Storia paradossale per una donna (ex) beneficiaria del reddito di cittadinanza di Maltignano, piccolo paese in provincia di Ascoli Piceno. Nell’ ottobre del 2022, viene accusata di non aver dichiarato una grossa vincita maturata online.
La donna di 64 anni è incredula, rimane spiazzata, non ci crede e non riesce a capire cosa sia successo. Nel frattempo gli viene revocato il reddito di cittadinanza con tutte le conseguenze del caso e finisce sotto processo.
Nell'ottobre 2022 viene applicata la legge e quindi nessuno può evitarle il processo penale: arriva il rinvio a giudizio. La donna deve affrontare il procedimento giudiziario.
La legge sul reddito di cittadinanza parla chiaro: non è possibile giocare online con il denaro percepito – in forma assistenziale – dall’INPS e, in caso di vincite, è comunque necessario comunicarlo all’ente previdenziale. Se si omette tale adempimento si rischia una denuncia penale per truffa ai danni dello Stato.
La giurisprudenza è però divisa: a Avellino una donna è stata assolta dopo aver vinto oltre 300mila euro. A Verona invece un uomo è stato condannato a 14 mesi per non aver dichiarato le vincite.
Reddito di cittadinanza: l'obbligo dichiarativo e il divieto per le scommesse
La “fortunata” di Ascoli avrebbe dovuto comunicare l'esito “positivo” delle sue scommesse e rinunciare – con ogni probabilità – al sussidio. Percepiva il reddito dal 2019 ma – secondo la legge – avrebbe dovuto immediatamente interrompere di incassare l’assegno.
Ma, il problema in questi casi, non è solo quello di perdere comunque l’unica fonte di reddito ma anche di dover affrontare un processo penale per frode con il rischio di una condanna da uno a tre anni. L’avvocato Umberto Gramenzi però è riuscito a tirarla fuori dai guai (spoiler) ma non ha potuto evitare l’automatica decadenza del sussidio.
A seguito di accertamenti della Guardia di Finanza di Ascolti, dal 2018 al 2020, la donna avrebbe vinto circa 10.000 euro l’anno, arrivando a incassare circa 37.000 euro. Ma c’è il colpo di scena finale proprio in questi giorni.
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Tutto è bene quel che finisce bene
Dalle indagini però condotte dalla Procura della Repubblica di Ascoli e con il contributo determinante dell’Ufficio dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli delle Marche, è risultato che la 64enne è stata vittima di un furto d’identità. Un malvivente si è impossessato dei suoi dati per aprire dei conti gioco a suo nome e scommettere per diversi anni senza che lei se ne accorgesse. Non si conoscono ancora i dettagli di questa truffa, è probabile che si tratti di multiaccounting per truffare anche i bookmakers.
A seguito dell'assoluzione la donna ascolana potrà chiedere di nuovo di percepire il sussidio di Stato e, una volta che saranno concluse le indagini verso l’autore del furto d’identitò potrà costituirsi parte civile e richiedere il risarcimento dei danni subiti, come – ad esempio – aver subito un processo in modo ingiusto.

Il Multiaccounting è una truffa punita dalla legge penale
Nel gioco online purtroppo il multiaccounting è una prassi molto diffusa. Si tratta di quando uno scommettitore o un giocatore di poker usano l'identità di un'altra persona o usano più account per ingannare le società di gioco (per esempio bookmakers che li avevano bannati o per usufruire di nuovi bonus) o altri giocatori di poker.
Il multiaccounting però per la legge italiana (e non solo) è una vera e propria truffa e, in caso in cui un giocatore viene sorpreso, può essere denunciato e rischiare un processo penale per truffa.In Gran Bretagna un noto poker player è stato condannato a 15 mesi di reclusione per questa ragione.In Francia invece il campione delle WSOP 2019 Ivan Deyra è stato sorpreso con diversi account: è stato bannato e licenziato dal suo team pro Winamax.
Inoltre c'è da mettere in conto un altro aspetto: il furto d'identità digitale è un reato punito dal Codice Penale, una violazione riconosciuta dagli articoli 494 e 640. Le pene sono severe: reclusione da 1 a 6 anni.