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6+ Hold'em strategia

6+ Hold’em strategia: analisi di un bluff di Justin Bonomo

Nei cinque episodi precedenti, abbiamo parlato del 6+ Hold’em e di come giocarlo impostando una strategia generale corretta, anche grazie agli interventi di giocatori del calibro di Jason Somerville e Isaac Haxton. I prossimi tre episodi, invece, saranno dedicati all’analisi di alcune mani giocate da altrettanti top player.

 

 

Il contesto

Si comincia con un bluff di Justin Bonomo, tratto da un torneo delle Triton Super High Roller Series Jeju, con un buy-in di 1 milione di dollari di Hong Kong (circa $128.000).

Ci troviamo a 16 left su 81 partecipanti, molto vicini allo scoppio della bolla. L’ante è a 12.000 chip, con il bottone che ne deve investire dunque 24.000. Justin Bonono comincia la mano con circa 950.000 chip ed è proprio lui da bottone.

Gabe Patgorski lo copre in chip, forte di 1.500.000 pezzi, e gioca da cutoff. Bonono è stato recentemente pizzicato in bluff, dopo aver puntato il doppio del piatto.

L’action

Dan ‘Jungleman’ Cates apre il gioco chiamando da hijack con 10 9 . Patgorski da cutoff chiama con A 10 e Bonomo fa check dal suo doppio ante con J 8 .

Il flop è K A Q . Cates fa check, Patgorski punta 50.000 e Bonomo chiama. Jungleman passa e sul turn, un A , Patgorski rallenta facendo check. Il suo avversario punta 100.000 e ottiene il call altrui.

Sul J al river, Patgorski opta ancora per il check. Bonomo a quel punto investe quasi tutte le sue 789.000 chip rimaste. Gabe si prende il suo tempo per rifletterci, ma alla fine decide di concedere il piatto.

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Concetti ed analisi

In questa mano rivediamo quanto Isaac Haxton ci aveva spiegato nel terzo articolo della serie: i giocatori che non sono sul bottone sono invogliati a chiamare pre-flop visto il rapporto tra investimento e piatto, ed infatti Cates da hijack fa limp con 10 9 , una mano mediocre in rapporto alla sua posizione.

Anche Patgorski, nonostante un asso suited decente, decide di appoggiarsi. Occorre ricordare che, a differenza del Texas Hold’em, nel 6+ il fatto che la mano di partenza sia suited aiuta poco; tuttavia, con la mano di Gabe molti giocatori rilancerebbero in questo spot.

Bonomo opta per il check e al flop tutti e tre i giocatori ricevono aiuto, chi più chi meno. Patgorski ha top pair con progetto di colore, mentre i suoi avversari hanno un blocker per il nuts. Gabe punta mezzo piatto circa, e dato che è molto probabile che abbia la mano migliore qui, la size sembra adeguata.

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Qui probabilmente Bonomo comincia a tessere la sua trama. Per prima cosa, se uscisse un 10 chiuderebbe scala. Se i gutshot nel Texas Hold’em lasciano il tempo che trovano, nel 6+ Hold’em abbiamo visto che si concretizzano circa 1 volta su 4.

Inoltre, Justin ha un blocker per il nuts del flop e se uscisse una carta di quadri, avrebbe sia un progetto di colore sia un altro blocker per una mano forte. Occorre sottolineare, inoltre, come si stia giocando deep-stack, con un rapporto stack-piatto superiore a 4x: insomma, c’è margine di manovra per un float.

Al turn, non solo Bonomo ha ancora un blocker per la scala, ma riceve anche il blocker per il nut di quadri, l’A . Ora Patgorski fa check e Bonono ha un’ottima opportunità per bluffare: il fatto che l’avversario punti al flop e al turn il board si accoppi può essere un problema, ma non è detto che Gabe abbia un trips.

Inoltre, anche se Patgorski avesse un full house – cosa abbastanza improbabile, perché avrebbe avuto una mano con cui probabilmente avrebbe rilanciato pre-flop – Bonomo non sarebbe drawing dead, visto che nel 6+ Hold’em le scale battono i full. Più probabilmente, visto il suo call al turn, Patgorski potrebbe avere un trips d’assi o una scala, o anche un colore basso.

Il river

In quinta strada, Bonomo riceve un po’ di showdown value, con cui però ci farebbe pochino. L’unico modo per vincere la mano è bluffare. Avendo ancora il blocker per il colore nut, quale size dovrebbe scegliere? Se pensasse al trips d’assi altrui, con una piccola bet non se la caverebbe. Probabilmente, l’unica via è puntare più della dimensione del piatto per indurre al fold.

E così succede.

Patgorski si trova in una brutta situazione: ha una scala e un asso che block era alcuni full, ma nella sua testa l’avversario sta puntando forte per valore con un colore. Ricordiamo che agli occhi di Gabe, Justin ha fatto solo check pre-flop, quindi può avere tranquillamente due carte suited. Al limite, ciò che rende complesso il bluff è la sua action al flop: in  heads-up sarebbe più plausibile pensare a un bluff, ma Justin aveva fatto call con un altro giocatore dopo di lui (Cates).

Come dicevamo all’inizio, infine, Bonomo era stato già pizzicato in bluff poco prima, puntando la stessa cifra.

Difficile dire se questa informazione, nella testa di Patgorski, renda più o meno probabile un secondo bluff, ma come diceva Bobby Baldwin, il secondo bluff contro un buon giocatore è quello giusto.

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