Nei giorni scorsi è montata una polemica piuttosto accesa, scatenata dalla giocatrice professionista Kitty Kuo, che attraverso un Tweet su “X”, si è scagliata contro quei giocatori che trasmettono le proprie sessioni online.
Tali giocatori vengono accusati di giocare un quantitativo eccessvo di mani di poco valore solo con l’intento di aumentare l’interesse in seno alle proprie trasmissioni su Twitch e sulle altre piattaforme che permettono tale ripresa delle scorribande pokeristiche da casa.
Le mani trash
L’accusa della Kuo ha accolto un numero piuttosto congruo di risposte, a dimostrazione del fatto che l’argomento alla base dello “j’accuse” della giocatrice taiwanese, non è di certo del tutto fuori luogo. Anzi.
Il gioco del poker viene completamente snaturato e se ne dà un’immagine sbagliata, secondo la Kuo, che rincara la dose chiedendosi se veramente si è arrivati a questo solo per ottenere un vantaggio personale.
D’altro canto, se è vero come è vero che in guerra, in amore e in gioco è tutto lecito, chi usufruisce di questo tipo di contenuti e decide di diventare follower di questo o quell’altro giocatore, la summa di tutto il discorso si riduce ad una semplice somma algebrica che forma il mercato tramite una domanda ed una offerta e tutti i discorsi di carattere “etico” possono tranquillamente andare a farsi benedire.
In Italia abbiamo tutta una serie di esempi assolutamente virtuosi in questo senso, che al contrario di quello che succede negli esempi portati dalla Kuo, pensano con serietà a fornire uno spettacolo che non badi alla forma, ma alla sostanza, come ad esempio Gabriele Re e Andrea Cardinali ( mi perdonino i loro colleghi che non cito ).
Le dinamiche degli streaming
Del resto esiste una dinamica di intrattenimento che non può essere sottovalutata all’interno di questi contenuti multimediali, visto che chi guarda queste partite da casa vuole sangue, vuole action e non si limita a provare a migliorare il proprio poker sotto l’aspetto prettamente didattico.
Il rovescio della medaglia è che, se a fronte di qualche stack perso in modo insensato con cartacce senza valore, quando succede che il classico 8-3 off scoppia gli assi del malcapitato di turno, le interazioni aumentano a dismisura e questo non può che fare gioco allo streamer di turno.
Come scrive l’ottimo Mark Patrickson su highstakes.com, il sito che per primo ha rilanciato la notizia, sembra che non esista un limite e che, anzi, sia necessario possedere un VPIP minimo per poter streammare, se no sei fuori linea e chiuderai le tue trasmissioni nel giro di poco tempo.
Ecco quello che scrive la Kuo:
“Di questi tempi lo spettatore dello streaming in diretta vuole vedere 300k bluff pot o giocare due carte qualsiasi, il mio punto di vista è che se non puoi vincere nel lungo periodo, qual è il fine ??? Lo spettacolo deve dimostrare che il poker è un’abilità e non un gioco d’azzardo che crea dipendenza Penso che @Andrew_Robl sia il miglior giocatore di cash game in diretta streaming finora”.
A favore di Kitty Kuo
Una levata di scudi quasi unanime si è manifestata sotto forma di risposte al tweet di Kitty Kuo, ne scegliamo un paio tra tutti, in primis quello di Mike Matusow, che mette in evidenza come questa dinamica si sia scatenata ormai da tempo con il solo scopo di farsi invitare alle partite private più succose. È per questo che gli streamer entrano in gioco con “m***a di cane”.
Ma il riassunto più interessante lo fa un altro utente.
“Il problema è che molte persone vogliono solo guardare una montagna di soldi trasferirsi di mano in mano, per un meccanismo simile ai programmi TV che la gente guarderà solo se sono in gioco enormi quantità di denaro, anche se gli spettacoli sono sciocchi e noiosi.
Foto in Homepage: Kitty Kuo Courtesy Elias Cabacas & PokerStars