Durante i tempi dell’URSS e dell’impero sovietico, gli oppositori politici e le teste calde venivano deportati in Siberia, terra ben lontana dai centri urbani di riferimento come Mosca e San Pietroburgo e dalla vita politica dell'immensa Unione Sovietica. Con la caduta del Muro, qualcosa è cambiato da quelle parti e la città di Omsk è finita sotto il mirino di alcuni giornalisti di Bloomberg che hanno indagato su una bot farm che ha fornito bot non solo per giocatori.... Insomma le teste calde non se ne sono andate in uno dei posti più gelidi del Mondo.
In questo Articolo:
- 1 L'inchiesta di Bloomberg sui poker bot russi
- 2 Il nuovo modello di poker online del gruppo russo
- 3 Lo stupore dei poker players professionisti
- 4 Nel 2012 il software sul poker più avanzato al mondo
- 5 Bloomberg: il gruppo vendeva bot a siti di poker con problemi di liquidità
- 6 La sfida tra uomo e bot senza rake, come se fosse un casinò
L'inchiesta di Bloomberg sui poker bot russi
L' articolo di Bloomberg intitolato "The Russian Bot Army That Conquered Online Poker", scritto da Kit Chellel, esplora le origini e la portata di una discutibile operazione portata avanti da una società russa sui bot che sta facendo discutere. Pubblicato venerdì scorso ha sollevato un polverone nella comunità pokeristica internazionale, in particolare su X.
Al centro della storia c'è Bot Farm Corporation, compagnia con sede a Omsk, città della Russia situata proprio nella parte sud-occidentale della Siberia. L’aspetto inquietante dell’inchiesta giornalistica è che secondo i manager della società russa, i bot venivano venduti direttamente a alcune poker rooms (purtroppo non si fanno nomi, almeno per il momento) per migliorarne la liquidità.
Si ipotizza quindi il coinvolgimento di piattaforme di poker con problemi di traffico ai tavoli.
Il nuovo modello di poker online del gruppo russo
Il gruppo russo sta cercando oggi di importare nel poker online un nuovo modello di business: una poker room senza rake ma che fa scontrare i players reali ai tavoli contro i bot della casa da gioco russa. E’ come se i players giocassero a texas hold’em non contro altri players, ma contro il banco, come se fosse un gioco da casinò.
Lo stupore dei poker players professionisti
Joey Ingram ha mostrato tutto il suo stupore su X: “non posso crederci che questi ragazzi si siano dichiarati pubblicamente su Bloomberg, si tratta di un reportage incredibile”. L’ambasciatore del WPT Tony Dust l’ha definito “una lettura inquietante”. E come dargli torto?
Nel 2012 il software sul poker più avanzato al mondo
Nel 2012 il gruppo di Omsk era convinto di aver sviluppato “probabilmente il software per giocare a poker più avanzato nel mondo e di averlo testato con profitto su tutti i principali siti web di poker”. Non è un caso che proprio in quel periodo avevamo iniziato a ricevere segnalazioni da parte di players esperti e molto preparati della pressenza su alcuni network di bot "imbattibili" o comunque molto forti, non era facile batterli.
Il gruppo ha provato anche con il progetto Neo Poker Lab, ovvero attraverso i bot di lanciare un’attività di formazione per il poker, ma non ha funzionato, sono così passati al business originario come Bot farm, avviando anche un modello di franchising prima di vendere il software come un’app mobile nel 2018.
L’ operazione è emersa – in tutta la sua portata – su un forum di poker russo e su Telegram con alcune comunicazioni svelate: "circa 600 utenti con alias come Dallas e Zeon discutevano di supervisione account in Canada, Cina, India, Polonia e Svezia, utilizzando reti private virtuali o schede SIM locali per mascherare la vera posizione degli operatori".
Bloomberg: il gruppo vendeva bot a siti di poker con problemi di liquidità
L'articolo afferma inoltre che sotto il nome Deeplay, il gruppo ha iniziato a vendere bot a siti e skin di poker per fornire loro liquidità, traffico, nonché sicurezza anti-bot per garantire che fossero gli unici bot presenti ai tavoli.
Non vengono citati i principali siti di poker nell’inchiesta. E’ stato anche intervistato, come esperto di settore, Alex Scott, presidente di WPT Global: "Non puoi gestire un sito di poker online senza liquidità, e i bot possono fornirla". Scott ha aggiunto che mentre le aziende per cui lavorava non avevano impiegato bot interni, sospettava che i siti più piccoli lo avessero fatto, cioè avessero ingaggiato bot per garantire traffico e action ai tavoli.
La sfida tra uomo e bot senza rake, come se fosse un casinò
Come vi avevo anticipato, la società siberiana sta ora provando a rivoluzionare il settore cercando di legittimare la sfida tra uomo e bot, creando un nuovo modello (lecito?) per il poker online, in cui i giocatori vengono abbinati – ai tavoli - a bot della casa con livelli di abilità simili (c’è da fidarsi?). Ciò eliminerebbe la rake ma creerebbe un gioco da banco, una sorta di casinò games, con i players contro una casa da gioco. Il vero problema però sta nell'integrità dei giochi: chi può garantire che tutto si svolga regolarmente. La casa da gioco stessa potrebbe presumibilmente aumentare i livelli di abilità dei bot ogni volta che lo desideri e mandare rotti i poker players. Voi vi fidereste?