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Filippo Candio

La cavalcata di Filippo Candio, 10 anni dopo: il racconto di una Notte (degli Assi) insonne

Premessa doverosa: quanto state per leggere ha un potenziale nostalgico sopra i livelli di guardia. Il contenuto che segue conterrà tracce di boom del poker, WSOP Main Event, Filippo Candio, Baciami Ancora, tempi d’oro delle sponsorizzazioni, PokerItalia 24, il Casinò di Campione, i bei blog live di una volta e tutte quelle meravigliose ammucchiate dei tornei live, che oggi includeremmo nella triste categoria degli assembramenti ma proprio per questo accentuano la nostalgia. Perché il vero mondo era quello, non ciò che siamo costretti a vivere in questo periodo.

La posa da “fake duro” più credibile che si sia mai vista

L’impresa di Filippo Candio: perché è una pietra miliare

Quasi due anni prima, Salvatore Bonavena si era regalato – e aveva regalato all’Italia – il primo successo veramente importante in un torneo live, vincendo l’EPT di Praga. Tuttavia, quello che riuscirà a combinare Filippo Candio alle WSOP 2010 avrebbe inciso sulla storia del Texas Hold’em in Italia in maniera ancora più profonda. Perché, è inutile nasconderlo, come accade in tutti gli sport un Europeo è bello, bellissimo, ma un Mondiale è meraviglioso.

Fin dalle prime volte in cui ci siamo incrociati, ho spesso accostato Filippo Candio alla “solitudine dei numeri primi”. Qualcosa di simile a quanto ha magistralmente scritto tempo fa il mio amico Andrea Borea riguardo a Dario Minieri, ma assolutamente non identico – direi per definizione. Persone come Dario e Filippo sono destinate a un certo tipo di solitudine, quella di chi pensa in maniera diversa ed è sempre capace di trovare una strada per arrivare da un punto A a un punto B in una maniera che nessun altro osa nemmeno immaginare.

Vedere Filippo arrivare a misurarsi con i grandi mi sorprese, ma fino a un certo punto. Sapevo che lui era capace di certi numeri, una volta entrato nel giusto mood. In Italia era già stato capace di fare risultati di grande spessore con quella spavalderia che confondeva chiunque, perché nel momento in cui cascavi nel tranello di considerarlo come un velleitario figlio di papà, lui tirava fuori un numero di pura genialità pokeristica. E d’altra parte cosa è il genio, se non un continuo camminare su un binario molto vicino a quello della follia, se non proprio a quello della stupidità?

Quella favolosa cavalcata di Candio alle WSOP rapì chiunque, perché il popolo dei pokeristi è per sua natura in gran parte “result oriented” e gli italiani non fanno certo eccezione. Anche quelli che erano stati suoi hater, e che lo sarebbero diventati. Ma soprattutto per la ragione che si menzionava prima: un mondiale è sempre un mondiale.

Come un mondiale di calcio

Quanti di voi ricordano esattamente dove e con chi erano, in occasioni speciali come ad esempio la finale dei Mondiali di calcio 2006? Sono momenti speciali, che rimangono a lungo impressi nella memoria individuale di ciascuno, proprio perché avvenuto in contesti di assoluta straordinarietà che li rendono attimi di pura epifania. Per questo ricordate ancora oggi ogni cosa di quel 9 luglio 2006, giorno della finale con la Francia, e forse anche del 4 luglio, quando aveva avuto luogo l’epica semifinale con la Germania. Con chi eravate, chi avete abbracciato, con chi avete brindato, dove siete andati a festeggiare.

Da molti anni si prova ad accostare il poker a uno vero e proprio sport. Il confronto appare ancora oggi forzato a molta gente, ma sotto un aspetto è assolutamente lecito: l’entusiasmo trascinante che riesce a generare nello spettatore, l’adrenalina che riesce a rilasciare in persone anche fisicamente lontanissime da quello stadio o da quel tavolo finale. Quanto è successo un anno e mezzo fa con Dario Sammartino lo dimostra, e anche allora provai a fissare quelle emozioni in alcune righe, paragonandolo all’emozione sportiva che in quegli stessi giorni ci aveva regalato Roger Federer. Eppure, nonostante sia stata superata a livello di risultato da quella di Sammartino, l’impresa di Filippo Candio rimane qualcosa di unico.

