Durante il lungo iter di approvazione della Legge di Stabilità abbiamo assistito a continui ribaltoni sulla regolamentazione del poker live.
La partita è insomma apertissima ma è logico pensare che in questi mesi, l’ultima parola spetterà al futuro Governo che dovrà scegliere se disciplinare un settore a forte rischio sicurezza sociale e ordine pubblico (e che potrebbe creare migliaia di posti di lavoro e risorse preziose per lo Stato), oppure cedere ad una parte dell’opinione pubblica guidata da una lobby che fa della demagogia una ragione e che preferisce chiudere entrambi gli occhi e ignorare che già si sta giocando in tutta la Penisola, complice anche il fatto che il regolamento non è stato ancora pubblicato dopo quasi quattro anni, creando una pericolosa vacatio legis.
Il problema è più politico che tecnico e dipenderà dalla composizione della futura maggioranza che sosterrà l'esecutivo. Se i parlamentari di area cattolica (sia di destra che di sinistra) avranno un peso importante all'interno della coalizione, è chiaro che il live non sarà disciplinato nella prossima legislatura.
D'altronde in Italia conta solo la forma ed in campagna elettorale, la parola poker fa più effetto rispetto a slot o Vlt.
L'opinione pubblica demonizza le eventuali e future sale di texas hold'em ma ignora completamente che quasi 700mila persone (con problemi più o meno gravi di dipendenza da gioco) sono vittime delle macchinette, in base ai dati forniti dal Sert e pubblicati da Panorama in una recente inchiesta. Però tutti preferiscono fare finta di nulla perché lo Stato ricava da quel settore quasi quattro miliardi l'anno.
In tutti i casi, nel caso di abrogazione della legge sul poker live o con il mantenimento dello status quo, la posizione dei circoli pare solida, almeno dal punto di vista del diritto penale.
Nelle aule di tribunale la demagogia ha un peso diverso e la giurisprudenza è quasi del tutto concorde nel riconoscere i tornei di texas hold’em come una pratica legale e compatibile con il nostro codice penale. In questi due anni vi sono state parecchie sentenze favorevoli mentre non si ricordano di condanne per gioco d'azzardo.
Vi è semmai un problema di diritto amministrativo ma in caso di abrogazione della legge - in modo paradossale - non vi sarebbero più obblighi autorizzatori.
Nel nostro paese oramai da troppi anni si usano slogan elettorali e messaggi propagandistici per nascondere (e non risolvere) i problemi alla radice.
Meglio finanziare lo sviluppo delle nostre imprese sul web (aprendo una porta verso il futuro), sostenere la cura delle ludopatie (dovute al 99% dai giochi di pura fortuna e compulsivi dove lo Stato realizza entrate da favola), creare posti di lavoro, oppure vedere ogni giorno svilupparsi un settore senza regole chiare.
L'alternativa è quella di incentivare lo sviluppo di ambienti legali, dove divertirsi in maniera sana e responsabile con pochi euro.
Se proprio non si vuole costituire una nuova rete di sale per il poker sportivo, almeno si dovrebbe guardare in faccia la realtà e legittimare i circoli più virtuosi che mettono in atto ogni giorno controlli interni seri ed efficaci (registrazione dei soci ad ogni torneo, uso di telecamere interne etc.) e diffondono un concetto di poker sportivo destinato al divertimento, alla socialità (buy-in contenuti con uno standard elevato di garanzie sulla regolarità del gioco) e alla trasparenza fiscale.
Il poker per la legge italiana è uno skill game. Potrebbe quindi essere considerato come una disciplina sportiva o un gioco mentale d'abilità? Esprimi la tua opinione sul nostro forum!