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"Cosa ha rovinato le partite di Macao? Il divieto di fumare"

[imagebanner gruppo=pokerstars] In natura, cambiamenti ambientali apparentemente insignificanti possono portare conseguenze clamorose: bastano dettagli per spezzare equilibri fin lì perfetti, e nel mondo del poker (e nello specifico a Macao) non è detto che le cose funzionino in maniera troppo diversa.

Pare esserne convinto Jorn Walthaus, professionista olandese noto online con il nickname di "jornx". Malgrado abbia una più che buona competenza per quanto riguarda i tornei tanto online che dal vivo - fu quinto all'EPT di Deauville nel 2009 e 26esimo al Main Event WSOP del 2013 - per circa otto mesi ha vissuto a Macao giocando le partite di cash game high stakes, decidendo poi di levare le tende.

Il motivo è semplice, e cioè che non sono più l'Eldorado di un tempo: "Quando sono andato a Macao per la prima volta le partite erano molto più profittevoli - ha ammesso ai microfoni di PokerNews.com - ci sono meno giocatori occasionali, il fatto che abbiano imposto il divieto di fumare ai tavoli ha inciso sicuramente in modo negativo".

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Immaginate infatti di essere un giocatore cinese, carico di soldi e scarsamente abituato a sentirsi dire di no: siete al casinò per divertirvi mentre giocate a carte, mettendo sul tavolo non esattamente qualche spicciolo, e vi impediscono di fumare? Ecco che allora in molti finiscono per andarsene, o preferire partite private dove non solo sono molto più liberi di fare quello che più desiderano, ma sono circondati quasi esclusivamente da altri cinesi anziché da professionisti occidentali.

Bisogna considerare infatti che in certe partite non soltanto è difficile farsi invitare, ma paradossalmente neppure tutti fanno a pugni pur di potervi partecipare, come magari potremmo immaginare: "Ho già giocato in partite underground in Olanda, ed il problema è che non puoi mai avere la certezza che qualcuno non ti stia imbrogliando - ammette con franchezza Walthaus - in un casinò mi sento più tutelato, ma non voglio trovarmi ad un tavolo dove tutti parlano cinese ed io non sono in grado di capirli...".

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Del resto, i soldi non crescono sugli alberi, neppure in Cina, ed anche per questo Jorn ha preferito andarsene, decidendo tornare a giocare online: "Molti regular che giocavano il 300/600 a Macao adesso sono seduti al 100/200 - spiega - si tratta di uno stile di vita duro, dove dormi poche ore ogni notte e stai al tavolo fino alle cinque del mattino. Finché vinci va tutto bene, ma quando perdi finisci col domandarti chi te lo faccia fare, ed arriva un punto in cui anche vincere non è più così appagante, date le condizioni".

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Jorn si spinge oltre e prova ad immaginare il futuro di quelle partite, rivelandosi moderatamente pessimista: "I giocatori peggiori vi hanno già preso parte, ed anche se penso che potranno continuare a giocare per alcuni anni non credo possano migliorare - profetizza - il fatto è che in Cina non c'è una cultura del poker come negli Stati Uniti, in molti non conoscono neppure il gioco né mai lo conosceranno. In compenso, tutti sanno le regole del baccarat...". Ma questa certo non è una sorpresa.

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