Nel pandemonio dell'affare Full Tilt un altro elemento si inserisce a complicare ulteriormente lo scenario: qualche ora fa è arrivata la prima class action contro la poker room, che addirittura chiama in causa anche i membri del Team Full Tilt per responsabilità oggettiva!
I querelanti sono Steve Segal, Nick Hammer, Robin Hougdahl e Todd Terry: i primi tre non sono nomi noti, mentre l'ultimo è un player molto conosciuto sia live che online. Diciamo subito però che a fare scalpore in questa vicenda non sono tanto i nomi dei querelanti, quanto quelli dei querelati...
A parte Full Tilt Poker e le varie società ad essa legate (Tiltware, Vantage, Filco, Kolyma, Pocket Kings, Pocket Kings Consulting, Ranston, Mail Media) sono direttamente tirati in ballo i componenti del Team Full Tilt Howard Lederer, Phil Ivey, Chris Ferguson, John Juanda, Jennifer Harman, Phil Gordon, Erick Lindgren, Erik Seidel, Andy Bloch, Mike Matusow, Gus Hansen, Allen Cunningham e Patrik Antonius. E non finisce qui, perchè la lista termina con John Does 1-100, che in gergo giuridico statunitense vuol dire da 1 a 100 altri nuovi accusati al momento ignoti (John Doe corrisponde grosso modo al nostro N.N.).
Todd Terry e gli altri 3 querelanti chiedono - tra le altre cose - la restituzione dei fondi depositati sui conti di gioco, per sè e a nome dei giocatori statunitensi, oltre al pagamento dei danni derivanti dalla situazione creatasi. L'ammontare di questi eventuali danni dovrebbe essere deciso dal giudice in un processo con giuria, per il quale con la presente azione legale è stata fatta domanda.
Il rischio è quello dell'effetto domino. Come tutte le class actions, infatti il pericolo per gli accusati è che altri player si accodino e facciano altrettanto, negli USA e anche fuori, visto il destino amaramente analogo che stanno vivendo i giocatori in possesso di un account su Full Tilt in tutto il mondo, italiani compresi.
Per ognuno di questi campioni viene ribadita l'ipotesi di responsabilità oggettiva, in quanto azionisti e/o membri del direttivo, e per aver rappresentato il marchio Full Tilt in giro per il mondo nella loro attività di poker pro indossando gadgets, abbigliamento e patch ben visibili e riconducibili a Full Tilt, e promuovendo affiliazioni alla stessa poker room.
Se venisse riconosciuto anche questo livello di responsabilità oggettiva (a quanto pare decisamente improbabile, ndr) si configurerebbe un salto di qualità in quello che diventa sempre più una sorta di intrigo economico-politico-giudiziario.
La notizia di questa clamorosa class action arriva a poche ore dalle voci molto insistenti che davano Full Tilt vicina alla cessione ad una cordata di imprenditori, e la curiosità generale - al di là dell'accoglimento o meno della querela - è ora tutta intorno ai possibili effetti che questo ulteriore scossone potrà causare ad una trattativa che veniva presentata come in dirittura d'arrivo.
Come finirà? E quale sarà il vero ruolo di Phil ivey? Il campione da Riverside è passato in poche ore da grande accusatore di Full Tilt ad ambasciatore-salvatore ed ora persino ad accusato insieme ai suoi colleghi. E proprio qualche ora prima di questa nuova "bomba" (ad orologeria?) della class action, la notizia del giorno pareva essere il ritiro - da parte di Ivey - della causa civile intentata settimane fa contro Tiltware.
Le cose sono poi precipitate, e anche se nelle prossime ore ne sapremo certamente di più, la velocità con cui cambiano gli scenari di questa storia fa pensare che ancora tanta acqua dovrà passare sotto i ponti, prima di poter scrivere la parola "fine".
Per ora, chi volesse approfondire può leggere QUI il contenuto della Class Action contro Full Tilt Poker e i suoi Pro.