Il poker è un gioco in continuo mutamento. Con gli anni cambiano dinamiche, stili di gioco e gli stessi motivi che stanno dietro alle giocate.
Via Twitter Jaime Staples ha condiviso un estratto del libro di Doyle Brunson "Il padrino del poker", in cui 'Texas Dolly' racconta il suo confronto con Stu Ungar al testa a testa del Main Event WSOP 1980, e la mano finale che secondo lui giocò in modo erroneo.
Il 'cinguettio' di Staples
Nel post il professionista canadese scrive: "la strategia è cambiata un po'. Doyle contro Stu Ungar Heads-Up al Main Event".
Il testo è accompagnato da una foto del libro di Brunson in cui racconta il testa a testa. Ecco la traduzione:
"Quando siamo arrivati al testa a testa, lui aveva un vantaggio in chips di due a uno. Ma l'ho diminuito fino a che non ha avuto un leggero vantaggio, circa 400.000 in chips contro i miei 300.000. Nonostante la differenza di stack, un bookmaker ha stabilito che io ero favorito 6 a 5. In una pausa, Stuey voleva scommettere 50 mila dollari su se stesso contro qualcuno e gli ho detto che avrei accettato io di fare quella scommessa.
Poi è arrivata una mano in cui ho fatto due errori, una delle mani peggiori che abbia mai giocato. Ho piazzato un raise e Stuey ha chiamato, in mezzo al piatto c'erano 17.000$. Avevo A-7 ed è sceso un flop A-7-2 che mi dava doppia coppia. Molte volte in questa situazione piazzerei una bet corposa per estromettere l'avversario, ma invece ho underbettato il pot, cercando di risucchiare Stuey nella mano. Questo è stato il mio primo errore. Gli ha dato la possibilità di chiudere la sua mano in modo economico - al contrario avrei potuto estrometterlo con una grande bet e prendere subito il pot. La carta sul turn era un 3. Mi sono immaginato di avere la mano vincente, quindi quando Stuey ha puntato 30 mila o qualcosa del genere, ho fatto il secondo errore - uno critico - e sono andato all-in per 274.500$. Sono rimasto sorpreso quando lui ha chiamato. Aveva 5-4 e aveva trovato una scala a incastro dall'asso al cinque! Il river non mi ha aiutato e Stuey ha vinto il suo primo titolo."
Gli errori di Brunson secondo Brunson...
Come si legge nell'estratto, Doyle Brunson riconosce di aver commesso due errori in questa mano, che definisce "una delle peggiori" da lui mai giocate.
Il primo errore è l'entità della bet al flop: Brunson dice di aver sbagliato a piazzare una piccola bet per cercare di tenere Ungar dentro la mano. Piuttosto, avrebbe fatto meglio a estrometterlo con una grande bet e prendere subito il pot.
L'altro errore, "critico" per Texas Dolly, è invece l'all-in al turn dopo la bet di Ungar.
... Ma solo uno dei due sarebbe tale oggi
Ed è questo l'errore valido allora come oggi, visto che ottiene l'unico risultato di far chiamare le mani più forti e far foldare le mani più deboli - a grandi linee, poi ovviamente ci sono sempre le eccezioni. É quanto succede nella mano di Brunson, in cui Ungar chiama con scala.
Secondo la prospettiva attuale, invece, la puntata al ribasso al flop sembra l'opzione più logica. Con un punto forte come doppia coppia in mano, le possibilità di perdere sono minime. L'obiettivo è tenere l'avversario dentro la mano, non estrometterlo con una puntata grande che massimizza la fold equity.
Nel caso specifico, al turn Ungar ha trovato uno dei quattro outs che gli davano la scala a incastro: sappiamo che sul lungo periodo, tra turn e river, ciò accade grossomodo il 16% delle volte.
Oggi sappiamo che quando un avversario segue fuori odds è un bene. Al tempo, leggendo quanto scritto da Doyle, le preoccupazioni erano invece altre.