In questo Articolo:
Una pietra miliare nell'epica del poker
Pochi giorni fa, Andrea Borea vi raccontava dei nuovi rumors sul possibile sequel di Rounders. Gli ennesimi rumors, ma stimolati da Daniel Negreanu e confortati da un sornione tweet dello sceneggiatore Brian Koppelman che, come si dice in gergo, non conferma né smentisce. Ma davvero questo attesissimo sequel potrebbe vedere la luce? E quand'anche accadesse, cosa dovremmo aspettarci?
Gli appassionati di tutto il mondo non hanno mai smesso di crederci, perché per il pokerista Rounders non è solo un film: è qualcosa di più. Un simbolo, una sorta di "bignami" che racconta e sintetizza il sogno del pokerista in tutta la sua epica, come non era mai stato fatto prima e come nessuno è riuscito a fare più. Rimango però convinto che il sequel non si farà, e quand'anche si facesse il risultato difficilmente potrebbe essere in linea con le aspettative. Cerco di spiegarmi meglio.

Rounders 2, le ragioni di un no
Troppo tempo trascorso dall'originale
Il rapporto del cinema con i sequel è di per sé non sempre scontato. Ci sono esempi di sequel riusciti e altri di fallimento totale. Inoltre c'è il fattore tempo, che gioca a sua volta un ruolo importante. Raramente tra un film e il suo sequel intercorre un grande numero di anni, e nel caso di Rounders sono ormai ben 21. Diciamo che il cult movie di John Dahl è un caso a parte, perché il suo successo al botteghino fu buono ma non eccezionale (quasi 23 milioni di incassi, a fronte di un costo di 12 milioni), ma trovò una straordinaria seconda vita come home video. Tuttavia, i 21 anni trascorsi si sentono - eccome - anche sulla carta d'identità degli attori. Dunque, o si cercano nuovi attori oppure si operano opportune modifiche alla trama, in modo da rendere coerente e digeribile un tale invecchiamento del cast. In entrambi i casi si tratta di ipotesi che non ispirano certo ottimismo, se sei una casa di produzione e devi pensare a budget e fattibilità dell'opera. Qui, però, si inserisce l'elemento che più di ogni altro mi rende pessimista sull'idea di un sequel del nostro film preferito sul poker.
Mancherebbe l'effetto Moneymaker
Pur non essendo un capolavoro assoluto, Rounders rimane un unicum nel panorama cinematografico. La ragione sta in quella felice e rara combinazione di eventi e situazioni. Innanzitutto c'è una ragione "storica". Nel 1998 il Texas Hold'em era un fenomeno in crescita ma sempre di estrema nicchia, ma nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo 5 anni dopo, con la vittoria di Chris Moneymaker al WSOP Main Event e il relativo celeberrimo "effetto". Soprattutto grazie all'Effetto Moneymaker il film visse una sorta di seconda giovinezza, una sorta di promozione supplementare che è stata la sua fortuna. Un premio al fiuto di David Levien e Brian Koppelmann ma anche a quello di Ted Demme, compianto nipote di Jonathan e produttore del film, nonché autore in proprio di un altra pellicola di culto come "Blow".
Mercati in crisi
Girare un sequel di Rounders oggi significherebbe avere un target di pubblico sicuramente ancora ampio ma in netta contrazione, rispetto alla situazione di 22 anni fa. Ma ad essere in crisi non è solo il mercato del poker, perché anche quello del grande schermo non se la passa benissimo. Oltretutto la Miramax dei fratelli Weinstein non esiste più, essendo nel tempo (e ben prima delle disavventure giudiziarie di Harvey) passata di mano e finita nelle mani di una società qatariota.
Un cast irripetibile
L'obiettivo di un sequel di Rounders è reso difficile anche se si guarda al semplice cast. Oggi è inimmaginabile pensare di avere Matt Damon, John Turturro, Ed Norton e John Malkovich insieme, soprattutto con un budget ridotto. Dodici milioni non erano una cifra da kolossal nemmeno allora, se si pensa che un anno prima Titanic ne era costato 200. Oggi le carriere di tutti e quattro questi attori hanno raggiunto livelli altissimi, al punto che sarebbe difficile vederli negli stessi ruoli. Proprio Turturro, però, offre lo spunto per un'ultima riflessione.

Turturro e "Jesus" 20 anni dopo
L'attore italo-americano interpretava Joey Knish, la personificazione del giocatore professionista "vero", quello che non è interessato alle luci della ribalta ma a guadagnare soldi. In altri termini, l'archetipo del giocatore di cash game. Nello stesso anno di Rounders, Turturro interpretò un ruolo particolare anche in un altro film destinato a diventare di culto: "Il Grande Lebowski". Nella scanzonata e geniale commedia dei fratelli Coen Turturro interpretava Jesus Quintana, ambiguo, sinuoso e variopinto giocatore di bowling. Una sorta di cameo amatissimo dal pubblico, con alcune battute entrate di diritto nella classifica delle citazioni più diffuse. Bene, è di pochi giorni fa la notizia che nel 2020 uscirà "Jesus Rolls", pellicola firmata proprio da John Turturro che riprende il personaggio di 20 anni prima e lo sviluppa in una storia a se stante. Non si tratta dunque di un sequel ma di uno "spin-off", ovvero di un prodotto indipendente nato dallo spunto (in genere un personaggio) presente in un film.
Uno Spin-Off per Rounders? Verme!
Forse è proprio questa la via più battibile, per vedere in qualche modo rivivere Rounders: uno spin off. Su chi? D'istinto andrei su Joey Knish, ma poi ci ripenso: trattandosi di un giocatore di cash che ha scelto la grana al posto della gloria, la sua storia rischierebbe di essere di scarso interesse per il pubblico non edotto al poker. Probabilmente allora il personaggio giusto su cui costruire uno spin off di Rounders è Verme. Che fine avrà fatto? Quante ne avrà combinate nel tempo per sbarcare il lunario? Ed Norton continua ad essere un tipo di attore che racconta egregiamente personaggi problematici e borderline. Chissà, potrebbe anche esserne interessato: qualcuno di voi ha il suo whatsapp?