Tra tutte le voci più o meno competenti che hanno partecipato al dibattito dell'anno, scaturito dall'episodio capitato al tavolo finale del Main Event delle World Series Of Poker, quella di Joey Ingram dovrebbe essere ascoltata con attenzione, non tanto sul merito, quanto per il fatto che di sicuro non viene originata da pensieri messi sul tappeto, a caso.
Di cosa si parla
Anche se è sicuramente minima la percentuale degli appassionati di poker che non sanno di cosa stiamo parlando, il tutto nasce da una polemica nata sui social ai quali ormai non sfugge più nulla per via delle foto, delle telecamere e di ciò che può essere catturato in un palcoscenico come il Final Table del torneo più importante dell'anno, quello del Main Event delle World Series Of poker.
Per pochi capi si è fatta avanti l'ipotesi che la curva del vincitore Jonathan Tamayo si sia servita di mezzi informatici per trarre vantaggio nel testa a testa conclusivo contro colui il quale sarebbe poi arrivato secondo, lo statunitense Jordan Griff.
In questo articolo spieghiamo tutto per filo e per segno.

La bomba lanciata da Joey Ingram
Per chi non lo sapesse, Joey Ingram è un seguitissimo commentatore delle cose di poker, oltre che ad essere un giocatore molto rispettato nell'ambiente.
L'idea dello statunitense parte da una vecchia diatriba prettamente regolamentare che fa capo all'utilizzo di cellulari e devices in genere nel recinto di gioco e, soprattutto, ai tavoli.
Il problema deriva dal fatto che un computer, un tablet, permettono comunque di accedere a qualsiasi informazioni nel bel mezzo del gioco e questo è un argomento spinoso per chiunque dovrà decidere di investire i propri soldi in un torneo e non ha alcuna intenzione di farlo utilizzando il proprio cellulare, se non per scrivere alla propria fidanzata, o ascoltare musica, o cose di questo tipo.
Seppur non è provato che Dominik Nitsche, o chi per lui, possa aver usufruito di strumenti di ausilio che non sarebbe corretto utilizzare "in game", il fatto stesso che il tedesco avesse un computer tra le mani e lo consultasse, in taluni casi anche insieme a Tamayo, può portare a pensare qualsiasi cosa. Anche le meno pulite e questo non può essere accettabile, porta via credibilità.

Il rovescio della medaglia
Lo stesso Ingram pensa che collaborare con persone del proprio "angolo" che consultano qualsiasi di programma che fornisce la risoluzione dei problemi è un fatto che può essere considerato di routine, alla luce del fatto che i" giocatori più performanti degli ultimi due decenni, sono stati i migliori al mondo per 10-15 anni, utilizzando in maniera consona i migliori strumenti e software".
La questione si pone nel momento in cui si deve porre un limite tra l'ascolto di un podcast e la risoluzione dei problemi in tempo reale.
Se si vuole risolvere il problema alla radice l'unica soluzione è quella di bandire i telefoni dai tavoli.
Il problema è anche ottico: i giocatori amatoriali possono sentirsi intimiditi o ingannati se vedono gli altri controllare costantemente i loro dispositivi.
"La realtà è che siamo nel 2024, il mondo è cambiato e l'intelligenza artificiale sta influenzando e sconvolgendo tutti i settori. Se stai giocando questi tornei, devi preoccuparti di questo", insiste Ingram, incoraggiando i giocatori ad alzare la voce e partecipare al dibattito.
Foto in Homepage: Joey Ingram Courtesy Pokernews & Danny Maxwell