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Come ragiona un GTO player? Un’analisi di alto livello di Igor Kurganov su un bluff andato male

Nel corso del Super High Roller Bowl che si è svolto due anni fa a Las Vegas, ci sono state diverse mani molto interessanti soprattutto perché giocate da giocatori che hanno vinto milioni di dollari a poker e sono universalmente riconosciuti come fenomeni di questo gioco. Oltre all’hero fold di Daniel Negreanu e alla particolare mano contro Stephen Chidwick con la quale Kid Poker ha trovato l’eliminazione, c’è stato un altro scontro molto interessante tra due noti professionisti.

Parliamo di Igor Kurganov e Alex Foxen. Il primo è da anni una delle menti più brillanti del poker ed è stato uno dei primi a esplorare e adottare la strategia GTO, di cui oggi è uno dei massimi esponenti. Il secondo è invece un professionista con un percorso totalmente differente, visto che fino all’anno scorso giocava tornei umani ma grazie a una ottima run è riuscito a crearsi il bankroll per sedersi a eventi high roller come il SHR dell’Aria, dal buy-in di $300.000.

Igor Kurganv scatenato (courtesy Neil Stoddart/Pokerstars)

Non sappiamo come giochi esattamente Foxen ma da alcune mani non sembra essere un GTO player, bensì un giocatore della vecchia scuola, con un approccio exploitativo. Kurganov, come detto, è l’esatto opposto: un giocatore che studia per ore e ore sui solver e ha sviluppato una strategia fortemente basata sulla matematica.

I due si sono scontrati durante il torneo high roller dell’Aria ed è stato Kurganov a uscirne con le ossa rotte a causa di un bluff che non ha funzionato. Il player di origini russe ha analizzato la sua condotta ai microfoni di Poker Central, “regalando” quindi un contenuto di coaching di altissimo livello. Ecco la sua analisi.

Kurganov vs Foxen: l’action

Partiamo dall’action. La mano inizia sui blinds 7.500-15000 e c’è il rilancio di Foxen a 35.000 con 9 7 e uno stack di 1.8 milioni. Isaac Haxton chiama dallo small blind con a q e uno stack di oltre due milioni. Igor Kurganov chiama dal big blind con k 8 e uno stack di 1.5 milioni.

Il flop è 9 6 5 e Haxton donkbetta per 30.000 sul pot di 120.000. Una mossa inusuale ma Kurganov chiama con il suo incastro. Foxen ha la top pair e un incastro e decide di rilanciare a 110.000. Haxton folda e dopo una trentina di secondi Kurganov rilancia ulteriormente a 350.000. Una 3-bet importante, che viene comunque chiamata da Foxen.

Il pot è ora vicino al milione di chips e il turn è un j . Entrambi fanno check. Il river è un 6 , una carta sulla quale Kurganov punta 300.000 (circa 1/3 del pot) in pieno bluff. Foxen si prende 3 minuti e 5 estensioni del time bank prima di herocallare con il suo 9-7, vincendo un monster pot che lo ha proiettato in testa al chipcount. Il professionista statunitense ha poi chiuso in seconda posizione per 2.1 milioni di dollari.

 

L’analisi di Igor Kurganov

Sul flop non foldo mai. La domanda è se rilanciare o chiamare. Il rilancio di Foxen è davvero piccolo piccolo, è il 38% del pot. Haxton folda e io penso a cosa fare. Ovviamente dovrei foldare ma qui decido di rilanciare ulteriormente”, dice il professionista russo.

Perché ha scelto di 3-bettare su quel flop con K-high e un progetto di scala a incastro? Il russo lo spiega con una riflessione molto tecnica sul discorso del range advantage (in questo articolo avevamo riportato alcune dichiarazioni di Daniel Negreanu che spiegano di cosa si tratta).

“Il motivo principale è che il mio range generale è molto debole, perché io ho molte mani medie-scarse mentre lui ha tante mani medie-ottime. Ma quando andiamo a considerare solo la parte più alta dei range, io lo batto. Ad esempio, nel mio range ho 16 combinazioni di 7-8 (il nuts, ndr) mentre lui ne ha solo 4 visto che io ho un 8 in mano. Questo aspetto è molto importante per me perché mani come 7-8 rientrano perfettamente nel mio range di flat dal big blind (se non chiamo il 100% delle volte preflop ci siamo comunque vicini) mentre non sono presenti nel suo range di opening con la stessa frequenza”.

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Per capire il rilancio di Kurganov è necessario fare un passo indietro: “Posso sicuramente flattare la donk bet di Haxton con la parte alta del mio range. Ho fatto alcune simulazioni sul solver ed è assolutamente una mossa sensata. Lo farei con la stragrande maggioranza delle mani del mio range. Solo con alcune doppie coppie rilancerei”.

Il team pro di PokerStars torna poi a parlare del “range advantage“: “La mia giocata qui va giudicata dal mio range: nella parte media e bassa del mio range ho mani pessime rispetto alle loro e quindi è sempre fold; ma nella parte alta del mio range distruggo i range di entrambi. Ecco perché, ragionando sulle combinazioni e sui miei blocker, ho deciso di rilanciare”.

Non solo GTO: anche una motivazione exploitativa alla base del rilancio

Una riflessione molto da GTO player ma Kurganov spiega che sulla sua decisione ha avuto un peso importante anche una lettura che nulla ha a che vedere con la matematica del poker:

“C’è poi un’altra motivazione per cui ho rilanciato. È una motivazione di tipo exploitativo: con una scala o una doppia coppia avrebbe rilanciato con una size più alta. Questa possiamo definirla una mia lettura, un’integrazione exploitativa del mio approccio GTO”.

Senza essere result oriented, Kurganov spiega che il rilancio era comunque profittevole dal suo punto di vista: “Affinché il mio raise sia profittevole, lui deve foldare solo il 45% delle volte. È un’ottima prospettiva per me”.

Il bluff al river

Il russo non commenta il doppio check sul turn ma passa direttamente al suo bluff al river: “Non ha molti 6 nel suo range, quella non è una carta che hitta il suo range. Nei primi 30 secondi dopo la mia bet ero sicuro che foldasse. Quando abbiamo superato i tre minuti ero ormai sicuro che ero fregato”.

Il bluff non è andato a segno ma Igor Kurganov si dice comunque soddisfatto della sua giocata: “Non poteva escludere che avessi dei 6 nel mio range oltre ai bluff. Alla fine il bluff è discutibile con K-8s in questo spot ma se folda il 50% delle volte, soprattutto dopo il suo check back al turn, non mi dispiace come ho giocato“.

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