L’Avvocato di Genova, Riccardo Di Rella, interviene nell’acceso dibattito sul poker live italiano che è divampato dopo il servizio di domenica scorsa delle “Iene”. L’inchiesta di Repubblica ha poi tolto i veli ad una verità sempre più scomoda: in alcuni circoli si pratica - in modo indisturbato - cash game.
Di Rella è stato il primo ad ottenere una sentenza favorevole da parte di un Tribunale penale italiano: grazie alle sue teorie, è passato il concetto di liceità dei “tornei freezout senza rebuy” (per l’assenza dell’alea).
E' presidente a Genova di uno dei circoli più importanti (Poker Dream) e conosce molto bene la materia essendo uno dei massimi esperti nella normativa sul live. Il suo club muove numeri importanti: “ad agosto ha registrato la presenza di 1.700 giocatori e, in media, in un mese, l’affluenza è di 1.400/1.500 players”.
A dicembre, aveva anticipato un tema che sta diventando sempre più caldo: “dovrebbero chiudere le bische, perché nel live i giocatori perdono tutto il bankroll a cash game. Chi fa gioco illecito, crea problematiche a chi offre gioco lecito”. Oltre a riflessioni sociali non secondarie, c’è da fare una considerazione tecnica: molti players sono andati rotti ad una velocità impressionante ed è calata l’affluenza nelle sale e nei casinò.
E' dello stesso avviso il presidente FIGP, Isidoro Alampi: "Nella flessione dell'affluenza ai tornei live ha giocato un ruolo importante anche questo fenomeno del cash game selvaggio nei circoli. Vista la diffusione e gli stake alti, in diversi sono andati broke in un tempo molto più breve di quanto sarebbe mai accaduto in condizioni normali".
Di Rella ha una sua idea precisa anche sul cash game come gioco d’abilità dal vivo: “A mio avviso nel cash conta moltissimo la propria capacità economica rispetto alle skill. E’ solo un mio pensiero personale”.
Avvocato, ma questa situazione di stallo legale sta favorendo qualcuno? I casinò hanno minore concorrenza?
“Assolutamente no. Uccidere i circoli, o la maggior parte di essi, ha provocato un calo di affluenza anche nei casinò: non ci sono satelliti di qualificazione live nei club e molti giocatori non possono permettersi di muoversi se devono pagare buy-in per intero”.
Cosa prevede per i prossimi mesi in tal senso?
“Con le recenti sentenze favorevoli, molti circoli stanno cominciando ad organizzare questi tornei di qualificazione e le federazioni dovranno stringere accordi con i casinò. All’EPT di Sanremo, quando il movimento del live poteva funzionare a pieno regime, andavano dai 50 ai 100 players in più”.
Il mercato secondo lei cosa chiede? Quali sono i nuovi trend?
“Sono finiti i tempi quando partecipavano agli eventi mille persone che potevano permettersi di spendere 2.000 euro per partecipare. I casinò l’hanno capito e stanno chiedendo collaborazione ai circoli. Se si organizzano satelliti in 40 club, i casinò possono fare numeri importanti, con montepremi di un certo rilievo”.
Per quanto riguarda i circoli che organizzano solo tornei freezout senza rebuy, secondo lei la loro posizione è inattaccabile sotto il profilo penale?
“Si come abbiamo visto in un torneo live la perdita è limitata e definita prima dell’inizio dell’evento (per questo non vi è l’alea, ndr). Dopo che il Tribunale di Palermo aveva recepito il nostro precedente di Genova, la Cassazione ha sposato questa linea chiudendo la questione”.
Ma i circoli dovrebbero chiedere autorizzazione alla Questura per operare?
“No. Essendo riconosciuto come un gioco d’abilità e lecito, io non sono tenuto a chiedere autorizzazioni a nessuno. Posso per opportunità e correttezza segnalare l’apertura. La polizia è la benvenuta per i controlli”.
E se il Questore diffida all’organizzazione dei tornei?“L’articolo 650 del codice penale lo prevede ma solo a determinate condizioni che deve motivare. Se il divieto non è motivato, in questo caso non vale. Inoltre ricordiamoci che le Questure non sono più competenti perché la legge del 2009 riserva le autorizzazioni esclusive ad AAMS. Il Questore ha facoltà di vietare l’attività per ragioni di ordine pubblico ma lo deve motivare nel decreto”.
Cosa deve fare un circolo per essere in regola dal punto di vista dell’ordine pubblico?
“Noi ci sentiamo tranquilli perché nel nostro circolo l’ordine pubblico è garantito: abbiamo telecamere interne ovunque, i giocatori per entrare devono fare una tessera e devono essere registrati. Inoltre stiamo introducendo un controllo elettronico, in questo modo possiamo sapere chi è presente in sala e possiamo anche sviluppare programmi fedeltà con rakeback ed altri incentivi. Se uno non ha nulla da nascondere è il benvenuto e problemi non ce ne sono. E’ tutto alla luce del sole, nella massima trasparenza, controllato e registrato”.
Maggiori controlli si traduce in un vantaggio per tutti?
“Si, più aumentano e i giocatori si sentono sereni. Noi abbiamo le telecamere dentro e non fuori il locale proprio perché a noi interessa che tutto sia regolare in sala”.
fine prima parte - continua
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