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Ha ragione la Senatrice Stefani: bisogna distinguere il poker dal gambling e rispettare la Cassazione...

Il poker è destinato a vivere sempre in una terra di confine non ben definita, a volte scomoda: quella tra gambling e skill games.  Considerando che nella sua versione live, il gioco vive in un contesto non regolamentato da anni, il clima di incertezza aumenta.

Non è con la teoria o con i sogni che si va avanti: dopo essere stati nel cono d'ombra per anni, i circoli di texas hold'em sono entrati ancora una volta nel mirino della politica ed in particolare della Lega Nord: i problemi erano iniziati con Maroni nel 2008 che, da Ministro degli Interni, aveva proclamato "tolleranza zero" per i club. Una politica che si è rivelata fallimentare.

Il proibizionismo nel gioco non funziona: se si annulla l'offerta "legale", spunta fuori con puntualità quella non autorizzata. E così è stato nel poker live in questi 10 lunghi anni. E' poi intervenuta la Cassazione a legittimare l'attività dei circoli ma entro determinati limiti rigorosi.

La Senatrice della Lega Erika Stefani ha voluto affrontare in modo serio la cosa, cercando di studiare bene la querelle da un punto di vista tecnico-legale, essendo un Avvocato. Nell'intervista con Assopoker si è impegnata, se il Disegno Legge andrà avanti con un iter parlamentare, a bloccare il divieto del poker nei circoli in Commissione.

Ma la Senatrice della Lega Nord va oltre ed indica una strada, con sano pragmatismo, che potrebbe essere quella giusta.

"Il poker live è una questione molto complessa che non può essere regolamentata con un semplice comma di un disegno di legge. Da avvocato do un grande valore alla sentenza della Corte di Cassazione che pone una differenza tra tornei che non possono rientrare nella sfera dell’azzardo e altre tipologie di gioco”.

La Senatrice Stefani sembra quindi orientata a ristudiare e prendere in mano la disciplina del poker live nel suo complesso, partendo dalle Sentenze della Corte di Cassazione che di fatto "orienta" il Settore ed indica i limiti: non sono azzardo tornei low buy-in e con struttura freezeout, ovvero senza re-entry, rebuy etc.

E' da questo presupposto che bisogna ripartire nel gioco terrestre. Ma soprattutto c'è un messaggio "politico" chiaro che va messo in luce: il poker, entro certi limiti e confini, non è azzardo. Ed allora forse sarebbe meglio che l'intero settore non fosse confuso e trattato, sotto il profilo normativo e dell'opinione pubblica, al pari di slot, Vlt e Gratta e Vinci etc etc (la lista è lunga), giochi d'azzardo al 100% che possono indurre a sorte di dipendenze pesanti. Basterebbe analizzare i dati sulla ludopatia per capire tante cose.

Il texas hold'em deve valorizzare gli aspetti ludici ed essere un divertimento per i players. Bisogna tornare a favorire gli aspetti sociali del poker sportivo.

Cosa c'è di male se un giocatore paga 30 euro per passare 4/5 ore ai tavoli una sera a settimana con gli amici (o online spende qualche euro se non ha la possibilità di giocare live)? Non serve essere degli scienziati per comprendere dove sia il reale problema del gioco pubblico in Italia, al netto della demagogia.

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Regolamentare il settore significa anche fare in modo che altre forme senza controllo e vietate (cash game) siano sempre meno diffuse nella rete parallela.

L'aspetto apprezzabile della Senatrice Stefani è la disponibilità al dialogo ed è proprio da questo presupposto che il settore del gioco dovrebbe ripartire. Dialogare con la politica in maniera costruttiva (sia la base che i vertici) cercando soluzioni che, prima di tutto, tutelino i "cittadini" riguardo la loro salute ma anche con un occhio alla sicurezza, all'ordine pubblico ed al contrasto non solo alle dipendenze ma anche all'offerta illegale.

Ci vuole molto equilibrio perché se si colpisce in maniera irrazionale un settore legale e "sano", il rischio (concreto) è quello di favorire l'illegale ed ancora di più le organizzazioni criminali.

La Senatrice ha rivelato che "molti pokeristi mi hanno scritto. Potete immaginare che al momento l’ipotesi di governo che è stata creata non ha messo il poker live al centro del proprio progetto, ma la questione va approfondita”. Ed è probabile che nelle prossime settimane vi sia un incontro con alcuni players e pokeristi a Torino, anche con la mediazione di Enrico Mosca.

Il poker live potrebbe diventare inoltre una discreta risorsa fiscale ($80 milioni nel primo anno) ma soprattutto creare posti di lavoro, regolarizzando anche le posizioni di molte persone che in questo momento sono costrette a lavorare in nero nella rete esistente, ma non autorizzata.

Ripartiamo da un dialogo, un dialogo costruttivo.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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