Ha fatto molto rumore la scelta di Phil Galfond di vendere il proprio lussuoso attico di New York, scelta dettata da un downswing da oltre mezzo milione di dollari che in realtà per "MrSweets28" è solo la punta dell'iceberg.
Negli ultimi sette anni lo statunitense ha vinto una cifra vicina ai nove milioni di dollari: un periodo negativo, per quanto duro, non può essere sufficiente a spiegare questa decisione. E così a farlo ci pensa lo stesso Galfond.
"Nei miei video sul cash game ripeto quasi ossessivamente quanto sia importante bilanciare, ma questo per un professionista vale anche per la propria vita".
Phil spiega che, da quando si è trasferito a Vancouver, non è più riuscito a coltivare una vita parallela al poker, fatta di altri interessi, altre amicizie, momenti in cui coltivare quella parte di sé che non si accontenta di essere uno dei giocatori più stimati e vincenti di sempre.
"Durante i primi mesi il poker online mi mancava molto visto il Black Friday, quindi giocavo moltissimo, con entusiasmo, vincevo molto e tutto pareva perfetto". Ma poi le cose sono cambiate.
Galfond ha iniziato a perdere, in modo pesante, ma un giocatore del suo calibro sa bene quanto tutto questo faccia parte del gioco: la pressione della sconfitta diventa allora insopportabile solo in un caso, quando cioè il poker finisce con l'essere tutto quello che hai in un dato momento della vita.
Per Phil quel momento è adesso, e ora che se ne è reso conto la sua intenzione è quella di rimediare a questo temporaneo errore: "Negli ultimi otto mesi tutto quel che ho fatto è stato in funzione del poker, mentre adesso quello che ho bisogno è di tornare alla mia vera vita".
Riuscirci significa riprendere le redini del proprio quotidiano, ricordarsi che non tutto comincia e finisce di fronte a quel computer, ma che anzi quello a cui si tiene di più probabilmente è fuori: "Ho bisogno che i miei amici e la mia vita mi ricordino del Phil persona, e che il denaro vinto o perso o l'EV che mi sto lasciando alle spalle non giocando questa sera non è tutto. Dovrei davvero trattare il poker come un videogame, nel quale il denaro non abbia alcuna importanza al di fuori del gioco. Per tutti quelli che mi credono invincibile oppure una sorta di eroe, spero che tutto questo non distrugga completamente l'immagine che avete di me".
Uno sfogo piuttosto sincero, di cui Galfond quasi si scusa ben sapendo che molti professionisti vorrebbero trovarsi nei suoi panni, quasi una confessione che mostra quanto anche i giocatori più abili e vincenti in quanto esseri umani non siano esenti da debolezze, tanto al tavolo da poker che al di fuori di questo.
La scelta di vendere quell'attico, allora, sembra quasi il segno del desiderio di voler abbandonare uno stile di vita che negli ultimi anni ha trascinato Phil Galfond da una città all'altra, dal Wisconsin a New York ed ora in Canada, senza ben sapere quale fosse davvero la sua casa e quindi la sua vita.
Tuttavia, Galfond appare come una persona davvero troppo assennata per non essere capace di invertire la rotta. Come lui stesso scrive, "non so se e quando mi trasferirò stabilmente in una sola città né quale possa essere, ma so di essermi lasciato alle spalle molti dei miei migliori amici, capaci di darmi più di quanto il poker sarà mai capace di fare". E così, dopo diversi mesi passati a Vancouver, per Phil Galfond sembra essere arrivato il tempo di tornare a prenderli.