La vicenda dell’ormai famoso “Mister X” di Varese è emblematica su quali siano le problematiche per i Professional Poker Players italiani. La Guardia di Finanza dai primi mesi del 2011 ha aperto un’indagine per quanto riguarda soprattutto i tornei live all'estero. Nei primi mesi del 2013 sono state recapitate parecchie cartelle esattoriali a noti giocatori.
Le fiamme gialle hanno preso in esame le posizioni di circa 4.000 pro (seppur vi siano dei dubbi sulle cifre reali): per le autorità inquirenti non sarebbero state dichiarate vincite per 73 milioni di euro (97 milioni di dollari).
Non esiste ancora una legge specifica dedicata ai giocatori professionisti di poker, pertanto i players italiani devono avere ben presente la normativa fiscale e l’interpretazione applicata al mondo del gambling.
Iniziamo un viaggio sintetico, sugli obblighi e gli oneri. Cerchiamo di rispondere alle domande più frequenti, per quanto è possibile.
- I players italiani devono dichiarare le vincite maturate sulle rooms.it, autorizzate da AAMS?
Partiamo da un principio generale: il contribuente residente sul territorio nazionale, è obbligato a dichiarare al fisco tutti i redditi prodotti in Italia e all’estero.
Come detto, al momento non esiste una normativa che regola ad hoc la figura del Professional Poker Player nel nostro paese. Vi è però un’interpretazione, sposata da quasi la totalità degli avvocati e commercialisti, esperti di settore: nel poker italiano, le vincite ottenute su rooms autorizzate da AAMS non devono essere dichiarate in quanto già tassate alla fonte.
A tale conclusione si è giunti, leggendo ed interpretando le tre norme seguenti:
1) l'articolo 67 comma 1, lett D, del decreto n. 917 del 1986: "le vincite e i premi derivanti da giochi di abilità o le vincite delle lotterie, dei concorsi a premio, dei giochi e delle scommesse organizzati per il pubblico e i premi derivanti da prove di abilità o dalla sorte nonché quelli attribuiti in riconoscimento di particolari meriti artistici, scientifici o sociali";
2) articolo 30 del DPR 600 del 1973: "le vincite e premi sono soggetti a ritenuta a titolo d'imposta".
3) circolare n. 23925 del 2008 di AAMS, punto 7 (richiama Decreto del Ministero Economie e Finanze del 17 settembre 2007): "nei giochi di abilità a distanza con vincita di denaro e' prevista l'applicazione di una ritenuta alla fonte a titolo d'imposta pari al 3% della raccolta".
Le prime due norme devono essere quindi interpretate alla luce della circolare di AAMS del 2008. In conclusione: per gli esperti di settore, le rooms agiscono come sostituti d’imposta per conto dei players, i quali versano le imposte indirettamente al momento dell'iscrizione. Si tratta dell'interpretazione maggioritaria ma fino a quando non vi sarà una normativa completa, nessuno potrà dare certezze al 100%.
In numerosi altri stati, in particolare nei paesi scandinavi, è stata riconosciuta la figura del giocatore professionista. I players occasionali non vengono tassati, coloro invece che esercitano la professione in modo sistematico ed abituale hanno l’obbligo di dichiarare il reddito maturato nel corso dell’esercizio fiscale. Naturalmente il prelievo viene calcolato sui profitti netti: si dà la possibilità al soggetto di poter detrarre le spese (buy-in, spese di viaggio etc.). Si tratta però di nazioni dove non esistono mercati regolamentati, come ad esempio in Italia.
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Fine prima parte - continua
Poker online e tasse: guida per i players italiani - seconda parte
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