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Fedor Holz sconfessa re Phil… Ivey e Dwan sono avanti anni luce? Hanno in mano il Big Game, in barba ai tedeschi

Meglio essere il giocatore più forte del mondo ed ogni giorno essere costretto a confrontarsi con i players più tosti e preparati, oppure vivere su un’isola sperduta con ricchi businessmen russi e balene asiatiche con la passione per il gambling?“. A voi la risposta: cosa preferite? Gloria o soldi? Questa è la domanda retorica che si pone ogni giorno un anonimo vecchio saggio poker player che da 20 anni a questa parte vive grazie a questo gioco, lontano alle luci della ribalta.

Nella foto a partire da sinistra: Paul Puha (il padre del Big Game asiatico), un gambler cinese e Tom Dwan

Quando penso a questi due modi diversi di vivere il poker, mi vengono in mente Fedor Holz e Phil Ivey, divisi da una, forse, due generazioni. Ma metterli sullo stesso piano sarebbe un errore grave.

Poche ore fa, Fedor Holz, con molta eleganza ha relegato Phil Ivey nella serie B del poker. Molto probabilmente l’high roller tedesco ha ragione, il primo ad ammetterlo sarebbe lo stesso giocatore americano (ed avrebbe tutti gli interessi a farlo..). Dal punto di vista della pura tecnica e teoria non c’è storia, molto probabilmente.

Il punto di vista di Holz

Fedor si può permettere di esprimere un giudizio del genere: ha vinto tutto in questi ultimi anni grazie ad una preparazione ed intelligenza sopra la media ma anche una run impressionante. E’ comunque da ritenersi un fenomeno in ogni caso.

Ad una precisa domanda su Ivey, il teutonico ha dichiarato: ““non farebbe parte del top 5% dei giocatori se fosse un regular degli High Roller. Non perché non sia un ottimo player, ma perché vorrebbe dire essere tra i 5 più forti in circolazione, e stiamo parlando di gente talmente brava che neppure Phil Ivey, che non gioca da parecchio, sarebbe a loro livello”. Proviamo a tradurre le sue parole: “è bollito e non pronto per questi livelli, come tutti quelli che fanno parte della old generation. Che ne sanno loro di GTO?”

Vero. Ma Holz è così sicuro che Ivey non giochi più? Forse non lo farà sotto i riflettori ma ci risulta che prenda parte ad alcune partite private blindatissime in Asia. Non a caso vive tra Macao e Hong Kong.

I reali obiettivi di Phil Ivey e le sfide impossibili da evitare

A nostro avviso però il quesito è un altro: l’obiettivo di Ivey in questo momento è imbattersi in una sfida impossibile contro il team tedesco oppure continuare a guadagnare cifre pazzesche? Siamo sempre lì con il conto: soldi o fama?

Vi ricordiamo che ha  appena perso due cause milionarie ed almeno 20 milioni di dollari. Ivey non sa che farsene della gloria, dalla storia dell’edge sorting ne è uscito con le ossa rotte dopo aver sfidato la lobby dei casinò.

 

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“La solitudine dei numeri primi”

Altra domanda: quanto conta, in questo momento, essere riconosciuto come il più forte di tutti?

Ivey è stato il numero uno per tanti anni, anche lui ha sofferto della “solitudine dei numeri primi“, sa benissimo cosa vuol dire ogni giorno questa sfida continua contro il resto del mondo e contro se stesso.

Ma re Phil lo faceva quando ne valeva realmente la pena, nel momento d’oro del poker mondiale ed americano. Avere quello status voleva dire mettersi in tasca una montagna di soldi.

Ivey con l’amico Paul Puha, colui che controlla le partite più importanti di Manila e Macao

Era il volto, il testimonial d’eccellenza della seconda room mondiale e grazie a tutto ciò era anche azionista ed ha goduto (in barba ai client giocatori) di dividendi record.

Sponsor di tutti i tipi (anche automobili) lo cercavano ma soprattutto le balene americane (un esempio? Il banchiere texano Andy Beal che perse contro di lui 13 milioni di dollari in una sola partita) amavano sfidarlo nella Bobby’s Room.

Ha guadagnato negli high stakes online una ventina di milioni di dollari che gli ha donato gentilmente la balena per eccellenza, Guy Laliberté, il padre del Big One Drop, anche lui preso dalla smania di voler battere il più forte di tutti. Sembra un secolo fa, sono passati circa 10 anni ma il poker è cambiato in modo radicale e mollare i vecchi schemi ed adattarsi al mercato è quello che sanno fare solo  i più forti e questo non vuol dire per forza di cose essere il più preparato ai tavoli.

Cosa vuol dire essere il N1 nel 2018

Essere numeri uno al mondo, oggi, cosa significa? I contratti di sponsorizzazione veri e pesanti non esistono più. Essere riconosciuto come il più forte porta si, tanta gloria e un bel gruzzolo di soldi (grazie soprattutto alle run negli eventi live ) ma la competitività e la preparazione tecnica dei primi 100 players al mondo è ben altra cosa rispetto a 6/7 anni fa. L’edge c’è ma è legato anche alle dinamiche di pochi tornei. Quando la run finisce cosa succede? Il rischio di perdere tutto quello che si è guadagnato nei tornei precedenti è concreto.

Holz lo sa, ha già provato una volta a dire addio agli high roller ed a staccare la sfida, ma la sindrome della “solitudine dei numeri primi” continua a tormentarlo ed il confronto ai tavoli è il suo pane quotidiano.

