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AssoPoker intervista ‘Apotheosis’, uno dei coach di Ivey

In Italia non è così conosciuto dal grande pubblico, ma i giocatori di cash game che bazzicano con regolarità tanto i forum di poker che i tavoli online sanno bene che Chris Kruk – studente canadese noto come “Apotheosis” – non è un professionista qualsiasi, essendo riuscito ad emergere a buoni livelli in tempi piuttosto rapidi.

Tre anni fa non stavo neppure giocando a poker – ammette senza alcun problema – ho conosciuto il Texas Hold’em quattro anni fa, grazie a un amico che aveva un account su Full Tilt Poker. Depositai 200 dollari giocando NL25 fullring, e credo di non essere durato neppure una settimana“. L’inizio insomma non è particolarmente brillante, ma per chi lo è agli esordi?

All’epoca stava finendo il liceo, e dopo essersi iscritto a biochimica per un po’ si disinteressa al gioco: “Quando si è studenti non è semplice, mettere assieme il denaro necessario per formare anche un piccolo bankroll – ricorda – mollai l’università perché non mi piaceva biochimica, non sapevo neppure perché l’avessi scelta. Convinsi mia madre a darmi il denaro per il bankroll, e dopo lunga insistenza riuscii a farmi dare 2.500 dollari, che depositai su PokerStars”. 

E’ il gennaio del 2013, e Chris pur avendo poca esperienza in termini di poker giocato – nell’arco dei tre anni precedenti ha sì giocato circa 300.000 mani, ma in maniera piuttosto casuale e intermittente – è stato molto attivo a livello teorico già da un paio d’anni, guardando un sacco di video di coaching e partecipando costantemente a discussioni sui forum.

Il suo avvio è semplicemente bruciante: il primo mese guadagna circa 15.000 dollari al NL100 e NL200, a metà febbraio si affaccia al NL500 ZOOM ed in estate attacca il NL1000. Fino ad ora, sono proprio quelli i limiti che gioca di solito, con l’obiettivo quest’anno di raggiungere lo status di Supernova Elite, mentre è ormai vicino a concludere la prima parte dei propri studi in medicina, la facoltà a cui si è iscritto dopo aver mollato biochimica. Il NL2000 è ormai ad un passo.

Il risultato del primo mese da pro di “Apotheosis”: la linea rossa è la non showdown winning

Quando è chiamato a dire da dove nasca il suo successo, Chris lo spiega così: “Il poker si basa sulla capacità di ragionamento logico, un’area che sicuramente mi è affine. Se sei in grado di lavorare bene con i numeri, puoi sviluppare abbastanza facilmente una strategia che è migliore rispetto a quella del giocatore medio, direi fino al NL200. Negli ultimi anni il gioco si è sicuramente indurito, ma diversi regular tendono a non voler evolvere la loro strategia, perché non riescono ad implementare in modo efficace nuovi aspetti . Si rifugiano così nella strategia che conoscono, anche se ormai è diventata perdente”.

Naturalmente nonostante abbia già ottenuto risultati straordinari anche lui punta a migliorarsi costantemente, e rimane stupefatto quando giocatori come Ben “Sauce123” Sulsky riescono ad elaborare in autonomia linee di gioco assolutamente innovative: “E’ incredibile, ad esempio, che qualcuno possa pensare di puntare un sesto del piatto al turn su certi board, non riesco a capire come ci si possa arrivare da soli. Una volta che raggiungi quel livello non puoi più migliorarti solo confrontandoti, perché ci sono pochissime persone al mondo che sono migliori di te o simili”.

Ma cosa pensa di quei regular vincenti che, come lui, fanno coaching e video contribuendo così ad indurire i livelli? Per lui che ha deciso di far parte della schiera di coach targata Phil Ivey, le cose vanno viste un po’ diversamente: “All’inizio, ho imparato questo gioco perché alcuni professionisti hanno fatto video e scritto nei forum. Inoltre, questo gioco va oltre i soldi per me. Grazie al poker ho conosciuto un sacco di amici che altrimenti non avrei mai incontrato, non bisogna dimenticare poi che le domande degli altri possono migliorarti come giocatore. Credo che il vero problema siano i bumhunter e quelli che usano gli script“.

