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Vogliamo farli foldare oppure no?

Molti principianti che si avvicinano al poker, tra le altre cose, hanno il timore di essere scoppiati quando nascondono una mano forte, ad esempio quando hanno k k e pensano che non gli dispiacerebbe far foldare preflop una mano come a j .

Meglio guadagnare un po’ di fiches e chiuderla preflop, piuttosto che venire chiamati e veder spuntare un asso sul board, giusto? No, profondamente sbagliato, perché l’equity di k k è talmente alta che anche sapendo – per assurdo – che le mani con cui il nostro avversario va all-in preflop siano tutte del tipo A-x saremmo ben felici di far finire tutte le nostre fiches al centro del piatto, tranne casi molto particolari (e rari).

Nei tornei però, come anche Alex Wice ci aveva ricordato, esistono una serie di situazioni nelle quali pur essendo favoriti preferiremmo veder foldare una mano peggiore, in quanto esiste qualcosa assente nel cash game: la tournament life.

Quest’ultima ha un peso importante, come sottolinea in questo esempio Johnatan “apestyles” Van Fleet. “Immaginiamo di essere in un tavolo fullring, su bui 50/100 con ante 10 – scrive – e di trovarci sullo small blind con 800 fiches e a k . Il grande buio ha 7 6 ”. Se tutti foldano, e noi andiamo all-in, vorremo vederlo foldare o chiamare?

Prima ipotesi, il grande buio folda: “In questo caso, iniziamo la mano con 800 fiches e la finiamo con 990, senza aver mai rischiato di essere eliminati“. Che succede invece quando il giocatore sul grande buio chiama?

In quel caso, la nostra equity è del 58,4%. Questo significa che nel lungo periodo avremo 987 fiches, e inoltre saremo eliminati oltre il 40% delle volte. E’ difficile stimare con precisione quanto la tournament life incida in situazioni analoghe, ma in diversi casi preferiremmo guadagnare meno fiches senza arrivare ad alcuno showdown, piuttosto che guadagnarne di più nel lungo periodo ma affrontando un rischio di essere eliminati pari al 40%”.

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Ma da dove saltano fuori quelle 987 fiches? E’ semplice. Basta moltiplicare l’ammontare del piatto nel momento in cui andiamo all-in e veniamo chiamati (in questo caso, le nostre 800 fiches, più le 800 fiches del grande buio più le 90 di ante) per l’equity di assicurarcelo (in questo caso il 58,4%).

Di conseguenza, 1690 moltiplicato per 0,584 è uguale proprio a 987, o per essere pignoli a 986,96.

Questo, secondo Van Fleet, spiega perché nella situazione descritta vorremo veder foldare il grande buio, ed anche la ragione di certe giocate piuttosto comuni nei tornei: “Quando qualcuno si trova a decidere se raise/callare o andare all-in con mani come 4 4 o a 3 , spesso preferirà andare all-in piuttosto che indurre, nonostante il push da parte nostra non venga chiamato spesso da mani peggiori”.

Naturalmente entrambi gli esempi sono “viziati” dal fatto che in ogni situazione di gioco noi non calcoliamo la nostra equity contro una singola mano nota, ma piuttosto contro il range stimato del nostro avversario, in questo caso il range di call del grande buio: il principio di fondo che sottolineano resta però assolutamente valido.

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