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Cristiano Blanco: “Liquidità condivisa? Bene ma non basta, il poker deve tornare ad essere inclusivo.”

Lo avevamo lasciato ex poker pro intento a farsi strada nel mondo manageriale, lo ritroviamo “head of gaming” di una delle più grandi multinazionali del gioco al mondo. Cristiano Blanco racconta la sua ascesa professionale nel gruppo Kindred, ma anche la sua visione dell’attuale mercato del poker.

Dall’AdE…la spinta per una nuova carriera

Una bella storia italiana, che nasce da un momento di grave difficoltà: il contenzioso legale con l’Agenzia delle Entrate, che lo ha portato fino alla Corte di Giustizia Europea, rendendolo infine quello che definimmo “il Bosman del poker”.

Innanzitutto complimenti! Come dicevi in una nostra intervista di qualche tempo fa, quasi quasi c’è da ringraziare quelli dell’AdE…
Sì, ribadisco quanto ti dissi allora. Ringraziarli è ovviamente un paradosso, perché solo io so cosa ho passato in tutti quegli anni. La cosa principale che ho capito è che alcune cose le fai solo quando sei spalle al muro. Loro mi misero spalle al muro, costringendomi di fatto a trovare la forza necessaria per rialzarmi. Li ringrazierò alla fine di tutto (manca un grado di giudizio, ndr), ma dovrò ringraziare soprattutto me stesso.

Un nuovo ruolo, l’Italia e il futuro

Una carriera bella e veloce, la tua. Eri Head of Casino, ora sei Head of Gaming. Tecnicamente, cosa cambierà nel tuo ruolo?

Cambia molto, perché adesso ho la responsabilità di casinò, poker, bingo, lotterie ed altri possibili nuovi giochi. Dovranno rendere conto a me tutti i responsabili delle varie aree, compresa quella Casino di cui ero responsabile io fino a ieri. E’ un lavoro più “macro” che “micro”, che richiede una visione a medio lungo termine. Il mio compito è soprattutto capire e programmare dove vogliamo essere fra 1-3-5 anni eccetera.

Hai nominato il poker, dunque una domanda è d’obbligo. Per un certo periodo siete stati presenti con il marchio Unibet, ora non più. Che programmi avete con il comparto poker e con l’Italia in generale?

Attualmente in Italia non siamo presenti, perché è un tipo di mercato assolutamente non profittevole per noi, al momento. Se l’Italia entrerà nella liquidità condivisa ci faremo più di un pensiero, ma anche quella temo che non sia risolutiva.

Cristiano felice nel giorno della sentenza della Corte Europea

Cristiano Blanco e i dubbi sul sistema-poker

Aspetta un momento, andiamo per gradi. Cosa non ti convince nella liquidità condivisa?

L’idea di unire alcune liquidità è buona, ma da sola non può bastare. Se il business model del poker rimane quello attuale, la LC allungherà solo la sua sopravvivenza per un paio d’anni, non di più. Non potrà essere altrimenti fino a che il poker non tornerà ad essere inclusivo, divertente per larghe fasce di utenti. Noi siamo presenti in alcuni mercati con client nostro e una proposta radicale, che punta a rendere impossibile capire se si ha davanti un amatore o un pro. Dai tavoli anonimi alla possibilità di cambiare nick, la nostra proposta inoltre esalta la formula freezeout ai danni di rebuy e re-entry.

Quindi sei d’accordo con le svolte pro-amatori di PokerStars e altri operatori?

Decisamente, e ti dirò di più: il futuro obbligato è che tutti i principali operatori facciano sistema, portando avanti una nuova idea di poker che metta il giocatore e il suo divertimento al centro. Purtroppo, negli anni passati molti operatori hanno guardato solo al breve periodo: come andava questo evento, quanta rake abbiamo fatto questo mese. Il modello di poker è diventato troppo “nemico” del giocatore occasionale. Bisogna recuperare la dimensione di 10 anni fa.

Torniamo a 10 anni fa?

EPT Dortmund 2009: Cristiano scherza con Andreas Hoivold, che lo aveva battuto due anni prima in heads up

Siamo d’accordo, ma nel frattempo è vero che il gioco si è strategicamente molto evoluto.

Certo, il gioco si è evoluto ed è normale che sia così. Io però parlo di un ambiente, di un’atmosfera. Una volta andavo agli EPT con l’idea di potere giocarmela alla pari con tutti, anche se non era così. Oggi se non sei un pro e ti siedi a un torneo di questi, ti sale l’ansia…

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Dobbiamo proprio ripensare il prodotto da offrire, sia live che online. Dobbiamo prendere come testimonial qualche altro Cristiano Blanco, uno che ha avuto una botta di culo ma che gioca per divertimento. Dobbiamo dare l’idea di un gioco che dà una chance a tutti. L’amatore che va ai live non può e non deve sentirsi accerchiato, altrimenti è normale che preferisca risparmiare i soldi e spenderli al circolo sotto casa, dove trova colloquialità e un sano sfottò.
Non sarà un processo semplice, ma se ripensiamo il poker in questi termini possiamo rilanciare il mercato nel giro di qualche anno.

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Grillino pentito, forse…

Mi frulla una considerazione per la testa. Certo che vedere un grillino della prima ora diventare “Head of Gaming” di una multinazionale del gioco sembra davvero strano…

Eh eh eh, sapevo che mi avresti stuzzicato su questo. Vale la pena chiarire un po’ di cose. Come ti dicevo l’altra volta, ero presente ai primissimi Meetup romani, ci credevo molto ma avevo quel problema con l’Agenzia delle Entrate che mi avrebbe potuto rendere attaccabile, quindi lasciai spazio ad altri. Purtroppo in pochi si sono ricordati di quel gesto, ma io comunque avevo fatto la mia scelta di andare all’estero e questo ti fa ovviamente perdere contatto con il territorio.

In generale mi sono allontanato e oggi non posso dirmi più grillino, anche se continuo a condividere buona parte delle loro idee.

Certo sul gaming hanno preconcetti pesanti. In generale c’è un problema della politica italiana, a comprendere questo settore e le sue dinamiche. Perché sparare contro il gaming è facile e porta consensi. Ma nessuno ha l’umiltà di sedersi e parlarne seriamente, men che meno nei 5 Stelle.

Prossimo obiettivo professionale?

Da quando ho iniziato questo percorso, volevo diventare dirigente al più alto livello possibile di una grande azienda. Ecco, l’ “Head of Gaming” è l’ultimo ruolo possibile per i “comuni mortali”. Sono davvero orgoglioso di avere raggiunto un ruolo così senior in una azienda così grande e in così poco tempo. Il prossimo step è un sogno: diventare membro del board, consigliere di amministrazione e magari un giorno CEO.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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