Dario Sammartino è sicuramente un personaggio che “unisce” più di Filippo Candio, poiché il fuoriclasse napoletano ha tutto, ma proprio tutto ciò che è riconoscibile in un grande campione. Il successo di Filippo Candio è invece legato in maniera determinante al suo essere divisivo: lo ami o lo odi, tertium non datur. Se però usciamo dal tranello del “chi è più forte di chi”, comprendiamo la ragione per cui l’impresa di Filippo rimane unica: il momento in cui si è verificata, che la rende una sorta di tempesta perfetta. Più potenziale che effettiva, purtroppo. E non certo per demeriti di Candio.

La notte di Candio tra il boom, i live a Campione e PokerItalia24

Che mondo del poker era, quello in cui Filippo Candio si fece strada fino al quarto posto nel “torneo dei sogni”, il WSOP Main Event? Era un mondo in pieno boom, in cui il poker online muoveva un quantitativo di denaro inimmaginabile oggi. Il “.it” era nato da poco più di due anni ed era in piena, impetuosa espansione. In una visione che si rivelerà poi fatalmente limitata, quasi ogni room metteva in campo budget importanti per ingaggiare il suo team pro. A livello internazionale la bolla del Black Friday era ancora di là da venire, e PokerStars e Full Tilt si contendevano i migliori a suon di ricchi contratti. Lo stesso Filippo Candio era stato ingaggiato proprio da Full Tilt Poker, per indossare la loro patch al tavolo finale del Main Event e diventare così “Red Pro”. Oggi sembra una realtà lontanissima, ma al tempo era così che funzionava.

In uno scenario del genere, l’exploit di Filippo Candio era per il poker italiano lo spunto perfetto per prolungare e potenziare ulteriormente quel boom allora in essere, provando a portare la popolarità del giochino su un altro livello: qualcosa di cui andar fieri, che poteva essere raccontato anche dai media tradizionali senza paura degli antichi cliché. In altre parole, lo sdoganamento definitivo del poker, che purtroppo sarebbe rimasto ancora una volta solo una nobile intenzione.

Filippo Candio

Cronaca di quel 6-7 novembre 2010

Torniamo a quel 6 novembre 2010. Se già allora il poker faceva parte dei vostri interessi, è altamente probabile che vi capiti qualcosa di analogo a quanto successo in occasione della vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio: ricordare esattamente dove eravate e cosa stavate facendo mentre Filippo Candio si giocava il titolo di campione del mondo di poker, a Las Vegas. Comincio io.

Mi trovavo a Campione d’Italia per un torneo live, e già questo non può che accentuare i sentimenti nostalgici, vista la brutta fine che ha fatto il casinò dell’enclave italiana in Svizzera e in generale le attuali difficoltà del poker live nel nostro paese, già prima che scoppiasse l’epidemia di Covid-19. In quei giorni a Campione si svolgeva un torneo popolarissimo, la Notte degli Assi. Era l’ottava edizione – e la prima disputata all’interno di un casinò – di un torneo che era stato, curiosamente, il trampolino di lancio proprio di Filippo Candio, un paio d’anni prima.

Una bolla “distratta”

Quella sera si giocava il day 2, un momento che ha sempre il suo fascino nei tornei live, poiché quello in cui era previsto lo scoppio della bolla. E infatti il bubble play era nell’aria fin dalla pausa cena, durante la quale però prendeva il via anche il tavolo finale del WSOP Main Event, con l’imperdibile cavalcata di Filippo Candio da seguire.

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Nel poker generalmente ognuno pensa per sé, a maggior ragione quando si avvicina il momento che separa quelli che tornano a casa a mani vuote da chi invece da quel torneo riceve un profitto. Eppure, quella sera del 6 novembre 2010 tutti erano ansiosi, curiosi o quantomeno interessati per ciò che il cagliaritano avrebbe combinato al Rio di Las Vegas.

