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Full Tilt Poker: trovato nella Manica il tesoro nascosto di Ray Bitar, confiscati $12,8 milioni

Il governo autonomo di Guernsey, piccola isola del Canale della Manica, ha collaborato con il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti per la confisca di un conto intestato a Ray Bitar, ex  controverso CEO di Full Tilt, accusato di una delle più grosse frodi online degli ultimi anni.

Il denaro confiscato è stato puntualmente restituito alle autorità statunitensi.

Ray Bitar durante il suo matrimonio nell’ottobre del 2016

Come noto, Bitar era l’amministratore delegato della red room nella vecchia gestione (prima che venisse acquistata da Rational Group) e sotto la sua responsabilità si è registrato un dissesto finanziario di ben 350 milioni di dollari (gran parte dei fondi appartenevano ai players), in parte dovuto alle spese folli nel marketing (circa 20 milioni al mese venivano investiti), alla distribuzione illegittima dei dividendi agli azionisti ma soprattutto alla dispersione di una notevole entità di dollari che finivano nelle tasche di discutibili intermediari che venivano utilizzati per eludere il blocco delle leggi federali statunitensi (UIGEA) nei pagamenti, attraversi complicati sistemi di riciclaggio.

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Bitar, nel 2013, si è dichiarato colpevole di frode e riciclaggio ed ha consegnato alle autorità statunitensi 40 milioni di dollari per evitare il carcere. Una misura favorita anche dalle sue precarie condizioni fisiche. Una perizia medica dava solo il 50% di possibilità all’ex CEO di Full Tilt di sopravvivere entro 12 mesi, per via di gravi problemi cardiaci.

Proprio per questo motivo, l’anno scorso sono state inevitabili le polemiche a seguito del suo sfarzoso matrimonio, costato qualche milione di dollaro allo stesso Bitar.

Ma veniamo alla stretta attualità: il Governo dell’isola di Guensey ha sottoscritto un accordo di collaborazione con gli Stati Uniti nel 2015, nella lotta al riciclaggio di denaro e all’evasione fiscale.

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Guensey si trova a poche miglia marine dalle coste francesi: è un ex protettorato britannico e gode di un governo autonomo. In passato, era una delle mete preferite per coloro che volevano nascondere i loro tesori da occhi indiscreti. Da qualche anno il vento è però cambiato anche sulla Manica.

I manager di Full Tilt conoscevano bene quelle isole. Poco distante c’è Alderney, un’altra isola del Canale che aveva rilasciato le licenze di gioco alla poker rooms, chiudendo, in alcuni casi, non uno ma entrambi gli occhi, pur di non accorgersi della mala gestio degli amministratori di Tilt.

A seguito dello scandalo che ha travolto la poker room, lasciando sul lastrico molti poker players, nel 2012 le autorità locali avevano bloccato i conti di Bitar e di Full Tilt.

Secondo il procuratore generale dell’Isola della Manica, Megan Pullum, Bitar avrebbe riciclato denaro proprio a Guensey per quasi 10 milioni di sterline, da qui la confisca del conto bancario per 12,8 milioni di dollari (9,5 milioni di sterline) che sono stati consegnati alle autorità statunitensi.

Come noto, il Dipartimento di Giustizia americano ha restituito gran parte dei fondi ai players di Full Tilt, dopo diversi anni dal crack finanziario della red room, a seguito del Black Friday (2011).

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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