La varianza nel cash game e nel torneo, giocare in modo aggressivo o conservativo con un monster stack e studiare le dinamiche diverse tra le due specialità. Le differenze sono di carattere specificatamente tecnico, soprattutto in ordine al diverso valore che hanno le chips in gioco. Vediamo perchè
Non sarà certamente una domanda che chi gioca a poker si pone raramente durante la propria carriera di player (e per carriera intendiamo sempre gli anni passati al tavolo, non è mai nostra intenzione parlare di solo professionismo), ma l’eterno dilemma del gioco tight versus gioco aggressive, nel caso in cui riuscissimo a cavalcare una deep run ad un torneo, fa sempre piacere riprenderlo.
Deep run e monster stack, aggressivo o conservativo?
Lo spunto arriva da un interessante articolo di Steve Selbrede scritto per Pokernews, a sua volta originato da alcune ricerche effettuate per la stesura del suo stesso libro “Tournament Poker for the rest of us”.
Il libro, che ha stuzzicato la nostra curiosità e di cui certamente faremo una recensione a breve, è una specie di trattato sull’atteggiamento loose-aggressive da tenere nel momento in cui riusciamo a raccogliere un gran numero di chips durante un torneo.
La domanda che si è posto l’autore del libro fa capo alla curiosità che nasce dalle vittorie di alcuni dei più importanti tornei di poker, raggiunte sia mantenendo uno stile tight, che giocando una seconda parte di torneo molto aggressiva.
Ma alla fine della fiera, qual è il modo migliore per affrontare una deep run?
La varianza nel cash game
Nella parte iniziale del libro, viene analizzata la varianza, espressa in BB/100 e viene fatto notare come in un vasto campione di mani e giocatori seguiti per un tempo piuttosto congruo, la varianza aumenta all’aumentare delle mani giocate, aumenta quando decidiamo di rilanciare più frequentemente e aumenta anche quando decidiamo di prendere in mano il gioco.
In generale la varianza nel cash game è correlata a quanto siamo “attivi” nel giocare le nostre mani.
L’autore del libro fa una importante distinzione, puntualizzando che la nostra varianza nel cash game non è connessa alla redditività.
Per spiegare meglio questo concetto, Selbrede dimostra che i giocatori di cash game online più vincenti hanno il più alto rapporto di aggressività preflop (PFR% / VPIP%), il che vuol dire, ma questo è risaputo, è statisticamente provato che il limp o il call, alla lunga, ci porteranno alla rovina.
Questo però vuol dire anche un’altra cosa molto importante: aumentare la varianza nel cash game, non significa aumentare anche il nostro profitto.
Varianza nel torneo
La varianza dei tornei non può avere la stessa base di studio di quella del cash game, semplicemente perchè non possiamo utilizzare le chips vinte o perse in un torneo e parificarle a quelle vinte o perse in una partita di cash game.
I gettoni vinti nelle partite di cash game, hanno sempre lo stesso valore, è un valore monetario e sono sempre riconoscibili da un punto di vista statistico, oltre che sostanziale.
I gettoni in un torneo, invece, sono esclusivamente uno strumento di contabilità e cambiano valore non solo tra diversi tornei, ma anche nell’incedere di ogni singolo MTT.
Varianza tornei e varianza cash game
Per questo motivo non sarà possibile utilizzare lo stesso metodo di studio della varianza al cash game rispetto alla varianza negli MTT.
Invece di considerare la varianza in termini di BB/100 come abbiamo fatto nel precedente paragrafo riguardante il cash game, proviamo a dare uno sguardo ai nostri piazzamenti finali in un torneo e, per semplificare ancora di più il concetto, utilizziamo i cari e vecchi sit & go.
Nella figura potete osservare come nell’arco di 941 sit-n-go identici tra loro per forma e buy-in, il posto medio dei piazzamenti dell’autore è stato tra il quarto e il quinto (per l’esattezza 4,8), con una deviazione standard pari a 2,51 posti.
I risultati non sarebbero nemmeno così negativi, anzi, se non fosse per il fatto che a premio ci sono sempre e solo andati in 3 e questa caratteristica non può essere la stessa base statistica utilizzata per il cash game, semplicemente perchè il valore dei gettoni è diverso e, soprattutto, perchè in una sessione di cash game, potreste anche essere arrivati a fine giornata a “piazzarvi” come noni in una classifica virtuale, ma il decimo è stato talmente perdente che la somma la sua disastrosa sessione è stata sufficiente a far vincere tutto il resto del tavolo. Voi, noni, compresi.
Nel prossimo articolo vedremo di addentrarci nel mondo del ROI e della sua massimizzazione, utilizzando questo tipo di nozioni.