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Scommesse: la Serie A si sveglia tardi sul divieto della pubblicità, i bookmakers rescindono i contratti di sponsorship all’estero

Toc, toc, sveglia! I presidenti di Serie A, dopo aver accettato due anni fa, senza batter ciglio, l’approvazione del Decreto Dignità ed il conseguente divieto della pubblicità e delle sponsorizzazioni per giochi e scommesse, ora, in un clima di totale emergenza, realizzano il danno subito e chiedono a gran voce la revoca del ban. Tempismo perfetto!

Peccato che oramai siano seduti su una montagna di debiti (2,5 miliardi di euro pre-Covid19 secondo un’indagine della Gazzetta dello Sport), i diritti televisivi siano svalutati (se Sky e Dazn non possono vendere spazi ai bookmakers…), a testimoniare l’improvvisazione gestionale del nostro calcio, oltre alle stucchevoli liti quotidiane.

Una classe “dirigente” che non ha mai avuto una visione neanche del medio termine, abituata a vivere alla giornata, senza un reale progetto. Ed il calcio italiano è sempre più figlio di questa mala gestio imbarazzante.

Nonostante 22mila morti solo in Italia, ci tocca assistere ad imbarazzanti campagne stampa commissionate da alcuni presidenti di voler riprendere, ad ogni costo, l’attività nel più breve tempo possibile, senza pensare alle conseguenze sanitarie, alla salute dei propri atleti.

Il divieto della pubblicità in Italia si è rivelato del tutto inutile come provvedimento: i volumi delle scommesse sportive sono aumentati nonostante lo stop degli spot in televisione

Divieto della pubblicità: un fallimento su tutta la linea

In un momento difficilissimo per i bookmakers, la Lega di Serie A capisce solo ora che sta perdendo 100 milioni di euro l’anno per un provvedimento del tutto inutile come il ban della pubblicità che non ha risolto un bel nulla: i volumi nelle scommesse sportive sono aumentati sia nel mercato legale che in quello parallelo nell’ultimo anno (periodo pre-Covid19), mentre i media sono gli unici ad aver subito un danno importante (tutto previsto).

Secondo i dati raccolti da AgiproNews ed elaborati da Calcio e Finanza, nel periodo compreso tra il 1° luglio 2019, data di entrata in vigore del divieto, e il 29 febbraio 2020, la raccolta delle scommesse sportive in Italia è cresciuta del 17,6%, passando da 1,03 a 1,2 miliardi di euro.

Per non parlare dell’aumento dei volumi per le slot e VLT (dove si concentrano la maggior parte dei giocatori ludopatici).

Leggendo questi dati c’è da fare una seria riflessione su quanto siano efficaci gli spot televisivi e le sponsorizzazioni sulle magliette per le società del betting.

I pochi operatori che in questi mesi hanno aggirato il decreto con campagne di visibilità dei propri brand negli stadi in Serie A ed in televisione, non hanno registrato un sensibile miglioramento delle loro quote di mercato. 

Molte società di scommesse onoravano questi contratti di sponsorhsip solo per sostenere lo sport, ma questa sfumatura l’hanno capita in pochi in Italia.

 

Coronavirus: la crisi finanziaria senza precedenti dei bookmakers

Come detto, i nostri club di Serie A brillano come sempre per scelte logiche e fatte con tempismo (sono ironico).

Oggi, in piena emergenza Coronavirus, i bookmakers vivono una crisi finanziaria senza precedenti, con migliaia di licenziamenti in rampa di lancio e accordi di sponsorizzazione già saltati all’estero. Per quale ragione dovrebbero investire in Italia e sulle nostre tv? Per compiacere ai vari presidenti?

La realtà è ben diversa da quella immaginata da Lotito e soci.

GVC taglia tutto, addio ai Rangers Glasgow

GVC, uno dei più importanti gruppi di scommesse nel mondo, proprietario di noti brand come Bwin, Ladbrokes, Coral Eurobet, Sportingbet, PartyPoker ed altri importanti marchi, in una nota agli investitori ha già preannunciato che taglierà di brutto il budget del marketing sportivo (circa 50 milioni di sterline solo come antipasto).

La prima conseguenza è stato il divorzio inevitabile (causa forza maggiore) tra uno dei club britannici più popolari, i Rangers Glasgow con uno dei book più antichi: Ladbrokes. E’ andato in fumo uno degli accordi di sponsoriship più in vista del gruppo nello sport.

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Il passo indietro di BetVictor verso le leghe dilettanti inglesi

Ma non solo GVC ha deciso di tagliare il budget marketing. Sulla stessa linea c’è anche The Stars Group (proprietaria di Skybet e PokerStars) oltre al book BetVictor (società fondata dal mitico Victor Chandler, uno dei primi allibratori inglesi) che ha revocato la sponsorship con tre leghe dilettantistiche inglesi: Isthmian League, Northern Premier League e Southern Football League.

