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Road to Valuetown - di Sasha "Pokey" Radisich (6° parte)

Bluffare al river richiede più intelligenza che grintaSasha “Pokey” Radisich sta per portarci un passo più vicini a Valuetown, in questa nostra sesta puntata. Esaurita l’analisi delle ragioni che possono spingerci a puntare al turn in una partita di No Limit Hold’em cash game, vediamo adesso quando e perché dovremmo puntare al river.

Si tratta di tre circostanze generali che andremo ad analizzare nelle prossime puntate, a cominciare dalla prima fra queste:

1)    Far foldare il nostro avversario quando ha la mano migliore

Scrive Sasha Radisich: “Al river vi sono soltanto due possibilità: o avete la mano migliore, oppure no. In quest'ultimo caso, la sola opportunità che avete per terminarla vincendo il piatto è quella di spingere il vostro avversario a foldare. Bluffare al river non è banale, ma se fatto nel modo opportuno può rivelarsi estremamente profittevole”.

Ecco allora che “Pokey” inizia con l'elencare cosa sia necessario evitare: “Spesso i giocatori non sono capaci di trovare il giusto equilibrio nei bluff al river: o lo fanno troppo spesso o lo fanno troppo poco”.

Quali sono quindi gli elementi per valutare se un bluff al river possa essere profittevole o meno? Ecco alcuni fattori da considerare: “Anzitutto, dovremo bluffare con maggiore frequenza giocatori relativamente capaci, piuttosto che scarsi. Bluffare le calling stations è un'attitudine costosa: se la loro mano gli piace, non folderanno, indipendentemente da cosa facciate o abbiate intentzione di rappresentare. Un giocatore che sappia dov'è il tasto “fold” è il vostro bersaglio.

Inoltre, dovremmo farlo più volentieri nel caso si goda di un'immagine solida: nel caso in cui durante la sessione abbiate sempre mostrato mani legittime, siate rimasti coinvolti in pochi piatti e abbiate puntato con convinzione, avrete una FE davvero considerevole”.

E soprattutto, diventa profittevole bluffare river quando la nostra action nelle streets precedenti è coerente con una mano legittima, in modo che anche la nostra puntata appaia genuina: “Ammettiamo che abbiate isolato un limper in position, e che lui chiami. Il flop è k 8 10, ed il vostro avversario check/calla la vostra c-bet. Il turn è il 4 , e la scena si ripete identica. Al river cade il 3 , ed il vostro avversario esce puntando”. Come interpretare questa action?

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La risposta di “Pokey” è la seguente: “In questo caso, il vostro avversario può contare evidentemente su una buona folding equity, perché indipendentemente dalle carte che possa avere in mano, la sua action nel corso delle varie streets è perfettamente compatibile con un flushdraw chiuso. Nel caso in cui abbia ad esempio 9 7 , il suo sarebbe pertanto un buon bluff”.

Il problema, sottolinea Radisich, è che a volte quando bluffiamo al river stiamo raccontando una storia poco credibile, e giocatori attenti possono facilmente accorgersene: “Assicuratevi che le vostre puntate abbiano un senso, se ad esempio avete raisato preflop, cbettato flop e checkato turn, dovreste puntare su un river scary, che potreste verosimilmente aver hittato. Se la vostra azione è compatibile quasi esclusivamente con un bluff, non meravigliatevi di venire chiamati anche da mani marginali”.

Nella prossima puntata di "Road to Valuetown", Sasha “Pokey” Radisich ci parla invece della situazione inversa, ovvero far chiamare il vostro avversario quando la sua mano è peggiore: due facce di una stessa medaglia, che ciascun buon giocatore di poker dovrebbe ambire a sfoggiare sul petto.

Traduzione di Piero “Pierelfo” Pelosi

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