Nel 2010 la tecnologia non era antidiluviana, ma non c’era ancora una diffusione degli streaming paragonabile a quella odierna. Dunque ognuno cercava le info in maniera prima sporadica, poi un po’ più frequente. Quindi, nel momento in cui scoppiò la bolla, alla Notte degli Assi quasi tutti pensavano sì al torneo, ma facendo continuamente refresh sui vari blog, di Pokernews che era sul posto ma anche di Assopoker, che infatti quella notte abbattè una serie di record di contatti. L’atmosfera era strana, perché mai come in quella circostanza ho notato che un evento esterno (fosse anche un big match di calcio) poteva distogliere le attenzioni dei giocatori dal proprio andamento nel torneo, dalla tentazione di raccontare una mano all’amico, del “senti cosa mi hanno combinato”.

Chi vi scrive una volta tanto non era a galoppare tra i tavoli di Campione d’Italia per il blog live, ma a giocare. Chiusi 53° in un coolerone (tranquilli, non ve la racconto la mano), ma le sensazioni che mi accompagnavano erano strane e contraddittorie. Era il mio primo (e unico) ITM a un torneo live, 53° su 800 giocatori non era affatto male come risultato, ma lì per lì non me ne importava poi tanto, perché la curiosità era tutta rivolta a “dove andiamo a guardare Filippo?”

Filippo Candio

La notte da Campione, tra una piadina e un “Vamos”

Per un po’ rimanemmo a cliccare F5 sul blog di Assopoker, che non era a Las Vegas ma offriva comunque aggiornamenti continui sul più importante evento nella storia del poker live italiano, fino a quel momento. Una volta terminato il day 2 della Notte degli Assi, ci organizzammo insieme ai colleghi blogger e a qualche amico giocatore, e cercammo subito un posto sul lungolago di Campione, in cui mangiare qualcosa ma soprattutto guardare il finale table di Candio.

La scelta ricadde sul “Cafè de Paris”, certo non il posto più economico del mondo (chi frequentava i live al tempo sa a cosa mi riferisco) ma in quel momento non ce ne fregava nulla. C’era la TV sintonizzata su PokerItalia24, con Maurizio Caressa al commento che veniva affiancato da alcuni pro come Vito Planeta, Fabrizio Baldassari e Riccardo Lacchinelli con i suoi immancabili e famigerati “vamosss!”

Tra un toast, una piadina e un paio di birre si cercava di fare il tifo rimanendo svegli. Ma il final table del Main Event WSOP è una cosa seria, dura un tempo infinito e non era proprio il caso di rimanere ad oltranza a occupare i preziosi tavoli del Cafè de Paris. Presi la macchina e tornai a casa, a Como. Per un po’ rimasi ancora incollato al video, anche perché Filippo continuava ad essere protagonista. Ma intorno alle 7 sì, lo confesso, il sonno ebbe la meglio su di me.

L’adrenalina della lunga giocata di torneo e la stanchezza mi avevano vinto, ma non del tutto. Un paio di ore di sonno e poi riaprii gli occhi: a raccontare l’evento su Assopoker non c’era più Pierelfo ma Italian Zar, mentre su PokerItalia24 continuavano i soliti commentatori, anche loro in un certo senso eroici. Quando mancava poco meno di un quarto d’ora alle 11 del mattino arrivò la mano che chiuse il torneo di Filippo. Ancora contro Cheong, che era stato l’uomo del destino in positivo per Fili, e in quel modo si prendeva una sorta di piccola – e anche meritata – vendetta.

L’epilogo, 14 ore dopo…

La giornata era destinata a proseguire, con un paio d’ore di sonno scarse alle spalle ma nessuno status da zombie: la consapevolezza di essere stato testimone di un pezzo fondamentale nella storia del poker italiano, e che il team di Assopoker avesse fatto un eccellente lavoro, erano sufficienti, almeno per me. E di questo, io e chiunque abbia fatto notte in bianco in quel 6 novembre 2010, dovremo sempre ringraziare quel camaleonte – umano e pokeristico – che risponde al nome di Filippo Candio.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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