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Isai Scheinberg

Isai Scheinberg rompe il silenzio: “Black Friday, PokerStars, scacchi: la mia verità”

Isai Scheinberg è stato, nel bene o nel male, una delle figure più importanti nella storia del poker online. Uno di quei personaggi che, con le sue intuizioni e le sue azioni, ha permesso al poker, virtuale e reale, di diventare un fenomeno di proporzioni planetarie.

Dopo tanti anni di silenzio, il fondatore di PokerStars ha concesso una lunga intervista ai colleghi di PocketFives, di cui abbiamo il piacere di riportarvi i passaggi più importanti.

 

 

Gli inizi

Isai Scheinberg apre l’intervista spiegando la sua riluttanza a comparire davanti alle luci dei riflettori, al netto dei problemi giudiziari che ha dovuto affrontare per quasi un decennio: “Avevo a cuore la privacy, ma non ero misterioso. Non è la stessa cosa. Lavoravo sodo. Ero molto impegnato e non ero il tipo da fare public relations”.

Il papà di PokerStars ha ricordato i primi passi nell’industria del gambling, insieme al figlio Mark, e di come il suo software per creare tornei di poker online, lanciato nel 2000 con la fondazione di PYR Software, avesse incontrato parecchia resistenza.

Così, a 54 anni e dopo aver lasciato il suo lavoro alla IBM, decise di mettersi in proprio: nel 2001, nacque PokerStars.com.

Per la storia completa dell’ascesa di PokerStars al ruolo di primo operatore al mondo, vi rimandiamo a questo articolo:

Un viaggio in Svizzera costa caro a Isai Scheinberg che si consegna all’ FBI. L’arresto a New York. La storia inedita del Black Friday

Il Black Friday, visto da Isai Scheinberg

Vi abbiamo sempre raccontato il Black Friday, di cui ricorre il decimo anniversario, dal punto di vista di accusa e stampa, ma come ha vissuto quel periodo Isai Scheinberg?

Fu davvero traumatico, esala. Ma invece di lasciarsi prendere dal panico, Scheinberg pensò subito alle prime vittime: i giocatori. “Dissi ai miei avvocati che la priorità numero uno sarebbe dovuta essere restituire il denaro ai giocatori. Avevamo i soldi e volevamo pagare. Mi risposero che ero un pazzo, che ci sarebbe voluto più d un anno. Ma ci mettemmo meno di una settimana.

Giocatori, ma anche dipendenti: molti lavoratori di PokerStars temettero di perdere il posto, ma fu lo stesso Scheinberg a rassicurarli e a proporre a chi si occupava del mercato americano, che Stars avrebbe lasciato, di riciclarsi in un altro ruolo all’interno dell’azienda.

L’idea: acquistare Full Tilt

Di tutto si può dire del Black Friday, ma una cosa è certa: tra le aziende coinvolte, PokerStars è quella che ne è uscita meglio. Non è così per Absolute Poker/UB, né per Full Tilt, all’epoca colosso e rivale di PokerStars che fu travolta dallo scandalo. Migliaia di giocatori rischiavano di non vedere un centesimo dei loro soldi, quantomeno non in tempi ragionevoli, se non fosse stato per Isai Scheinberg.

“Suggerii agli avvocati di acquistare Full Tilt dal governo e restituire noi i soldi”, rivela Scheinberg, che si prese nuovamente del pazzo. Anche in quel caso, però, finì per avere ragione: PokerStars comprò Full Tilt e pagò i player.

Non chiamatelo fuggitivo

Sistemate le questioni più urgenti, la partita era tutt’altro che chiusa. Scheinberg doveva affrontare una serie di capi d’accusa: Mi rattristava molto quando la gente mi chiamava fuggitivoricorda – Non sono mai stato né cittadino né residente americano, e sono entrato negli USA solo nel 1999. Non stavo scappando né mi stavo nascondendo”.

Nel 2015, Isai si ritrovò per due giorni faccia a faccia con i procuratori americani a Londra, un incontro che servì a far cadere le accuse di frode bancaria, ma non quelle di gioco d’azzardo illegale.

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Tuttavia, nel 2019, e dopo aver viaggiato tra Canada, UK, Italia, Israele e Isola di Man, tutti Paesi con accordi di estradizione con gli USA, Scheinberg fu arrestato mentre si trovava in Svizzera in vacanza.

 

Isai Scheinberg
La nuova passione di Scheinberg: gli scacchi (photo courtesy of PocketFives)

 

Il resto è storia recente. Nel 2020 si chiude il capitolo giudiziario: Scheinberg si dichiara colpevole di aver operato un business di gambling illegale, ma il giudice gli riconosce la pena scontata, sia per la buona condotta di Isai (vedi caso Full Tilt), sia per il fatto che furono i suoi legali a consigliarlo di proseguire a operare negli USA nonostante il famigerato UIGEA.

“Mi chiedo se avremmo potuto essere più proattivi nelle discussioni col DOJ, specialmente a inizio 2011. Avremmo potuto entrare in dialogo diretto con loro. Magari, non saremmo mai arrivati al Black Friday”, sentenzia.

Un ritorno nel poker?

Sette anni dopo aver venduto PokerStars ad Amaya, Isai Scheinberg non esclude completamente l’idea di tornare un giorno nel business del poker, anche se quel giorno al momento appare molto, molto lontano.

“Abbiamo creato un sacco di cose che hanno aiutato il poker a crescere e ad essere più rispettato, e questa è la nostra eredità”, afferma. “Il fatto che abbiamo restituito i soldi ai giocatori, che non hanno perso niente nel Black Friday, fu altrettanto importante”.

Scheinberg rivela anche di essere stato vicino all’acquisto del Rio di Las Vegas, la casa delle WSOP. “Pensammo che non ne avevamo bisogno, ma credo fu un errore. Se avessimo comprato il Rio, probabilmente avremmo avuto le WSOP e le avremmo migliorate.

Gli scacchi

Una vicenda giudiziaria durata 9 anni, ma oggi Isai Scheinberg è a tutti gli effetti un uomo libero. Ma come passa il suo tempo?

“Oggi gioco molto a scacchi, mi rende felice”, rivela. Una passione che scorre nelle vene: suo padre Matafia rappresentò la Lituania alle Olimpiadi degli Scacchi negli anni ’30.

 Insieme al figlio Mark, ha investito in Chess.com per aiutare l’azienda a farne, chissà, la PokerStars degli scacchi.

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