Per l’emergenza dovuta al Coronavirus, con il conseguente stop dei campionati, le società di scommesse stanno vivendo una crisi pericolosa per l’intero sistema, con una scarsa liquidità nel mercato (quando riprenderanno le competizioni sportive chi avrà la forza di coprire il banco?).

Ed in questo contesto la Serie A ambisce a strappare dei contratti facoltosi per coprire debiti sempre più fuori controllo e pagare stipendi folli ai propri calciatori?

Nella testa dei presidenti della Serie A, i bookmakers dovrebbero licenziare i propri dipendenti per continuare a pagare i vari Icardi, Balotelli, Higuain, Mertens e Immobile fior di miliardi l’anno, con stipendi che sono un insulto al buon senso. Dicono: ma sono i tifosi a rendere sostenibile il sistema. Mah… con 2,5 miliardi di euro di debiti abbiamo qualche dubbio sulla sostenibilità del sistema.

 

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Il doppio tradimento del mondo del calcio alle società di scommesse

I club di Serie A, al momento dell’approvazione del Decreto Dignità, hanno tradito le società di gaming ed i media: avevano il dovere di fare sentire la propria voce (anche con serrate e scioperi) e schierarsi vicino ai propri partner ma non l’hanno fatto per compiacere il Governo a guida populista ed ora ne pagano le conseguenze, visto che proprio tali forze di Governo non li tutelano affatto.

Fermo restando che i bookmakers si sono oramai impegnati in contratti pluriennali con club esteri, dopo essersi sentiti traditi in Italia. Betway e Marathonbet hanno investito nella Liga e nella Premier. Inutile ora chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.

 

La proposta della tassa sull’1% della raccolta

Per non parlare della proposta surreale, sempre da parte della Serie A, di introdurre una nuova tassa (altra pugnalata alle spalle del settore) sulla raccolta con un prelievo dell’1%. Una tassa così strutturata farebbe saltare il mercato del betting in Italia.

Per gli operatori pagare un prelievo sui volumi e non sul margine è deleterio (è impossibile proporre quote competitive con una gestione del rischio calcolata con simili presupposti). Per farvi capire con concetti semplici: se un allibratore dovesse andare sotto con il banco, rimediare perdite per pagare le vincite degli scommettitori, dovrebbe pagare lo stesso il prelievo ipotizzato dalla Lega.

Una tassa sui volumi, come proposta dalla Serie A, significherebbe solo far scappare dal mercato legale italiano, la maggior parte dei bookmakers esteri che, in passato, operavano a Malta e Gibilterra, proprio per non essere sottoposti ad una tassazione sulla raccolta.

Per chi non lo sapesse: le società di scommesse inglesi e straniere sono rientrate in Italia proprio quando è stata introdotta la tassazione sugli utili lordi ed è stata abolita quella sul fatturato.

Il Ministro Spadafora ed il Ministero dell’Economia hanno bocciato questa proposta, come logica voleva.

 

Un’altra idea vecchia di 50 anni fa della Serie A: il Totocalcio 2.0

L’ultima perla sempre della Serie A è la proposta del lancio del Totocalcio 2.0. Dopo 40 anni di fallimenti dei giochi a totalizzatore nello sport oramai soffocati dal betting ( i consumatori preferiscono le scommesse), la Lega propone al Governo un nuovo gioco come il Totocalcio. C’è solo da provare un serio imbarazzo ed anche la Federcalcio (FIGC) è complice nell’avallare idee simili e antiquate.

Chiedere al Governo di ritornare indietro oggi sul Decreto Dignità, vuol dire non aver capito il contesto nel quale si vive: con l’emergenza sanitaria e la quarantena forzata, il Governo spagnolo ha proibito ogni forma di pubblicità nell’azzardo durante il giorno (gli spot televisivi possono passare solo la notte), restrizioni sono state approvate anche in Belgio, Malta, Francia e Lettonia.

In Inghilterra i bookmakers stanno rinunciando alle sponsorship sulle magliette anche per una questione di opportunità politica: le pressioni dell’attuale Governo sulla lotta alla ludoopatia sono forti e le polemiche dell’opinione pubblica all’ordine del giorno. I bookies hanno capito che è meglio fare un passo indietro ed allentare la morsa dei politici populisti e delle varie associazioni (e giornali).

Non a caso la Premier negli ultimi 30 anni ha dimostrato di fare scuola, merita un serio “no comment” la governance della Serie A. Il nostro campionato era negli anni 80′ il più prestigioso al Mondo, con tutti i campioni che volevano giocare da noi (Maradona, Platini, Zico, Falcao, Rumenigge etc etc), oggi la Lega non riesce a decidere neanche su come poter programmare un allenamento, figuriamoci se sia capace di poter ricostruire un rapporto fiduciario con i tifosi e gli sponsor, in uno dei momenti più difficili per la società occidentale.

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Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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