Holz: “impossibile mantenere questi risultati nel long term”

L’intelligenza di Fedor la percepisci anche quando si trasforma in consapevolezza: “so che non sarò in grado di sostenere questi risultati sul lungo periodo. Già ora molti reg degli high roller pensano che io sia bravo ma non il migliore, so per certo che in futuro ci saranno nuovi giocatori che diventeranno più forti di me”. Cheapeu!

Fanno riflettere anche le parole di un altro cervello raffinato come Dominik Nitsche: “Chiaramente, considerando la vendita di quote, ci sono molti più soldi in ballo a un final table di un Main Event EPT rispetto al final table di un Super High Roller da 25 entries“.

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Un regular per eccellenza, membro del team tedesco, afferma che è più conveniente vincere un Main di un European Poker Tour rispetto a qualsiasi altro high roller dove lo scambio di quote fa senza dubbio la differenza.

Paul Puha con l’avvocato di Phil Ivey dopo l’arresto a Las Vegas (photo courtesy Las Vegas Sun)

Lo scambio di quote e informazioni sta distruggendo credibilità degli high roller

Questo intreccio di interessi sta distruggendo la credibilità degli high roller, perché il super team tedesco sta cannibalizzando tutto. Sia chiaro: da una parte c’è da riconoscere la loro bravura e preparazione tecnica, dall’altra però questa condivisione continua di informazioni (e quote) tra i pro teutonici ha reso la vita impossibile a tutto il resto del field che nel lungo periodo è destinato ad andare broke. Per quanto durerà questa storia?

Chi è dentro questo cerchio magico (qualche pro italiano c’è ma si tratta di eccezioni) può permettersi di giocare gli high roller, chi è fuori rischia di farsi malissimo.

Ivey e Dwan sono su un altro pianeta rispetto agli altri?

Ivey e Dwan l’hanno capito con 5/6 anni d’anticipo, forse consapevoli che in tutti i casi per loro non ci sarebbero state speranze sfidare una squadra di 20/30 giovani e talentuosi players che condividevano tutto: soldi e nozioni tecniche.

Condizioni simili esistono anche negli high roller a Vegas con un gruppetto di talentuosi players che hanno fatto il bello ed il cattivo tempo per anni e continuano a scambiarsi quote e run.

Ed allora Phil e Tom cosa hanno fatto? Basso profilo. Nelle poche uscite pubbliche condivise hanno preservato un’ immagine da incalliti gamblers. Pensiamo ad Ivey: negli ultimi due anni si è parlato solo dell’edge sorting e delle sessioni di baccarat a Londra e al Borgata di Atlanta.

Dwan? Quante volte avete sentito dire che Tom fosse andato rotto e che aveva chiuso con il poker? Bene, si è scoperto poi che era il fulcro e il protagonista principale dell’action di Macao.

Il Big Game asiatico di Tom e Phil

I due hanno mandato tutti fuori strada. Un piano finalizzato a preservare la loro fama di gamblers agli occhi delle balene asiatiche di Macao e Manila. Solo in questo modo possono continuare a parte ai giochi più ricchi del pianeta contro facoltosi gamblers amatori, finanziati dal solito cartello composto da Paul ‘MalACEsia’ Phua e dai suoi soci. Altro che ballarsi il 5% negli high roller dai field impossibili, Dwan e Ivey si giocano i pot più importanti della storia del poker. Altra musica, altra storia.

Questo è il vero Big Game. Partite nelle quali è difficile poter prendere parte. In certe rooms di Macao c’è ancora la foto segnaletica di Patrik Antonius con su scritto: “qui non posso entrare”. Il giocatore finlandese da quelle parti ha una “brutta nomea”: è considerato un giocatore troppo forte e nitty per i loro gusti. Al massimo gli concedono di mettere qualche centininaia di migliaia di dollari nei super high roller dove strutture e varianza vanno a braccetto.

Una storia che dura dal 2011-2012. Mentre i tedeschi continuavano ad affinare GTO ed altre tecniche avanzatissime, Tom Dwan e Phil Ivey, con le valige in mano si divertivano lontani dall’Europa e dagli States con le balene di Hong Kong e dintorni. E’ proprio così: i due ex fenomeni di Full Tilt difficilmente li vedremo a giocare high roller all’Aria o al Bellagio, figuriamoci se accetteranno mai la sfida (impari) contro il team tedesco. Magari solo in qualche rara eccezione ma quando a determinare regole (e a mettere i soldi) sono Puha e soci.

Addirittura vi sono voci incontrollate di Ivey che parteciperebbe a home games con ricchissimi uomini d’affari in Cina (dove il gambling è vietato).

Cosa farà il super team tedesco?

Ma la domanda finale è questa: quando il giochino del super squadrone teutonico finirà (perché prima o poi manderà rotto il resto del field) cosa faranno questi ragazzi? Se sono intelligenti si godranno i loro soldi sotto il sole (averne di problemi del genere…) perché con la loro fama ingombrante, difficilmente saranno accolti a braccia aperte a Macao e Manila, o in altre partite private in giro per il mondo (pensiamo ad Hollywood  e alla Silicon Valley dove giusto può entrare a volte Phil Hellmuth).

Essere considerati tra i più forti al mondo può essere un problema…

Ed allora, molto probabilmente, non far parte di quella elite del 5%, in questo momento vuol dire poco, se non nulla. Anzi, essere considerati in quel cerchio magico per gente come Ivey e Dwan è un problema. Ben venga il Fedor Holz di turno a svalutare le loro skills. Gloria e onori li lasciano volentieri a loro…

Ma alla fine chi è veramente avanti? Phil Ivey o Fedor Holz? La scelta spetta a voi. Noi un’idea ce la siamo fatta.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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