Aggiornamento - La Corte di Giustizia Europea ha dato ragione a Cristiano Blanco e Pier Paolo Fabretti ai quali era stata contestata la mancata dichiarazione delle vincite maturate nei casinò esteri dell’Unione Europea.
Arriva così la tanto attesa sentenza della CGE che, di fatto, boccia su tutta la linea l’inchiesta All in condotta in questi anni dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di centinaia di players italiani che non avevano dichiarato le vincite nei tornei dal vivo, maturate nelle sale da gioco estere.
Le pretese delle autorità fiscali del nostro paese sono contrarie ai principi del Trattato UE ed in particolare all’articolo 56 (divieto di doppia imposizione). Secondo i legali di Blanco, la normativa italiana applicata in questo caso è discriminatoria.
Dopo anni di contenzioni nelle varie Commissioni Tributarie, finalmente arriva il chiarimento dei giudici europei. A questo punto, i dubbi vengono ridotti a zero.
Come si è arrivati alla sentenza? Per i giudici comunitari la normativa italiana è discriminatoria: da una parte pretende il versamento delle tasse sulle vincite maturate all'estero nelle sale da gioco comunitarie, mentre dall'altra esonera dagli obblighi fiscali i players che giocano nei casinò italiani. In questo modo vi è un forte incentivo a partecipare ai tornei live solo nel territorio nazionale, penalizzando la concorrenza degli altri stati membri.
Per la Corte non vi possono essere ragioni che giustificano tale discriminazione, come può essere - ad esempio - la lotta al riciclaggio o il contrasto alle ludopatie.
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