente ho scritto "100 Poker" che spiega 100 diverse varianti senza entrare in dettagli tecnici, e ha venduto qualcosa come 5.000 copie.

Al giorno d'oggi si trova tutto in internet, chi ha interesse ad approfondire per esempio l'Omaha non ha bisogno di trovare un libro al riguardo."

Spostiamo l'attenzione dal De Toffoli autore al De Toffoli giocatore: come hai scoperto il poker e cosa giochi oggi? 

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"Il poker l'ho scoperto nel lontano 1998 alle Mind Sports Olympiad un po' per caso. Un torneo di backgammon a cui partecipavo era finito in anticipo, e un amico mi ha invitato a giocare il torneo di poker, che era nella variante Omaha. Gli avevo detto che non sapevo giocare e mi ha spiegato le regole in velocità.

Insomma, a quel torneo c'erano 25, 30 persone e uno solo sapeva giocare, quello che ha vinto. Io ho preso la medaglia d'argento e da lì mi è venuta voglia di approfondire.

Dario De Toffoli, Andrea Sorrentino, Lala Olsi
Dario De Toffoli con Andrea Sorrentino e Olsi Lala alle ISOP (photo courtesy of Poker Factor - ISOP)

Ora continuo a giocare alle Mind Sports Olympiad, che dall'altro anno per forza di cose si sono trasferite online (i tornei di poker li fanno sugli home games di PokerStars), e quest'anno purtroppo cadono a ridosso dei Campionati Italiani di poker a Nova Gorica. Mi toccherà giocare l'Omaha Hi/Lo al Perla mentre gioco a qualcos'altro online [ride].

I Campionati Italiani e le ISOP sono gli unici eventi di poker che gioco, non ho interesse a fare il pokerista a tempo pieno. Le ho scoperte per caso nel 2016, era tanto che non giocavo a poker e ho fatto un salto a Nova Gorica. Insomma ho vinto il 6-Max delle ISOP su più di 100 persone e ho vinto anche la Player Of the Year della specialità. Un imprinting positivo, mi piace l'ambiente abbastanza serio, abbastanza amichevole e non economicamente esasperante."

L'ultima domanda prima di salutarci: hai continuato a rimanere aggiornato sulle nuove teorie del poker? 

"Il mio percorso è stato di considerare la matematica, quanto basta per portare la gente da un livello intermedio a un livello diciamo decoroso. Ammetto di avere dei punti deboli quando si parla di tell e di pattern di comportamento. Nei 6-Max riesco a notare abbastanza questi pattern, capisci meglio quei giocatori a quel tavolo, ma full ring non riesco a starci dietro.

A livello matematico i nuovi ragazzi dell'online hanno studiato sicuramente tecniche più avanzate delle mie. Ho tante altre cose da fare, ma da un punto di vista teorico mi interesserebbe impararle, occasionalmente leggo qualcosa. Mi rendo conto che ci sono molti giocatori più allenati di me, ma se studiassi di più penso che potrei migliorare alcuni punti deboli. Penso comunque di poter ancora dire la mia, almeno nei contesti dove gioco.

Una cosa importante che ho notato è il valore che ha la propria immagine in quel tavolo e in quel momento. Se vanno male due colpi di fila, la gente ti viene addosso e ti chiamerà più facilmente, se vanno bene due colpi di fila tendono a dire 'Hai sempre il punto' anche se magari hai bluffato 7 volte, ma loro hanno visto solo le prime due mani buone.

Come sei percepito è molto importante, è una cosa subconscia ma che ho verificato più volte. Ogni tanto se ti vanno male un paio di colpi è meglio chiudersi a riccio e sperare di cambiare tavolo, se invece ti vanno bene puoi prenderti un vantaggio."

Scrivo di poker da 10 anni, praticamente è l’unica cosa che ho fatto. Ho passato più tempo effettivo in un casinò che a casa e nonostante questo non riesco a battere il NL10. Spero di scrivere meglio di come gioco.
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