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Cash game: se le tasse aumentano, l’Erario piange

poker-online-tasseLuigi Magistro, nuovo Direttore Generale dei Monopoli, ha manifestato le sue perplessità sull’eventuale aumento della tassazione nei nuovi giochi online, e se lo dice un ex dirigente dell’Agenzia delle Entrate, esperto in materia, c’è da riflettere.

In poche parole, aumentare la pressione fiscale nel cash game comporterebbe un paradossale – ma quasi certo – calo del gettito erariale.

Vi spieghiamo i motivi, partendo dal presupposto che il rischio sarebbe quello di vedere i poker pro professionisti italiani (coloro che muovono grossi volumi) tornare a giocare su piattaforme estere, spostando i propri ingenti bankroll dai siti punto it ai punto com, senza portare benefici a nessuno.

Francia e Spagna: esempi da non seguire
Il caso della Francia è emblematico: le tasse sproporzionate (2% calcolato sul pot che equivalgono in media al 35% - 40% del rake ), rendono il grinding non sostenibile ed hanno indotto i professionisti transalpini ad emigrare e giocare sulle piattaforme britanniche (dove il prelievo viene calcolato al 15% sulla rake, l’utile delle sale da gioco) o su altri siti autorizzati da enti regolatori europei (Malta, Gibilterra, Isola di Man), con sistemi fiscali ancor più vantaggiosi. I pochi coraggiosi rimasti sulle .fr preferiscono multitablare nei tornei e sit and go.

I risultati, a causa della forte invadenza del fisco francese, sono sotto gli occhi di tutti, con le principali poker rooms che hanno perso traffico importante nel cash game ed alcune sono state costrette a chiudere (Chilipoker), a cambiare strategia (Everest passato sotto iPoker) o ad emigrare in altri mercati, rinunciando alla licenza di gioco della Arjel (Bwin-Party, TitanPoker, Snai etc.). Il flop francese oramai ha fatto scuola ed anche in Spagna sono sulla stessa “tragica” lunghezza d’onda.  

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Fino ad ora, il mercato italiano ha retto, grazie ad una tassazione equilibrata (20% sulla rake) ma che non può più permettersi di regalare margini percentuali ulteriori. D’altronde proprio la Spagna lo testimonia: con il 25% di prelievo sul profitto (rake), il mercato interno iberico non decolla e i giocatori high stakes si sono già dati alla fuga.

Negli ultimi quattro anni, nel suo piccolo, il poker online italiano ha garantito allo Stato 320 milioni di euro (ed il cash è attivo solo dal luglio 2011) e rappresenta il traino di tutto il settore dell’e-gaming (63% dei ricavi).

Dagli ultimi dati di mercato raccolti dai Monopoli, risulta che la pressione fiscale nel cash game e nei casinò online corrisponde allo 0,6% della raccolta, un’aliquota considerata troppo bassa per una parte dell’opinione pubblica. Questa “corrente di pensiero” ritiene inoltre che l’online penalizzi la raccolta di alcuni giochi dal vivo che garantiscono entrate più consistenti per l’Erario (ma su questo punto vi dimostreremo il contrario, in un altro reportage dedicato).

Raccolta in aumento, gettito in calo
Nonostante la raccolta nel settore del gioco pubblico sia in forte aumento (+19%), il gettito erariale è in flessione nei primi sette mesi del 2012 (-10% rispetto al 2011), ed è probabile che a dicembre mancherà all’appello un miliardo di euro (non preventivato), a causa – secondo alcuni analisti - del presunto assorbimento dell'offerta dei nuovi giochi online (cash e casinò) e delle VLT.

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Mentalità dei poker pro
poker-mindsetIn virtù di queste considerazioni, è giusto porsi una domanda: siamo certi che sia giusta l’equazione “se diminuisco il payout nel cash game, favorisco la crescita dei giochi (con payout più basso), favorendo le entrate fiscali?”.

A nostro avviso no, perché i grinders (i poker pro dell’online), in caso di diminuzione del payout (determinato dalla maggiore tassazione), non giocheranno mai (o con maggiore frequenza) alle slot machines o al blackjack, ma semplicemente migreranno in piattaforme (estere) a condizioni più favorevoli, pur di continuare il loro percorso professionale.

La speranza è che si guardi al poker online, senza farsi condizionare dai vecchi pregiudizi: sarebbe un errore equiparare i giocatori professionisti come semplici gamblers patologici, capaci di continuare a grindare sullo stesso network, nonostante una nuova tassazione penalizzante.

Chi non conosce il settore non può capire, ma la maggior parte dei pro ha una mentalità paragonabile a quella degli speculatori: anche l'1% di rakeback in più può fare la differenza nel loro lavoro. Stiamo parlando di una percentuale di giocatori all’apparenza bassa ma che muove una fetta consistente dei volumi e dei ricavi del settore.

Per questo motivo, la speranza è che non si agisca con leggerezza (ritenendo le aliquote del poker più basse rispetto ad altri giochi, governati da logiche diverse) ma calibrare la pressione fiscale nel cash game, proprio per salvaguardare il mercato, l’indotto e il gettito prezioso per lo Stato.

L'online italiano deve ogni giorno confrontarsi con un mercato internazionale, dove la concorrenza di altri paesi (che hanno capito gli equilibri e le logiche di settore da anni) è molto forte.

Il primo a sostenerlo è lo stesso Direttore di AAMS, il suo messaggio è stato chiaro: aumentare la tassazione può favorire il riemergere dei siti non autorizzati e il crollo della raccolta (e del gettito) in Italia.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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