In un articolo comparso su CardPlayer, Jonathan Little affronta l’argomento dei calling station e di come sfruttare le loro tendenze di gioco nelle partite small-stake. L’analisi di Little si concentra su tutte le street, dal flop al river.
Per prima cosa, Little dà una definizione di calling station: “Si tratta di giocatori che chiamano con troppe mani pre-flop, al flop, al turn e al river”. Una definizione alla quale siamo ormai abituati, ma che nasconde sfumature di non poca importanza…
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Anatomia dei calling station
Già, perché ci sono calling station e calling station. Little spiega come alcuni giocatori che rientrano in questa categoria amano arrivare al turn con un range ampio, per poi foldare in caso di ulteriore puntata: in questo caso, il loro range al river sarà piuttosto forte.
Viceversa, altri calling station chiamano al turn con un range ampio, rendendo il loro range al river debole. Sta alla nostra sensibilità decidere con quale tipo di range il nostro avversario giocherà su ciascuna street.
Un altro concetto che Little sottolinea è la bet size: l’obiettivo contro i giocatori che chiamano con ampi range deve essere quello di mantenerli nel piatto. “Molti giocatori amatoriali pensano invece di dover far foldare i propri avversari, ma questo non è vero. Occorre dimensionare le puntate in modo da estrarre valore dalle mani deboli dei vostri avversari”.
Un esempio pratico
Little scende poi nel dettaglio ipotizzando di rilanciare da middle position a $7 durante una partita cash da $1/$2 e di ricevere il call soltanto di un calling station sul big blind. Sul flop, J 10 4 , il suo avversario fa check.
“Qui la mia strategia è quella di usare il mio range completo. Nella maggior parte delle partite folderei A-9 off, K-J off e K-9 suited da middle position. Non cadete nell’errore di pensare che siccome i vostri avversari giocano mani marginali da tutte le posizioni, anche voi dovreste farlo”.
Tornando al flop, Little spiega come normalmente sia giusto puntare con mani premium e progetti, mentre è meglio fare check con mani completate marginali e spazzatura totale. Ma contro i calling station occorre valuebettare con mani marginali, perché questo genere di player chiamerà anche con progetti gutshot e mani asso-carta alta.
“Perciò il mio range di puntata include tutte le mani premium, le mani marginali completate e i progetti di scala bilaterale. Punto i miei progetti perché voglio costruire il piatto in caso centrassi una scala. Faccio value bet con A-K ma non con A-Q. In generale, più il vostro avversario è propenso a chiamare con asso-carta alta, più dovreste valubettare con A-Q”.
Flop e turn
E se l’avversario fa check-raise? Little consiglia di foldare tutto tranne le mani migliori (da Q-J in su), perché solitamente i calling station giocano in maniera piuttosto lineare, rilanciando solo con mani che ritengono davvero forti (almeno top pair con un kicker forte).
Nell’esempio in questione, Little suppone di puntare al flop e di ricevere un call. Al turn, secondo il pro americano, è impossibile che capiti una carta brutta semplicemente perché il range dell’avversario è troppo vasto. Per questo motivo, Jonathan consiglia di continuare a valubettare con la maggior parte delle mani.
L’unica eccezione può essere nel caso hero abbia una mano particolarmente debole come A-Q o 5-5 su un board che:
- Non si lega con le sue carte
- Risulta particolarmente scary (come un 8 per A-Q o un asso per 5-5)
Il river
“Al river – prosegue Jonathan Little – occorre semplicemente capire con quali mani il vostro avversario chiamerà e con quali folderà. Se è disposto a chiamare con asso-carta alta o superiore, potete valubettare con pochissimo valore, evitando però di farlo con la bottom pair perché ovviamente l’avversario chiamerà anche con qualsiasi coppia”.
Se invece l’avversario chiamerà solo con almeno una middle pair, allora Little consiglia di ridurre il proprio range di puntata, andando in value bet almeno con la top pair.