“L’unica situazione in cui andrei all-in per 200.000 $, è quella in cui sono favorito al 97%”

Chris fa poi un’altra riflessione, meno intuitiva, che riguarda il messaggio che i professionisti possono lanciare all’esterno: “Credo che sia molto più probabile diventare benestanti essendo persone intelligenti e motivate, e penso che siano quel tipo di persone che il poker vuole attrarre, mostrandogli che non si tratta di comprare un gratta e vinci ed avere fortuna, ma di un gioco dove la competizione e l’abilità hanno un peso determinante. Mio padre ancora oggi pensa che si tratti solo di fortuna, dobbiamo convincere le persone che non è così”.

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Naturalmente Kruk, da professionista, sa bene che per avere successo servono comunque caratteristiche che non tutti possono vantare, almeno nella stessa misura: “Bisogna saper accettare le perdite, se qualcuno è particolarmente avverso al rischio probabilmente il poker non fa per lui, o nel caso in cui si abbia una propensione all’azzardo. I siti di poker possono insegnare anche ai giocatori occasionali ad essere competitivi, e non semplicemente a perdere il loro bankroll in pochi minuti accerchiati da regular”.

Ed a proposito di chi gioca high stakes, la sua idea al riguardo è piuttosto chiara: “Credo che ad un certo punto ci si debba rendere conto di essere ormai sistemati per la vita, se io gamblassi cinque milioni di dollari, mi andasse male e mi ritrovassi senza soldi per poter pagare l’istruzione dei miei figli non saprei come perdonarmi, ma capisco che alcuni giocatori ragionino in maniera diversa. Può essere un problema di ego, ma magari è proprio quello che li ha spinti fin lassù. Personalmente non mi interessa, il mio obiettivo è quello di giocare qualche altro anno e poi dedicarmi a qualcosa di differente, non mi importa che qualcuno mi consideri il più forte al mondo, non mi interessa battagliare al $200/$400 per un piatto da 100.000 dollari, sarebbe un rischio troppo alto”.

Oltre 300.000 mani giocate da “Apotheosis92” al NL500 ZOOM

Ma Chris non è soltanto un professionista, un coach ed uno studente di medicina: fino a poco tempo fa ha infatti svolto anche volontariato in ospedale, assistendo persone che stavano lottando contro il cancro. Un’esperienza forte, che tuttavia considera importante: “Magari ci sono persone che possono preferire qualcosa di diverso, ma è importante specialmente per i giocatori di poker fare anche qualcos’altro di significativo”.

Volendo diventare medico, non sa ancora con esattezza quali saranno i suoi piani di medio periodo per quanto riguarda il poker: “Quando giocavo il NL25 guardavo il NL200 6-max pensando a quanti soldi quei regular si stavano giocando, mi sembrava pazzesco. Adesso gioco a livelli dove piatti da qualche migliaio di dollari non mi pesa particolarmente, guardo al NL10.000 e penso che io non sarei capace di andare all-in con tutti quei soldi, ma c’è stato un tempo dove pensavo lo stesso di limiti che adesso gioco. E’ anche vero che salendo il valore assoluto dei soldi cambia”.

E la spiegazione di quest’ultima frase è piuttosto semplice: “Se perdi tre buy-in al NL50, puoi trovare molti modi per recuperare 150 dollari, ma se perdi tre buy-in giocando il $300/$600…Beh, non mi viene in mente una maniera per recuperare 180.000 dollari, al di fuori del poker. Per il momento penso che rimarrò al NL500 ed al NL1000, anche perché recentemente ho comprato un condominio, e non sarebbe una buona idea andare rotto dovendo finire di pagarlo”.

L’ultimo pensiero va alla run, che molto spesso incide in maniera decisiva nella carriera di un giocatore, più di quanto si creda: “Se questo mese le cose vanno bene potrei passare al NL1000 stabilmente, ma se le cose invece non vanno bene ho bisogno di un paio di mese solo per recuperare quanto ho perso. Puoi avere tutti questi obiettivi in testa, ma la varianza può semplicemente prenderli a calci in bocca. Fintanto che riesco a mantenere il volume giusto ed a rimanere concentrato, tutto il resto va oltre il mio controllo”.

Così nessuna previsione di soldi in banca o bb/100 da sbandierare in giro: soltanto testa bassa e grindare ancora.

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